A Capri lo scrittore visse momenti intensi della sua storia con Elsa Morante e vi scrisse Il disprezzo
Alberto Moravia visse sull’isola di Capri alcuni dei momenti più intensi della sua storia d’amore con Elsa Morante e, durante il soggiorno, scrisse Il disprezzo, romanzo del 1954 che, ambientato nella Roma del boom economico, diventerà film.
Gli esordi e il cinema
Tra gli scrittori più tradotti al mondo, Moravia nel 1935 inizia un periodo di grandi viaggi, nascono i primi reportage per la Gazzetta del Popolo: Stati Uniti, Messico, Cina. La sua vena creativa e il suo sguardo particolare lo portano a collaborare con le principali riviste a una sterminata bibliografia e a sceneggiature cinematografiche. È proprio Il disprezzo a essere portato nel 1963 sul grande schermo da Jean-Luc Godard. Interpretato da Brigitte Bardot, “tagliata” per alcune scene di nudo, e da Michel Piccoli. Godard mette in scena il cinema nello stesso modo in cui Moravia forza la realtà. Assurdo nel paradosso di un nuovo tipo di racconto universale della vita, dalla sceneggiatura scarna e le ambientazioni da capogiro, nella trama c’è un film da realizzare, un’Odissea nell’Odissea in cui Ulisse è centro di un kolossal che sbanca al botteghino. Ma è in realtà il racconto di una fedeltà sponsale alla deriva. Un po’ l’amore che vissero Alberto Moravia ed Elsa Morante: drammatico, controverso, praticabile solo a condizioni di dolore.
L’amore con Elsa Morante
«La vita degli amanti non è fatta di cultura: io le raccontai la mia vita e lei la sua» dichiara Alberto Moravia. Un primo appuntamento combinato da un pittore amico comune, Giuseppe Capogrossi, che dice a Moravia: «È bizzarra e geniale, ti stupirà».
«Ero affascinato da qualcosa di straziante e di passionale che c’era nel suo carattere – confessa Moravia -, pareva che ogni giorno della sua vita fosse l’ultimo prima della morte». Erano inconciliabili su quasi tutto tranne che sulla letteratura, due vite infelici prima di incontrarsi e drammi condivisi durante e dopo. E mentre i due lo raccontano a editori e amici, tramite lettere reciproche o diari, il riverbero autobiografico di questa unione si fa simbolo di un’epoca. È di Moravia la frase «quando verrai sarò quasi felice», che diventa il titolo di una raccolta epistolare. Godard, ragazzo temibile quanto Moravia, sembra sapere tutto di questa bulimia sentimentale, perché quello che ha in mente mentre gira Il disprezzo è qualcosa che lascia poggiare il romanzo di Moravia su di una realtà immobile, quasi logora, mai bastante: nel lancio pubblicitario del film sceglierà infatti l’ossimoro «Il nuovo film tradizionale di Jean-Luc Godar.»
Moravia e Morante a Capri (Centro documentale Isola di Capri) Elsa Morante Moravia e Morante a Capri (Centro documentale Isola di Capri)
L’amore per Elsa
Elsa Morante, di famiglia più modesta di quella dei Moravia, fallita nell’obiettivo di incassare la sua laurea in lettere, sopravvive scrivendo articoli per diverse riviste e tesi universitarie. Quando Moravia decide di sposarla, nel 1941, i fascisti gli danno la caccia e gli scrittori decidono di spostarsi verso Napoli. Bloccati a Fondi, vengono costretti a rintanarsi in Ciociaria. Saranno liberati solo alla fine di maggio 1944, rientrando nella capitale. Dall’esperienza vissuta Moravia pubblicherà nel 1957 La Ciociara che diventa film nel ‘60 per la regia di Vittorio De Sica e, con Sophia Loren e Jean-Paul Belmondo, varrà alla Loren l’Oscar.
Copertina Il Disprezzo Alberto Moravia
Moravia e Curzio Malaparte
Proprio sull’isola di Capri Curzio Malaparte, personaggio di spicco dagli ambivalenti riferimenti politici, offre rifugio alla coppia Morante-Moravia quando Alberto è sulla lista dei proscritti del fascismo per i suoi articoli sul Popolo di Roma. Per lungo tempo sarà costretto a scrivere dietro pseudonimo. Ma la Casa Malaparte di Capri resta il manifesto ribadito sulla locandina storica di un film come Il disprezzo, tratto da una storia che, scritta tra i tavolini della piazzetta di Capri, mette in cattività la realtà.
Anna Maria Turra
Alberto Moravia, ritratto di Renato Guttuso Alberto Moravia