Capri e gli isolani visti con gli occhi della scrittrice Anne Charlotte Leffler, duchessa di Caianello, lodata da Salvatore di Giacomo e Benedetto Croce
Anne Charlotte Leffler nasce a Stoccolma nel 1849. È la sorella del matematico Gösta Mittag-Leffler e una gran sostenitrice dei diritti delle donne. Il suo lavoro, ispirato da Henrik Ibsen, è un inno per la liberazione della condizione femminile dall’oppressione delle convenzioni sociali dell’epoca. Un viaggio a Napoli cambia la sua vita. In meno di un mese.
Da femminista svedese a duchessa napoletana
Nel 1872 sposa Gustaf Edgren ma non è felice: il matrimonio naufraga dopo 15 anni durante un viaggio in Italia. Nel 1888, Anne Charlotte Leffler lascia la Svezia per accompagnare il fratello e la cognata Signe in un tour nel Belpaese. Arrivano a Napoli il 7 maggio, un giorno in cui entra in gioco il destino. Incontrano alcuni esponenti della scuola matematica italiana e si imbatte per la prima volta in Pasquale del Pezzo, un algebrista italiano più giovane di quasi dieci anni. Si innamorano perdutamente e a nulla valgono i tentativi del fratello di lei di separarli. Gösta, infatti, decide di portare via da Napoli la sorella e fare rotta verso l’isola delle sirene per andare a salutare Axel Munthe, il medico svedese che viveva a Villa San Michele. Nemmeno un mese più tardi, però, Del Pezzo chiede ad Anne Charlotte di sposarlo: lei sfida la famiglia, rientra in patria, annulla il primo matrimonio e e si converte al cattolicesimo per dire sì all’amore della sua vita. Un’unione che le regalerà, oltre alla felicità, anche il titolo nobiliare di Duchessa di Caianello.

In vaporetto per Capri
Quella gita improvvisa sull’isola di Tiberio organizzata dal fratello è raccontata dalla scrittrice nel racconto Allegria, pubblicato sullo Stockholms Dagblad del 2 giugno 1889. «Non c’è nulla che dia un’impressione più piena e luminosa della tradizionale allegria napoletana di una gita a Capri in una mattina di primavera», scrive la Leffler, raccontando dei ragazzini che si tuffavano dal traghetto, dei turisti tedeschi che commentavano il panorama con continui wunderschön e di un piccolo gruppo di musicisti che sul ponte intonava brani napoletani, come Funiculì Funiculà e la struggente Santa Lucia. Tra venditori di corallo, intarsi e camei, il viaggio verso Capri continua. «Puntiamo dritti alla Grotta Azzurra» – racconta – «ben presto venti o trenta barchette circondano il vapore e mentre facciamo la fila per salirci a bordo, ci vengono offerti cinque o sei diversi menu dei vari ristoranti della Marina che servono il pranzo. Molti piatti e prezzi modici.»
La febbre «azzurra»
Ma è quello che succede dopo che stupisce. «La Grotta Azzurra è ampia e alta, una vera e propria sala del trono per un re delle caverne» – commenta – «veniamo informati che pagando altre 2 lire, oltre alla lira e 35 centesimi già pagati per il passaggio, potremo ammirare un uomo nuotare nella grotta, dove l’acqua gli colora il corpo al punto da dare l’impressione che indossi un costume da bagno di un azzurro intenso. Quando diciamo di trovare il prezzo un po’ alto, ci viene spiegato che l’acqua della grotta porta una febbre e che perciò è molto pericoloso farci il bagno: tutti coloro che ci hanno provato si sono ammalati, tranne quell’uomo. La maggior parte dei turisti se la beve» – sottolinea – «dopo tutto ce la raccontano in modo così credibile e la grotta ha un’aria tanto misteriosa.» Ma anche le isolane stupiscono la Leffler. «Capri è un regno delle donne. Gli uomini sono quasi tutti per mare o in America e sono le donne a costruire le case, coltivare la terra e accogliere gli stranieri», scrive. È l’isola, però, a destare l’interesse di Charlotte che la identifica come l’unico luogo in Italia in cui sopravvive ancora la natura selvaggia. E nel suo racconto – da leggere nella prima edizione italiana di Bozzetti Napoletani di Catia De Marco, Langella Edizioni – si potrà scoprire una Capri inedita, reale e priva degli artifici spesso usati dagli artisti.
Adele Fiorentino
