Il grande studioso si interessò ai resti della dimora di Tiberio dal 1932 al 1935
Il cuore pulsante dell’impero era naturalmente la sua capitale, la città eterna, la metropoli che dominava un mondo che andava dalle spettacolari coste della Normandia fino ai roventi deserti dell’Egitto. Ma Tiberio, di Roma e della vita nella corte imperiale capitolina, si era comunque stancato. Per questo, ormai anziano, aveva deciso di ritirarsi nel piccolo paradiso dell’isola di Capri, dove fece costruire numerose ville. E la più importante, tra queste, era sicuramente Villa Jovis, della quale rimangono ancora oggi i sontuosi resti. Ruderi imperiali che, negli anni Trenta, furono scavati e valorizzati da quello che è considerato uno dei più grandi archeologi italiani: Amedeo Maiuri.
Il grande archeologo
Amedeo Maiuri nacque a Veroli, poco distante da Frosinone, nel 1886. Dopo gli studi alla Sapienza di Roma, divenne ispettore del Museo Nazionale di Napoli e successivamente, dal 1913 al 1924, fu incaricato di una missione archeologica nel Mar Egeo, diventando direttore del museo di Rodi e direttore degli scavi nel Dodecaneso. Una volta tornato in Italia, diventò sovrintendente delle antichità di Napoli e del Mezzogiorno, e fu a capo del Museo archeologico di Napoli, impegnandosi in particolare nei Campi Flegrei, a Pompei, Ercolano e a Capri. Tra le altre cose, Maiuri insegnò anche all’università Federico II di Napoli e all’Istituto Suor Orsola Benincasa.
Amedeo Maiuri a Capri
L’archeologo Maiuri era molto legato a Capri, non solo per il grande fascino esercitato dall’isola ma, naturalmente, anche per la sua storia millenaria. Proprio a Capri Amedeo Maiuri si interessò dunque allo scavo e al restauro di diverse antiche costruzioni e in particolare dei resti di Villa Jovis, cioè la Villa di Giove, dimora prediletta dell’imperatore Tiberio e palazzo del governo romano dal 26 al 37 dopo Cristo. «Ho iniziato gli scavi di Villa Jovis nel 1932. Tra sterri e restauri vi ho impiegato varie campagne di lavori, dal 1932 al 1935, ed è stato lo scavo forse più inebriante che abbia avuto la ventura di fare nella mia non breve ascesi di archeologo militante» aveva scritto lo stesso archeologo, scomparso a Napoli nel 1963, come riporta in un suo articolo il giornalista Vittorio Paliotti. Gli importanti scavi di Amedeo Maiuri, a Capri, permisero di riportare alla luce, valorizzare e restaurare numerose strutture che formavano la grande ed elegante villa imperiale costruita sulla vetta del monte Tiberio, a 354 metri sul livello del mare, in un punto decisamente strategico, considerato che da queste alte scogliere a strapiombo si possono osservare il golfo di Napoli, le sue isole, la penisola sorrentina, la costiera amalfitana e il golfo di Salerno. Fu proprio grazie all’archeologo Amedeo Maiuri se lo scavo di Villa Jovis, nei pressi del celebre Salto di Tiberio, appare dunque oggi così ricco e stupefacente. E fu sempre grazie lui se è stato possibile scrivere nuove e avvincenti pagine della storia del secondo imperatore romano: Tiberio Giulio Cesare Augusto, più conosciuto solo come Tiberio, il capo indiscusso dell’Impero Romano dal 14 al 37 dopo Cristo che, proprio come il suo predecessore e padre adottivo Augusto, si era follemente innamorato di Capri.
Dario Budroni
Crediti foto:
- Costantino Esposito
- Amedeo Maiuri e la ricostruzione ottocentesca di Villa Jovis da Wikipedia
- romanoimpero.com