Nel giugno del 1965 l’artista caprese aprì il mini tour italiano dei Fab Four
Lui era già un peso massimo della musica italiana. Aveva scalato le classifiche e piazzato dischi e canzoni che gli avevano subito procurato una certa fama. Anche per questo Peppino di Capri fu scelto per aprire il concerto di un quartetto che aveva appena cominciato a stravolgere la storia della musica e del costume. Era il giugno del 1965 e il giovane artista caprese, all’epoca 26enne, si esibì prima dei Beatles in tutte e tre le tappe italiane del tour della band di Liverpool. Prima a Milano, poi a Genova e infine a Roma. Per i Beatles, comunque, quella italiana non fu una tournée indimenticabile, visto che da queste parti la beatlemania non era ancora scoppiata come invece era già successo in Inghilterra oppure negli Stati Uniti. Ma quello di 56 anni fa fu in ogni caso un evento rimasto impresso nella storia. Dopo quella volta i Beatles, che si sarebbero sciolti cinque anni dopo, in Italia non sarebbero più tornati.

I Beatles in Italia
Paul McCartney, John Lennon, Ringo Starr e George Harrison sbarcarono in Italia, super scortati, e suonarono per la prima volta al Vigorelli di Milano. Cantarono canzoni come Twist and shout e She’s a woman, ma davanti a loro ancora non c’era il pubblico delle grandi occasioni. Migliaia di persone, sì, ma nessuna folla oceanica in preda all’isteria collettiva. A Milano, grazie all’organizzatore di eventi Leo Wachter, ebreo, polacco e partigiano, suonarono il 24 giugno. Il 26 fecero invece tappa a Genova e il 27 nella capitale, a Roma.
Peppino di Capri e i Beatles
Gli organizzatori del mini tour italiano dei Beatles pensarono di far aprire il concerto dei Beatles a un po’ di musicisti italiani in voga in quel periodo. Scelsero quindi Le Ombre, Guidone e i suoi Amici, New Dada, Angela, Fausto Leali e i Novelty, Rockets e appunto Peppino di Capri, che suonò per ultimo, poco prima dei Beatles. Una esperienza che l’artista campano, alcuni anni fa, raccontò al FQMagazine. «Suonai 20-25 minuti, fui l’ultimo dei supporters prima dei Beatles. Di solito in attesa della ‘vedette’ non ti fanno suonare, invece il pubblico ebbe il massimo rispetto e la cosa mi fece molto piacere e onore» – aveva ricordato Peppino di Capri – «Avevamo la stessa casa di distribuzione discografica in Italia io e Beatles, la Carisch. E mi ricordo che nei loro uffici circolavano i provini dei Beatles e io gli diedi la spinta a pubblicarli. Erano primi in classifica in tutto il mondo tranne che in Italia e la Carisch chiese a me, che ero il loro artista di punta, di chiudere il primo tempo dello show.» Peppino di Capri, comunque, non ebbe modo di passare troppo tempo con i Beatles. «Cantai cover in inglese con grande sfacciataggine. Il pubblico però era in generale molto educato e non come si vede nei classici filmati dei Beatles con le ragazzine isteriche. Fu una cosa più pacata, le adolescenti urlanti erano solo qua e là» – aveva raccontato sempre al FQMagazine – «Feci tutto il tour con loro. Viaggiammo sullo stesso aereo, pernottammo nello stesso albergo a Roma: io ero in una suite, loro occupavano un intero piano. Avevano delle bodyguard che ti tenevano lontani. Mai una pacca sulla spalla. Solo l’ultimo giorno il loro impresario ci fece avvicinare per una foto.»
Dario Budroni