San Michele Anacapri 5
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Il Paradiso nel Paradiso

La chiesa monumentale di San Michele Arcangelo di Anacapri costudisce un gioiello che insieme al santuario del primo Settecento formano un tesoro

Nel 1683 Madre Serafina di Dio, detta anche Serafina da Capri, fece un voto a San Michele affinché l’assedio dei turchi nella città di Vienna avesse fine. La battaglia dell’11 e del 12 settembre nella città scacciò gli ottomani e la religiosa, per ringraziare l’arcangelo, fece costruire il santuario e il convento nella storica contrada del Timpone. Ma il convento e la chiesa di Anacapri non furono i soli ad essere realizzati per volere di Madre Serafina, donna straordinaria per la sua tenacia, che istituì 7 monasteri in più località della costiera e del salernitano. Sull’isola di Capri – prima della realizzazione del convento anacaprese – fondò il Convento delle Teresiane e successivamente fece realizzare la chiesa di Santa Teresa in stile barocco che svetta nei pressi della Piazzetta di Capri.

La chiesa e i suoi dipinti

La chiesa fu inaugurata nel 1719 dopo più di trent’anni di dura fatica: le donne anacapresi utilizzavano incessantemente la Scala Fenicia per trasportare i materiali per la costruzione, mentre gli uomini erano impegnati nei campi. L’architetto Domenico Antonio Vaccaro ristrutturò la chiesa a croce greca e in forma ottagonale che si riflette nella forma stellare della cupola. Ai lati dell’unica navata si possono ammirare altari in legno dipinto che ricordano il marmo. Bellissimi e di grande valore artistico i dipinti della chiesa – che sembrano quasi nascosti – realizzati da artisti dello spessore di Francesco Solimena, Nicola Malinconico, Giacomo del Po e Paolo de Matteis alcuni dei quali allievi nella bottega di Luca Giordano. L’altare principale, commissionato dal principe di San Nicandro, viene definito di una finezza artistica sorprendente realizzato in marmi misti pregiatissimi dall’abilissimo artigiano Chirola nella sua bottega di Napoli che fu prima trasportato in barca fino a Capri e poi su per la Scala Fenicia a dorso di mulo.

Il pavimento maiolicato

Nel 1761 lo stesso principe di San Nicandro commissionò al riggiolaro Leonardo Chiaiese, la realizzazione del pavimento maiolicato. Il progetto fu ideato e disegnato molto probabilmente da Francesco Solimena. Le maioliche rappresentano la cacciata dal Paradiso di Adamo ed Eva con l’albero della vita al centro sul quale il serpente appare attorcigliato. Bestie dall’impressionante sguardo umano popolano il paradiso: animali domestici come il gatto, il cane e della vita contadina come la capra e la mucca, c’è poi il liocorno – unico animale fantastico – e un gran numero di esemplari più esotici, come il leone, l’elefante e il coccodrillo. Il pellicano rappresenta Gesù Cristo che, con il sangue che sgorga dal petto, nutre i suoi figli a raffigurare simbolicamente il sacrificio dell’eucarestia. Il consiglio? Per godere dello spettacolo in tutta la sua straordinaria bellezza bisogna salire sul palchetto dell’organo o addirittura da dove lo ammiravano le suore: nella parte superiore nascoste dietro le grate.

Emanuela De Martino

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