«Una Capri recondita, dove si entra soltanto dopo un lungo pellegrinaggio e quando ormai l’etichetta del turista ti si è staccata di dosso»
Pablo Neruda approda all’isola di Capri, esule, in una notte d’inverno del 1952. È un lungo peregrinare quello che ha portato il poeta cileno fino alle coste dell’isola azzurra: dal febbraio del ’49 il suo attivismo politico lo ha infatti costretto alla fuga dal suo amato Cile. L’esilio è il suo vero compagno di viaggio. Insieme attraversano l’Europa e il mondo, mentre lo spettro della politica lo segue come un’ombra ovunque vada. Sotto le pressioni del governo cileno, Neruda è costretto a un continuo e sfibrante sfollare da una città all’altra, da paese a paese. In questo suo vagabondare visita Parigi – ospitato dall’amico Pablo Picasso – e l’Italia. È proprio nella penisola che Neruda trova l’accoglienza più calorosa, non soltanto grazie all’appoggio di scrittori e intellettuali, ma per tutto l’entusiasmo che il popolo italiano gli dimostra. Ottenuto provvidenzialmente il permesso di rimanere in Italia, a Roma gli giunge, inatteso, un telegramma proveniente dall’Isola di Capri. È firmato Edwin Cerio – ex sindaco di Capri, famoso ingegnere e naturalista. “Don Cerio” – come lo chiama Neruda nelle sue memorie, Confesso che ho vissuto – offre al poeta protezione e alloggio nella Casa di Arturo, la dépendance de La Pergola di Tragara, a Capri. Per il poeta è l’inizio di un sogno.
«E quando arrivai a Capri, in compagnia di Matilde Urrutia, la sensazione irreale dei sogni si fece più forte»
Verso l’inizio del sentiero del Pizzolungo, poco prima di arrivare al belvedere affacciato sui Faraglioni, si può scorgere una lastra commemorativa scolpita nella pietra. Capri, reina de roca… sono i versi iniziali della celebre poesia Chioma di Capri, che Pablo Neruda ha composto ispirato dall’amore nato durante il suo soggiorno sull’isola. Ma questo sentimento sbocciato tra le bianche mura della Casa di Arturo è duplice. Se da una parte è un amore sincero per l’isola e la sua terra, per la semplicità italiana – vera e autentica – e le meraviglie dell’anima che questa dischiude, dall’altra rappresenta anche la passione per Matilde Urrutia, cantante cilena che Neruda conosce durante il suo periodo di fuga in Messico, giunta assieme a lui sull’isola. Tra le rocce di Capri, l’amore per la donna fiorisce felice: al mattino lui lavora, al pomeriggio lei trascrive a macchina le sue poesie. Insieme passeggiano per le strade dell’isola, e si amano teneramente. È da questo sodalizio – carnale ed estatico – che Neruda trova l’ispirazione per scrivere la raccolta di poesie Las uvas y el viento e concludere Los versos del capitán, un libro “sofferto e pieno di passioni civili e amorose”, cominciato proprio negli anni dell’esilio europeo. All’inizio il volume viene pubblicato in tiratura limitata e anonimo – senza capitano, scrive egli stesso – per ragioni personali (la separazione dalla sua seconda moglie, Delia del Carril), finché la forza della poesia non ne rivela alla fine il legittimo autore. Matilde diverrà ufficialmente la terza moglie di Neruda solo nel ‘66, ma il loro “primo matrimonio” verrà celebrato simbolicamente proprio a Capri nel ‘52, con l’ombra della luna piena a fare da testimone.
«Io però ho partecipato a una vita felice in piena solitudine o fra la gente più semplice del mondo. Tempo memorabile!»
La casa di Arturo
Pablo Neruda alloggia felice alla Casa di Arturo fino alla primavera del 1952. Da lì, un breve tappa ad Ischia e poi, con la progressiva perdita di potere del governo Videla, nell’agosto dello stesso anno può tornare finalmente in Cile. Il resto rimane nella storia. L’esperienza del poeta lascia all’isola di Capri il passaggio di una delle penne più importanti della poesia mondiale, riconosciuta con l’assegnazione del Premio Nobel per la letteratura nel 1971. Cosa, invece, abbia lasciato l’isola azzurra all’esule cileno, ce lo rivelano le sue poesie: “…l’impronta dei suoi baci”, frammenti di un amore altrimenti inesprimibile, dove dimenticarsi dei dolori del mondo.
La parentesi di Neruda a Capri ha ispirato anche il libro dello scrittore cileno Antonio Skármeta Il postino di Neruda, da cui è stato tratto il film di Michael Redford Il postino, premio Oscar per la migliore colonna sonora e interpretato, tra gli altri, da Philippe Noiret e Massimo Troisi.
Francesco di Nuzzo
Credit:
Cover Costantino Esposito
Pablo Neruda by Annemarie Heinrich, 1967
Shmush via Wikipedia
Targa Neruda, Jez Nicholson via flickr
Citazioni e fonti letterarie: Pablo Neruda, Confesso che ho vissuto, coll. Einaudi tascabili, 521; trad. di Luca Lamberti, Torino, Einaudi, 1998