Stefanie Sonnentag

Stefanie Sonnentag: «l’isola si salva solo con la cultura»

L’autrice presenterà il libro Capri e la luce blu il 12 agosto alla Certosa di San Giacomo a Capri

Ascoltare Stefanie Sonnentag è come scorrere le pagine della storia semplicemente con il pensiero. La scrittrice possiede la dote rara di riuscire a trasmettere leggerezza. pur considerando la mole di informazioni che ha raccolto in questo libro: Capri e la luce blu. Un omaggio alla grotta più bella del mondo, certo, ma l’autrice ci insegna a non fermarci mai in superficie svelando l’episodio che coinvolse una delle donne di scienza più importanti: Marie Curie. L’unica a essere stata insignita di due Premi Nobel per la fisica e la chimica. Dalla luce blu dei raggi decise di vedere di persona l’azzurro riflettersi su quella grotta in una gita indimenticabile.  

È questo, infatti, il segreto del libro: legare insieme anime che sembrano agli opposti, ma che alla fine coincidono con il mito di Capri. Lo è stato tra scienza e natura per Madame Curie. E lo è ancora oggi per Stefanie Sonnentag. Una giornalista ancorata al presente, ma con il pensiero rivolto al passato come storica dell’arte. «La mia idea» – afferma l’autrice – «era tradurre le curiosità di Capri in una chiave che può essere letta oggi, cercando di raccontare questi personaggi come se io li avessi di fatto conosciuti».

Ma come è iniziato questo lungo viaggio storiografico?

«Sono venuta a Capri nel 1998 e quasi per gioco ho iniziato a indagare su chi ha vissuto sull’isola. Da qui ho trovato un sacco di tracce di scrittori che mi hanno consentito di sostenere la tesi che la storia moderna di Capri coincide con i più grandi scrittori tedeschi moderni». 

Quale fu l’evento determinante?

«La riscoperta della Grotta azzurra nel 1826. August Kopisch all’epoca viveva a Roma guadagnandosi da vivere come cicerone, ma scelse a un certo punto di dirigersi a Napoli portando alcuni nobili tedeschi alla scoperta della città. Dopodiché la curiosità l’ha spinto verso Capri, ma la cosa più eclatante è che a quell’epoca non c’erano turisti. Il fatto che ci sia stato l’imperatore Tiberio nel periodo romano non bastava ad attrarre visitatori, tant’è che Kopisch si trovò di fronte a delle locande a Marina Grande frequentate da mercanti. Secondo una mia interpretazione dei suoi diari, lui a un certo punto salì verso il centro di Capri città e conobbe Giuseppe Pagano. Un notaio che aveva scelto di vivere sull’isola in una residenza fuori dalle mura di Capri, all’inizio di via Vittorio Emanuele». 

Un incontro che cambiò tutto

«Pagano vide subito che quello straniero poteva davvero trasformare l’isola di Capri in una meta turistica all’estero. E la Grotta azzurra fu determinante con quel blu che non era solo un colore spirituale, ma era allo stesso tempo il simbolo del romanticismo. Kopisch tornò a Roma e raccontò ai suoi amici di quell’incanto provato sull’isola. Tra questi, c’erano personalità che ben presto diventarono autori. Come August von Platen-Hallermünde, con le sue poesie che sono rimaste celebri in Germania per oltre un secolo, o Theodor Fontane, considerato l’Alexandre Dumas tedesco. In una cartolina scrisse una frase che non dimenticherò mai: “Io a Capri ho visto i pescatori di von Platen, e poi ho scritto la grotta azzurra di Kopisch”. Così come non va assolutamente scordato il ruolo di Joseph Victor von Scheffel quando realizzò Il trombettista di Saeckingen ambientandolo sull’isola. Fu talmente un successo che rimase per oltre 70 anni sul mercato tedesco». 

Quanto hanno inciso queste storie nella crescita del mito di Capri?

«Chi aveva letto queste opere ha voluto scoprire i segreti dell’isola. Verso fine Ottocento il turismo era perlopiù tedesco, come dimostra La Strettola battezzata in via Hohenzollern (l’omaggio alla dinastia dell’impero tedesco), o il bar di Giuseppe e Lucia Morgano chiamato Zum Kater Hiddigeigei, un nome per altro inventato. Eppure, la signora Morgano aveva un grande senso degli affari, e usò quel nome per il bar perché sapeva che i tedeschi avevano letto il romanzo di von Scheffel, e conoscevano soprattutto il gatto protagonista del libro».  

Si può dire quindi che la letteratura ha avuto un ruolo cruciale?

«Capri è senza dubbio l’isola degli scrittori, perché è diventata famosa grazie ai loro testi. Questi autori hanno scritto, pubblicato, celebrato questa terra in tutto il suo valore. Ma ciò che davvero colpisce è come siano riusciti ad attrarre i viaggiatori con il loro talento». 

Riccardo Lo Re

Credits:

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