Grotta Oscura

La storia della Grotta Oscura, scomparsa nel 1808

Nota fin dal Cinquecento, situata sotto la Torre di Guardia della Certosa, oggi è inaccessibile e per questo motivo resta avvolta dal mistero

Si dice che la Grotta Oscura sia tra le più belle e grandi dell’isola di Capri, con un perimetro circolare di circa duecento metri, più estesa della Grotta Azzurra, che ne misura la metà. Si dice, perché non la si può visitare. Conosciuta fin dal Cinquecento, situata sotto la Torre della Certosa di San Giacomo, oggi purtroppo è inaccessibile e per tale ragione avvolta dal mistero. La leggenda vuole che l’accesso alla grotta, già molto impervio, si chiuse a causa di una frana il 15 maggio del 1808 contribuendo ad alimentare il suo fascino. Nel 1808, infatti, pochi mesi prima della presa dell’isola da parte delle truppe napoleoniche di Gioacchino Murat, un terremoto fece franare la torre della Certosa, che serviva d’avvistamento per le incursioni dei Saraceni, sull’accesso della Grotta Oscura. La caverna si trovava proprio sotto la Torre di Guardia della Certosa, fortificazione nata in funzione di difesa dagli attacchi pirateschi. Da allora, la misteriosa grotta non fu più visitabile.

Le descrizioni antiche

Numerosi geografi e scrittori, fin dal 1500, descrivendo le bellezze di Capri, isola di Tiberio, parlano di una grande e misteriosa grotta marina che si apriva nel tratto di costa meridionale di Capri. Il primo a descrivere la Grotta fu Giulio Cesare Capaccio nel 1607, poi, nel 1705, il giornalista britannico Joseph Addison, quotidianamente impegnato nella cronaca culturale, ne fece una minuta descrizione, annotando le proprie emozioni: «dopo che la luce del sole mi si fu un po’ cancellata dagli occhi, potei vedere distintamente tutte le parti grazie a un fioco riflesso che tremolava intorno, proiettato dalla superficie dell’acqua. Sono riuscito a distinguere ogni suo dettaglio. L’imboccatura è bassa e stretta, ma la grotta poi si apre ai lati di un ovale, che da un lato all’altro misura almeno un centinaio di metri. Il soffitto è arrotondato e distilla da ogni parte acqua fresca, che mi cadeva addosso, fitta come le prime gocce di un temporale». Lo scrittore inglese la chiama “Oscura” perché poco illuminata. Il suo alto soffitto era costellato da centinaia di stalattiti, mentre dalle pareti s’ergevano bianche stalagmiti. Addison giudicò che l’antro fosse opera della natura e non, come qualcuno voleva, creato dai Romani per il gusto di Tiberio imperatore. Pare che verso la fine del 1700 l’ingresso alla Grotta divenisse pericoloso per alcuni franamenti.

Ecco la descrizione che ne fece Giordano, quando era ancora accessibile: «L’accesso sul mare, quand’è praticabile, si presenta angusto e situato a una certa profondità, così che le barche dei pescatori possono entrarvi a stento. Dopo essere penetrati all’interno per circa sei passi si spalanca tutt’intorno un antro stupendo, a pianta quasi circolare e con un perimetro di forse duecento metri». 

Cercando la Grotta Oscura fu scoperta la Grotta Azzurra

“La rovina della Grotta Oscura segna la storia di Capri più di quanto non si possa pensare a prima vista. Fu infatti proprio quell’accadimento ad accelerare l’invenzione della Grotta Azzurra, che meno di vent’anni dopo venne infatti “scoperta” (e meglio sarebbe dire “lasciata scoprire”) da August Kopisch sul vertice nord-occidentale dell’isola. Il che ha tutta l’aria di un urgente e azzeccatissimo risarcimento a fini turistici” (F. Durante, Grotta Oscura, meraviglia e rovina, Corriere del Mezzogiorno, domenica 17 agosto 2008). Fu infatti la sua scomparsa che spinse il notaio Giuseppe Pagano, proprietario della Locanda Pagano, ad accompagnare lo scrittore August Kopisch e il pittore Ernst Fries alla scoperta di una grotta che i capresi chiamavano da secoli la Grotta di Gradola, o per il suo colore Grotta del Diavolo. Il 17 agosto del 1826 fu scoperta la Grotta Blu che in seguito venne chiamata Azzurra. La Grotta Oscura fu anche una vera ossessione per il pittore Karl Diefenbach, che la rappresentò fantasticamente in molti dipinti come simbolo della Teosofia, religione dell’oscurità e della luce.

Il libro Il Mistero Della Grotta Oscura 

Il libro, scritto da Augusto Vitale e pubblicato da La Conchiglia, ha come sottotitolo: Racconto intorno alla prematura scomparsa di una meraviglia naturale dell’isola di Capri. Nella sua descrizione si legge: l’anno 1808 fu certamente ricco di eventi importanti per Capri, soprattutto se consideriamo gli ancora scarni bollettini mondani dell’epoca. L’isola era allora saldamente in mano al corpo di occupazione inglese, ma una breve e sanguinosa campagna militare la restituirà di lì a poco al dominio dei francesi di Gioacchino Murat. Ma un altro episodio rilevante segnò le cronache di quell’anno di grazia: il crollo di una delle torri di guardia del versante meridionale dell’isola in prossimità della Certosa di San Giacomo che causò l’occlusione della Grotta Oscura, descritta da minuziose e immaginifiche descrizioni di viaggiatori dell’epoca come la più straordinaria tra le grotte marine capresi.

Verrà mai riaperta?

Il Comune di Capri da anni pensa a un progetto di recupero della Grotta, preceduto da studi geologici e geotecnici. Una campagna di ricerche è stata intrapresa tra il 2002 e il 2003 dal Dipartimento di Scienze Fisiche dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, con il patrocinio del Rotary Club Isola di Capri ed il supporto finanziario dell’Azienda Autonoma di Soggiorno di Capri e della Fondazione svedese Axel Munthe. Ma sono in molti a ritenere che lasciarla chiusa al pubblico la preservi nella sua magica bellezza. Molti storici hanno anche ipotizzato un collegamento tra il giardino della Certosa e il misterioso antro marino. Questa l’opinione dello scrittore Carlo Knight: «La Grotta Oscura continuerà a restare sbarrata? Nessuno può dirlo. Ma forse è meglio che essa rimanga preclusa, se è vero che soltanto i luoghi inaccessibili conservano intatto il loro magico fascino». 

Sibilla Panfili