Vigna

Capri Doc, il vino bianco e rosso dell’isola

L’isola di Capri e l’eccellenza nella produzione vitivinicola italiana. La guida per conoscere le tipologie di vino caprese

Il mare, le spiagge, la piazzetta del centro. L’isola di Capri è DOC, in tutti i sensi. La collocazione geografica conta parecchio. Il flusso dei venti, la particolare esposizione alla luce e la temperatura che segue il suo andamento indisturbata essendo in una zona temperata. Tutto questo ha permesso di avere un clima mediterraneo unico nel suo genere, rendendo tutto particolarmente semplice alla popolazione. È il posto perfetto per vivere una vacanza in tranquillità e per assaporare i prodotti tipici del territorio. Tra questi, non poteva mancare il vino, accolto sulle terrazze a cielo aperto dell’isola di Capri con i colori classici, il bianco e il rosso, che esprimono tutta la passione verso la natura caprese.

La storia del Capri Doc

La lunga tradizione vitivinicola isolana parte da molto lontano. Ogni cultura, insegna la storia, ha influito sulla crescita e lo sviluppo dell’altra. La viticoltura romana non poteva essere l’eccezione, essendo frutto delle tecniche di lavorazione delle civiltà etrusche e greche. Questo modello, affinato e perfezionato nel tempo, si è ramificato fino ad arrivare all’isola di Capri. Il merito fu dei due imperatori, Ottaviano e Tiberio, innamorati di questa terra a tal punto da scambiarla con Ischia che passò sotto il dominio di Napoli. Da quel momento l’isola era parte della capitale e divenne la meta privilegiata per i lunghi soggiorni della nobiltà romana. E per allietare le giornate di otium, oltre ad avvalersi del paesaggio e di una vegetazione che non aveva eguali, c’era il vino che veniva prodotto a uso esclusivo della corte. Molto è cambiato da quel periodo. Sono cambiate le tecniche, i singoli grappoli, e sono cambiate le persone che vanno a incidere ogni giorno sulla produzione del vino. Ma quello che è invece non è mutato è il legame indissolubile con questa terra, che non ha mai smesso di regalare dei prodotti che sanno raccontare le proprie origini. Il sapore, la fragranza è tutta raccolta in un bicchiere. Ed è ciò che ha portato nel 1977 ad avere la denominazione di origine controllata.

Il Capri Doc rosso

La produzione del Capri Doc segue le tecniche di coltivazione di un tempo, estendendo i vari vigneti su dei ripiani a pochi passi dal mare, così da ricevere una maggiore esposizione al sole, di casa in quest’isola mediterranea. Le quantità sono molto ridotte, non tanto per un discorso di numero, quanto per mantenere intatta la qualità in ogni singola vendemmia. Il livello deve passare in ogni bottiglia. Dunque, è più che utile concentrarli in pochi esemplari, ma buoni. Ed è il caso del Capri Doc rosso, realizzato con il Piedirosso, un vitigno a bacca nera tipico della Campania e dell’area napoletana. Per essere tale, le viti devono contenere almeno un’80% del Piedirosso, con un restante 20% del medesimo colore. Ciò restituisce una tinta vicina al rosso rubino e un profumo vinoso accompagnato da un sapore secco.

Il Capri Doc bianco

E ora, si passa al Capri bianco Doc, una versione delicata di vino che arrivò a colpire con il suo incredibile sapore lo scrittore Ernest Hemingway in Addio alle armi. E i motivi sono tutti ricondotti alle sue qualità organolettiche. Si possono trovare diverse versioni di questo vino. I vitigni usati sono in questo caso due, il Greco e la Falanghina, che è la costante del bianco di Capri. Il Greco è un tipo di pianta che si è esteso in molte zone d’Italia, ma è particolarmente utilizzato in Campania, importato dai coloni della Magna Grecia. La bacca bianca della Falanghina è invece un prodotto tipico regionale. Insieme devono raggiungere almeno l’80% per rientrare nel gruppo del bianco Doc caprese, ma si possono trovare delle bottiglie con un 50% (minimo) di sola Falanghina, o con un tocco (si parla di un 20% massimo) di Biancolella, una vite bianca importata dalla Corsica e che si è stanziata lungo tutto il territorio campano. Al di là delle composizioni, fondamentali per un vino di alta qualità, il cliente verrà colpito non solo dal gusto fresco del Capri bianco Doc, ma dal suo profumo, che, per chi si trova fuori città, è un modo alternativo di rivivere i momenti passati all’Isola di Capri. È sufficiente, in questo caso, un piccolo sorso.

Riccardo Lo Re