Cimitero Acattolico Capri

Il cimitero acattolico tra i sogni scolpiti

È il giardino della memoria dove riposano alcuni personaggi che hanno fatto la storia di Capri

Il cimitero acattolico, dove tra la vita e la morte vi è di mezzo il sogno. C’è un regno di mezzo ricco di sensazioni e pensieri che s’irradiano da chi ci ha preceduti fino ad illuminare la nostra spiritualità. Ovviamente parliamo di cose impalpabili. Eppure, talvolta, come nel caso del cimitero acattolico di Capri, gli slanci dell’anima possono trasformarsi in pietra, in lastre scolpite da mani sapienti. Pochi timidi passi tra le lapidi incise e i tronchi dei sempreverdi, bastano per assimilare l’edificante messaggio che in quel luogo sacro su via Marina Grande aleggia perennemente nell’aria. 

Il legame indissolubile

Per il loro ultimo viaggio, personaggi più o meno celebri hanno scelto – preteso – di essere sepolti in questo atipico camposanto letterario fondato nel 1878 dall’aristocratico inglese George Hayward grazie alla disponibilità di Ignazio Cerio, che cedette il terreno necessario a un prezzo simbolico. Medico, studioso, cultore di tutto ciò che riguardava la sua Capri, Cerio si dimostrò particolarmente sensibile nei confronti di quei residenti stranieri, per lo più artisti e intellettuali non cattolici, che non volevano spezzare il loro particolare legame con l’isola, neanche nell’eterno riposo.

Sussurri incisi nel marmo

Quieti vialetti si dipanano tra le 208 tombe e monumenti funerari che accompagnano i visitatori con altrettante voci, sussurri eterei, ispirate riflessioni incise nel marmo. Il filo rosso tra il prima e il dopo lo stende idealmente l’epitaffio del maggiore inglese Edward French Bencher, spirato nel 1928, che ricorda a tutti: «There is no death» (non c’è morte). Di fronte, sulla tomba di Lord Algernon Gordon Lennox, proprietario della storica Villa San Michele sulla collina di Cesina, si legge «There are no dead» (non ci sono morti). Lo scrittore Norman Douglas, che ha raccontato Capri nelle sue opere più intense, ha lasciato il mondo dei vivi nel 1952 citando Orazio: «Omnes eodem cogimur» (tutti ci rechiamo nello stesso posto). In questa nobile compagnia ha scelto di esserci anche il gallerista napoletano Lucio Amelio, morto nel 1994, che ha voluto dedicare sul marmo nero della sua tomba un pensiero a questa idilliaca terra in mezzo al Golfo che lui ha sempre avvertito dentro di sé come «L’isola del sonno».

Il dono di Cerio

Il cimitero acattolico di Capri è davvero un vasto sepolcro poetico, l’ultima dimora ideale per un eccentrico sognatore come Jacques Fersen, ma anche per un’artista della recitazione come l’attrice Ilaria Occhini, scomparsa nel luglio del 2019. Qui sono sepolte anche le signorine Wolcott-Perry, Saidee e Kate, che sulla tomba hanno voluto una delle finestre di Villa Torricella, con i versi di una delle loro poesie preferite. E pure Gracie Fields, l’attrice inglese che, innamorata della baia di Marina Piccola, aprì lo stabilimento La Canzone del Mare. Nel cimitero letterario di Capri riposa dal 1960 anche Edwin Cerio, figlio di Ignazio, ingegnere e scrittore, che si adoperò per consentirne l’ampliamento cedendo a titolo gratuito altri 600 metri quadri di terreno appartenenti alla sua famiglia. Accrescendo, in sostanza, lo spazio dell’anima.

Marco Molino

Credit: Costantino Esposito