L’artista tedesco contribuì alla crescita di uno dei posti più suggestivi dell’isola di Capri, conferendole un valore inestimabile
Capita molto spesso di immaginarsi il passato. Sbagliando, forse, azzeccando qualche dettaglio qui e là. Ma è un gioco divertente che serve a stuzzicare la mente. La lettura, ad esempio, serve a questo. A spingerci dentro le righe di quel libro. È un po’ quello che accade leggendo alcuni sprazzi di un racconto di Giuseppe Aprea, Marina di Mulo, Mio Perduto Amore. “Un viaggio breve”, così scrive l’autore, ma a volte sono le piccole storie che nascondono un cuore grande, provando in un certo senso a ricordare che le parole hanno un senso profondo per l’uomo. Uno strumento per esprimere se stesso e la sua percezione della realtà. Lo scrittore trasporta il lettore verso la fine dell’Ottocento, quando l’isola di Capri era ancora una terra misteriosa per buona parte dei viaggiatori. E lo fa con l’occhio di un’artista August Weber, pronto a seguire le orme dei suoi colleghi per ritrarre tutta l’autenticità di quest’isola.
August Weber, la scoperta di Marina Piccola
Ma ancora doveva fare i conti con Marina Piccola. E non sarà il solo, come vedremo in seguito. Prima che Weber la scoprisse, arrivando da Marechiaro con una semplice barca a remi, Marina di Mulo non era altro che un intreccio di mare e roccia, ripetutamente a contatto tra loro in un valzer che non si arrestava mai. Del resto, sarebbe da stolti chiedere alla natura di fermarsi, conoscendo la sua irruenza. Peraltro in quella zona risiedevano solo alcune famiglie, pescatori e cacciatori, che erano soliti stendere le proprie reti per i pesci e le quaglie. L’uomo era tuttavia una specie come tutte le altre, non essendo stato in grado di incidere, né tantomeno di scalfire la forza della natura. C’era un piccolo casolare del doganiere, insieme a quello che rimaneva di un fortino. Tutto il resto non esisteva. Pochi abitanti e il fruscio delle onde del mare che toccavano le sponde degli scogli, compresa quella lingua di terra al centro di Marina Piccola. Gli unici a frequentarla erano gli artisti, gli unici a voler sfidare quel paesaggio immortalandone la bellezza. Anche se, all’epoca, non erano visti di buon occhio. Se ci fosse ancora August Weber, lo confermerebbe senz’altro, pensando a quello che ha dovuto fare pur di prendere in sposa la giovane Raffaella, figlia di Raffaele Desiderio e di Maria Catuogno. Ricordiamoci che lui era tedesco, ma bisogna dire che si adattò subito alla cultura del posto, trovando subito una scappatoia (il fratello della sposa, sacerdote) per un matrimonio rapido. E da lì la strada fu davvero tutta in discesa.
L’arrivo di Lucy Flannigan
Dalla pittura si passò all’olio di gomito: August decise di costruire una piccola pensione candida come la spuma dell’acqua di fronte a sé. Quella casa, perfetta e delicata come l’isola, nota come Strandpension, catturò l’attenzione di un’altra artista, Lucy Flannigan, che, usando la splendida descrizione dell’autore, aveva «due occhi di un verde irlandese perduti in un mare di efelidi.» Da quel momento l’autrice di Boston non abbandonò più Capri, dipingendo alcuni piccoli capolavori e intrattenendosi con altre grande figure dell’epoca nella dépendance della pensione Weber o a Villa Quattro Venti di Elihu Vedder. Una terra così può offrire solo grandi occasioni, artistiche e non solo. L’isola è un intreccio di passioni che non hanno confini, come dimostra l’amicizia con Mabel Hill, una donna di Auckland che come lei era appassionata di arte e di pittura. Un legame che non si fermò davanti a una tela, ma divenne un rapporto profondo che non perse mai più colore.
Riccardo Lo Re