Com’era Capri nel 1948? E soprattutto, quali erano i consigli per i turisti? Prendiamo la Delorean insieme e viaggiamo indietro nel tempo
Una Delorean in Piazzetta. L’orologio… eccolo, insieme al campanile in bella vista. Manca solo fissare la data: al 25 luglio del 1948. L’ansia comincia a crescere. Funzionerà? Vedremo. Intanto il motore dell’auto è pronto per un nuovo viaggio nel tempo, sperando che la potenza sia sufficiente per arrivare a Capri. Quella del passato, ovvio. Ma perché quella data? Beh, è la fine della guerra. Il punto esatto che porta all’inizio della ripresa di un paese intero, colpito dalle bombe e dal piombo ma pronto a riprendersi la scena. È il momento perfetto per attraversare quella linea sottile tra passato e futuro. Un’immagine che sarebbe bello portarsi con sé fino al 2021, cercando, poi, di individuare quelle che sono le somiglianze e i cambiamenti che ci sono stati fino ad oggi. Certo, se quest’auto partisse. Dovrebbe esserci una certa Adele Ranft, giornalista del New York Times, a raccontare la sua esperienza subito dopo la fine della guerra. E sarebbe davvero carino incontrarla e parlarci.
Gli hotel dell’epoca
Alla fine, tutto è andato per il meglio. La Delorean ha fatto un ottimo lavoro. Dunque, si può dire: Grande Giove! È il 1948! Capri è una vera bellezza anche nel passato, ora presente vista la circostanza. E non è stato difficile individuare la reporter. Con Adele ci siamo subito diretti verso le principali destinazioni capresi. L’occupazione tedesca e quella americana le hanno evitato i segni della guerra e questo le ha permesso subito di attrarre i turisti provenienti dall’estero. La giornalista ha subito notato una piccola struttura tinta di rosa, appoggiata su un piccolo promontorio che si affaccia direttamente sul mare. Si chiama Hotel Metropole. Un nome che forse non dirà nulla ai nuovi viaggiatori, ma era così che si chiamava il Palatium in passato, oggi divenuto J.K. Place Capri. Un albergo che non ha mai smesso di puntare sulla qualità della sua offerta, dai letti belli ampi a una vista fronte Vesuvio da far perdere la testa. Il giro è proseguito passando per altri alberghi iconici, dal Quisisana, che conserva ancora oggi il suo fascino, a La Floridiana, Vittoria Pagano, La Palma e Caesar Augustus, appena costruito tra l’altro ma che già risplendeva di luce propria. Dirigersi verso Anacapri è un sogno nel cassetto per chi vuole conoscere i grandi artisti e scrittori che in quei giorni stavano per terminare le proprie opere. Ma è meglio non interferire, anche se gli alloggi non sono niente male.
Cucina, che passione
Dopo questo viaggio fermarsi in un buon ristorante è d’obbligo. La fame comincia a farsi sentire. Per questo con Adele ci siamo diretti al Gatto Bianco – oggi noto albergo del centro – un locale con uno charme davvero impressionante. Il cibo rispetta le aspettative di partenza, dai cannelloni agli gnocchi fino a una portata di goulash ungherese. Il tocco internazionale non può mancare, così come un buon bicchiere di vino circondati da un vasto giardino riparato da una fitta vegetazione. C’è l’ottima osteria di Savoia, dove si mangia un’ottima pizza o dove gustare ottimi secondi per assaporare la buona cucina caprese dell’epoca. Il Campanile è un’altra grande alternativa per la cena, e non solo per la posizione vicina alla torre dell’orologio in piazzetta, ma per vivere un’esperienza magnifica sull’isola di Capri.
Si torna indietro, nel futuro
Il giro finisce qui. Dopo una lunga traversata alla scoperta delle grotte capresi (ce n’è persino una con la forma delle orecchie d’asino), e dei Faraglioni, si torna indietro. L’orologio scorre e, anche se c’è ancora un mondo da scoprire, l’isola di Capri è riuscita a conservarsi egregiamente, dai siti archeologici di Villa Jovis, a Villa Lysis alla Certosa di San Giacomo. La consuetudine vuole che sia necessario prendere la funicolare per tornare a Marina Grande. Per oggi, si fa un’eccezione.
Riccardo Lo Re
Fonte: SIREN SONG OF CAPRI; Famous Italian Isle Again Is Luring Visitors