Finarte metterà all’asta un carteggio di 82 lettere tra Curzio Malapaparte e Loula Dombré, un legame che durò nel tempo
A volte la pazienza sa come ricambiare l’impegno della storia alla continua ricerca della verità. Certo, ci vuole tempo e non tutti sono in grado di aspettare così a lungo. Eppure, quando arrivano notizie come queste il senso di meraviglia colpisce chi vuole sapere sempre qualcosa di più. Questo sentimento, poi, si rinforza ancora di più quando al centro c’è “l’arci italiano” per eccellenza, Curzio Malaparte, l’unico in grado di riassumere vizi e virtù del Bel Paese. Kurt Erich Suckert non amava particolarmente le categorie sociali. Troppo ovvie se non addirittura banali. Questi termini per altro non sono mai rientrati nel suo vocabolario linguistico, sempre orientato verso un realismo nudo e crudo ma con un pizzico di immaginazione in più. Altrimenti sarebbe caduto nella trappola della definizione, rigida nel circoscrivere lo stile di un autore che era allo stesso tempo sceneggiatore, diplomatico e agente segreto, per non farsi mancare nulla.
La storia di Malaparte
La sua vita è di per sé un romanzo già scritto, fatta di descrizioni, svolte narrative e un finale a sorpresa. Prima un grande estimatore del fascismo; poi un grande oppositore fino a sostenere gli alleati contro l’occupazione nazista. Anticomunista convinto, ma iscritto al Partito Comunista Italiano grazie a Togliatti. Qualcuno starà dubitando della sua credibilità politica, ma la verità è che dietro alla follia di Curzio Malaparte c’era una disputa continua tra le sue diverse anime. Casa Malaparte ne è la dimostrazione più evidente, una costruzione moderna e visionaria che si adatta alle linee del promontorio di Capri, rispettandone i suoi tratti naturali. Anche qui il contrasto è evidente, nei confronti per altro di un luogo maestoso e indomabile come l’isola di Capri, ma in questa disputa politica e individuale emerge un lato sensibile e umano che porta, poi, a ricredere delle scelte passate. Qualcuno può definirlo conformismo o ipocrisia ma è ciò che accomuna l’essere umano quando si cresce e s’impara dagli errori commessi.

Le pagine rimaste bianche
In mezzo, però, ci sono delle pagine vuote che proprio in questi giorni sono state riempite da un ritrovamento eccezionale: una corrispondenza avvenuta tra Curzio Malaparte e Loula Dombré, nota per essere stata la moglie di un famoso albergatore di Capri. E sono proprio queste 82 lettere a far riaffiorare quel lato umano di Malaparte rimasto sepolto dalle sue idee politiche e dai suoi racconti più celebri come La pelle. Durante il secondo conflitto mondiale si era creata una storia d’amore intensa tra loro, impressa in queste 120 pagine scritte tra il 1943 e il 1957. In quegli scambi epistolari si nota tutta la complessità di un uomo in cerca di sé stesso, cercando una risposta in mezzo alle sue lunghe riflessioni e a quelle scritte dalla sua dama. Quei 15 anni sono riassunti in quelle lettere e lasciano intravedere un legame che andava oltre il sentimento d’amore.
«Un giorno si saprà quel che abbiamo fatto» – recita uno dei passaggi di Malaparte – «e vorrò vedere il muso di quei vigliacchi di Capri! La prego, anzi, le impongo, di bruciar subito questa lettera. La guerra è virtualmente finita, ma non è finita. Mi obbedisca cara Loula. Ho fatto forse male a scriverle ciò. Mi obbedisca, almeno, se vuol darmi una prova di affetto». Loula alla fine fece la cosa giusta e questa testimonianza storica sarà battuta all’asta di Finarte a Roma, lasciando a chi avrà l’onore di possedere l’occasione di rivivere uno dei momenti più delicati della storia italiana.
Riccardo Lo Re
