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Caprese, il piatto del futuro

Il celebre piatto a base di pomodoro, mozzarella e basilico. Tre ingredienti che lo hanno reso uno dei piatti tipici italiani

Tre soli ingredienti. Tre gradazioni che si associano a uno dei valori simbolo dello Stivale: la bandiera italiana. La caprese è tutto questo. Semplicità, freschezza, e gusto. Le tradizioni di una terra come la Campania sono tutte raccolte in questo piatto. Che non ci ha messo molto a conquistare le tavole di tutta Italia. I sapori, gli odori, i colori di questo prodotto unico nel suo genere hanno però un’origine precisa:l’isola di Capri. Una terra con una storia ramificata lungo i secoli, e che non ha smesso mai di crescere. Ogni epoca ha lasciato qualcosa di inestimabile. Dalle costruzioni mastodontiche romane (Villa Jovis), agli edifici di concezione neoclassica (Villa San Michele) e moderna (Villa Malaparte). E anche sotto l’aspetto gastronomico, Capri ha saputo lasciare il segno con un piatto prelibato.

Le origini, tra la storia e il mito

Dietro alla nascita della caprese c’è tutto un mondo intrecciato di racconti. La narrazione di questo piatto è sfociata nel mito, ma solo dopo molto tempo trovato la sua via nella satira. Ma su una cosa si è tutti d’accordo: è nata a Capri. Il nome non mente. Ma allora qual è l’origine della caprese? Chi è stato il suo principale artefice? Si pensava all’inizio che questo prodotto fosse nato verso la seconda metà del Novecento. Il dopoguerra è un segno di rinascita, in un Paese rimasto travolto da un conflitto. È bello pensare che a crearla fu un muratore spinto dall’amore per la Repubblica e dallo spirito patriottico. L’unione del pomodoro (che può essere a cuore di bue, con la buccia sottile e la forma irregolare), con la mozzarella (rigorosamente di bufala) e il basilico è la conclusione perfetta di questo racconto che è partito dal basso, dall’idea di un operaio, trasferendosi poi nell’alta cucina.    

La caprese futurista del Quisisana

Rovinarla sarebbe un peccato. Ma ci sono in verità testimonianze che riportano la nascita della caprese negli anni Venti, nel pieno della rivoluzione futurista di Filippo Tommaso Marinetti. La parola d’ordine di quel periodo era velocità, che compare nel Manifesto del 1909 e che influirà sugli anni a venire. Ma la polemica di Marinetti andò a toccare anche il cuore della gastronomia italiana. Evidentemente non gli bastava scalfirla, voleva andare ancora più in profondità. E quale simbolo della tradizione nostrana se non la pasta, accusata si essere troppo pesante, e dunque lontana ai concetti futuristi che il fondatore del movimento ha ben rappresentato nel suo testo. E da qui che entrò in gioco l’Hotel Quisisana, prendendo in un centro senso spunto dal secondo punto del Manifesto. Si parla di coraggio, audacia e ribellione, elementi fondamentali per stravolgere i canoni classici di un’epoca, e allora l’albergo storico di Capri ha voluto dimostrare di esserne davvero capace, creando un piatto che unisse leggerezza e la velocità tanto aspirata da Marinetti. Inutile sottolineare la reazione del poeta, colpito da un sapore a dir poco inedito di un piatto. Perché fu un’altra figura del Novecento, il sovrano d’Egitto Re Farouk, a saper cogliere nel 1951 il gusto raffinato della caprese, che di lì a poco, raggiungerà i palati dell’Italia intera.

Riccardo Lo Re