donne capri Sargent

Le donne dell’isola di Capri, l’eterno incanto

Le figure femminili raccontate attraverso le testimonianze esterne di chi ha scoperto l’isola 

«Le donne di Capri hanno pressoché un aspetto sano e incantevole». L’incipit appena scritto emerge da un articolo del New York Times del 24 agosto del 1884, dove vengono descritti con particolare attenzione i connotati unici e straordinari delle figure femminili capresi. E questo, bisogna dirlo, nonostante le battute piuttosto risicate, se non addirittura misurate col contagocce, di questo articolo. All’epoca il testo non era addirittura supportato da un’immagine, lasciando spazio alla completa immaginazione e alla libera interpretazione del lettore. Sarebbe stato davvero interessante osservare con i propri occhi la reazione di un americano mentre scorreva riga per riga questo piccolo trafiletto ottocentesco. Per poi chiedere a gran voce l’identikit della donna caprese costruito nella sua mente. 

Capri e le sue muse

E i dettagli, del resto, non mancano. L’articolo brulica di informazioni sulla loro bellezza, come i loro lineamenti capaci di raccontare la lunga storia di Capri, dalle conquiste fenicie, greche a quelle romane. Ma la voce era già arrivata qualche tempo prima, sotto forma dei quadri realizzati da diversi artisti affermati, come John Singer Sargent. Il suo viaggio all’isola di Capri nel 1878 fu di grande ispirazione per la sua carriera. Non solo aveva incontrato colleghi di inestimabile valore artistico, come il giovane pittore inglese Frank Hyde, che usava il monastero di Santa Teresa come studio personale, ma trovò la sua musa in Rosina Ferrara, una giovane donna di Anacapri. Anche qui sono le parole, in questo caso del biografo di Sargent, a portare alla luce la sua incredibile bellezza, filtrata dalla sua carnagione color nocciola e i capelli scuri folti e massicci. Semplicemente magnifica, con una bellezza che sembra provenire dal mondo arabo. E invece, era lì a Capri, immortalata in quadri meravigliosi come A Capriote. In quest’opera viene ritratta in una posa che coinvolge. Non è infatti un’immagine statica, ma sembra racchiudere in essa tutta la forza emotiva dell’isola di Capri. Una terra incontaminata, esotica, ma piena di tradizioni e di bellezze senza tempo. Non si può considerare una senza l’altra, perché la posizione di Rosina, avvolta dai rami, suggerisce un legame che non si può strappare, ma che è al contrario cresciuta in un’armonia che ancora oggi è presente in ogni sua forma.   

Un crogiolo di emozioni 

Tutte queste testimonianze storiche, dal quadro di Sargent all’articolo del Times, sono la prova tangibile che quelle voci giunte negli States sono vere. Le qualità innate delle donne di Capri sono state impresse ovunque, dalla carta alla tela, quasi a voler marcare la loro grazia che si presenta in ogni loro movimento. Anche il lavoro più gravoso non vuole nascondere la loro dolcezza agli occhi dell’uomo, grazie alle loro linee che rievocano «le reminiscenze dell’arte greca». L’isola di Capri, non è un caso, è stata la meta delle grandi civiltà del passato, e continua a esserla per diverse ragioni: il clima, piacevole ed equilibrato; la natura, che risplende sin dalle prime luci dell’alba; e il suo incredibile vissuto, che passa per le tradizioni rimaste immutate per merito dei suoi residenti. Per gli artisti è il posto perfetto per sentirsi liberi ed esprimersi attraverso la propria arte, staccandosi con veemenza dai meccanismi conformi della vita delle città, e abbracciare così quelli armoniosi della natura. «Non potete immaginare quanto sia curiosa, eterogenea e completamente non convenzionale la società caprese», afferma l’autore. C’è solo una soluzione al momento: viverla.   

Riccardo Lo Re

Fonti:
A Capriote, MFA Boston
Le donne di capri (The Women of Capri), New York Times, 24 agosto 1884