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Ancelotti: «Quando ero a Napoli cenavo sull’isola di Capri»

L’allenatore del Real Madrid si racconta in un’intervista di Jorge Valdano. Una carriera che l’ha portato a essere uno dei più vincenti in Europa

Lasciando per un attimo stare i colori delle tifoserie, è indubbio che Carlo Ancelotti, con un passato come allenatore del Napoli, rappresenti una delle colonne portanti del calcio europeo. La sua storia parla chiaro, ma basterebbe vedere l’ultima partita di Champions League per giustificare questa affermazione. La prima semifinale all’Ethiad Stadium tra Manchester City e Real Madrid ha messo in chiaro il punto più alto del gioco del calcio, espresso da due società che in due tempi hanno lasciato intendere che la vittoria si deciderà all’ultimo minuto di recupero. Da un lato c’è il recupero e il possesso palla (il tiki-taka) di Pep Guardiola, dall’altro la costruzione bassa e l’attacco che parte dalle fasce laterali di Ancelotti. Entrambi dei giochi offensivi che in qualche modo tendono a completarsi visti i notevoli punti in comune. E si è visto. Una battaglia senza esclusione di colpi, tra errori (ci sta) e azioni pirotecniche create ad hoc dai suoi campioni.

Dal Milan a Capri

Carlo Ancelotti proprio qualche giorno fa ha scelto di raccontarsi ai microfoni di Universo Valdano, programma di Movistar + condotto dall’ex giocatore argentino Jorge Valdano. Riassumerla del tutto era un’impresa. Tre Champions League (due con il Milan e uno con le merengues), e Supercoppa UEFA e due Coppe del mondo per club ottenute con i medesimi club. Non c’è stato campionato in cui lui non sia riuscito a lasciare il segno: uno scudetto con i diavoli, la vittoria con il Chelsea e l’ultima conquista del Real Madrid nella Liga. E si è scelto deliberatamente di escludere i suoi successi come calciatore altrimenti sarebbe diventata una lista infinita. Pochi sono riusciti a vincere la Coppa dei Campioni dentro e fuori dal campo. Ed è ciò che lo rende un uomo di calcio, appassionato di questo sport sin da giovane. «Per me non è mai stato sacrificio – si legge su Eurosport – ma un divertimento. Soprattutto da allenatore soffri ma ti diverti anche molto». E si è visto. Ma dietro a tutto ciò c’è una pressione non indifferente. Che cresce al pari dello stemma della maglia che s’indossa. Carlo Ancelotti si è messo a parlare di tutto: del suo legame con Arrigo Sacchi (che a suo dire «ha cambiato il mestiere dell’allenatore in Italia»), e del momento d’oro quando vinse con il Milan («Quando ha preso la squadra Berlusconi voleva vincere in due anni sul tetto d’Europa e ce l’ha fatta. Voleva giocare con tre attaccanti, con Kaká, Inzaghi e Shevchenko tutti insieme»). Ma una parentesi l’ha dedicata alla sua avventura con il Napoli, con un particolare che renderà felici i residenti dell’isola azzurra: «È la città più bella del mondo dove andare in vacanza. Lì mi allenavo, poi nel pomeriggio prendevo la barca e andavo a cenare a Capri». Proprio così. A quanto pare, l’allenatore ci teneva molto ad assaporare certe prelibatezze locali. Come dargli torto.

Riccardo Lo Re