L’area archeologica della residenza dell’imperatore Tiberio affascina i visitatori dopo duemila anni
Sulla costa est dell’isola di Capri si ergono, sprezzanti degli elementi, i resti di un’antica villa romana. Passeggiandovi in mezzo è quasi possibile percepire la grandezza e il fascino reverenziale che questa struttura doveva incutere nei tempi andati, quando ancora dominava la costa in tutto il suo splendore. Del resto, non sorprende che Villa Jovis – così si chiama questa grande dimora – sia stata la prediletta dell’imperatore Tiberio tra le dodici che lui stesso fece costruire sull’isola di Capri.
Provvista di tutto ciò che il sovrano potesse desiderare, questa dimora rappresentò per Tiberio un luogo sicuro in cui trascorrere l’ultima parte della sua vita. A ben 65 anni, infatti, stanco degli intrighi di corte, l’imperatore ancora in carica decise di amministrare l’impero proprio da qui, trasferendo così i funzionari più importanti e la servitù al seguito.
La sua posizione e le grandi dimensioni fanno capire perché questa fu la sua villa preferita. Collocata sulla cima del monte Tiberio a ben 334 metri sul livello del mare, l’imperatore poteva affacciarsi da una delle tante terrazze o finestre e abbracciare con un solo sguardo una parte importante di costa, dal Golfo di Napoli a quello di Salerno, dall’altro lato anche le isole di Ischia e Procida.
La villa Jovis
La superficie complessiva di Villa Jovis raggiunge i 7mila metri quadrati. Fu infatti organizzata su più piani e ampliata nel tempo per ospitare tutto il personale necessario e perché da qui l’imperatore potesse condurre una vita comoda e agiata.
Ancora oggi le mura della villa accolgono al loro interno i visitatori che desiderano esplorarla in lungo e in largo. Si inizia così il tour dall’accesso posto a est della costruzione, che anticamente precedeva il cosiddetto viale dei mirti. Oggi del vestibolo e dell’atrio immediatamente successivo all’ingresso restano solo le colonne, tuttavia è facile intuirne la bellezza. Una volta dentro l’abitazione la villa si divideva in zone ben precise: l’ala ovest era dedicata al quartiere termale, con il classico sistema di vasche da caldo a freddo utilizzato a Roma. Il quartiere servile si trovava a sud, in contrapposizione con quello imperiale che occupava i lati nord ed est della struttura e che comprendeva le camere da letto (inclusa quella di Tiberio) e diverse aree ad uso esclusivo degli ospiti illustri della villa. Al centro della grande struttura si trovavano invece le cisterne per la raccolta dell’acqua piovana. Sebbene infatti la villa fosse stata edificata in una posizione strategica e pensata come una piccola fortezza, l’acqua in questa zona scarseggiava al punto che si dovette trovare dello spazio appositamente per queste vasche, utilizzate anche per l’impianto termale.


L’area archeologica oggi
Oggi, dopo un notevole lavoro di scavi nel 1935, l’area archeologica della villa è stata riaperta al pubblico dal giovedì alla domenica dalle 10 alle 19.
Quasi sorprendono le condizioni in cui la grande struttura – un’opera architettonica all’avanguardia per l’epoca- sia giunta fino a noi. Non solo la pianta è ben evidente, ma sono sopravvissuti agli elementi diversi muri e coperture, come ad esempio quelle della zona delle cisterne, osservabili dall’esterno.
A causa di una prima esplorazione delle rovine avvenuta nel diciottesimo secolo, molti manufatti custoditi al suo interno sono andati perduti o trafugati, ma quelli portati in salvo dai più recenti interventi guidati da Amedeo Maiuri sono, invece, ammirabili presso la Chiesa di Santo Stefano a Capri e nel Museo Archeologico di Napoli. Cliccare qui per le info sui biglietti d’ingresso e sugli orari di apertura annuali.
Benedetta Piras