Capri Grand Prix, una scalata di emozioni

Nel 1953 sull’isola di Capri si è tenuto un vero e proprio Gran Premio organizzato da Pupetto di Sirignano

Se le immagini del Capri Grand Prix potessero parlare. Il rombo dei motori, lo stridio delle ruote che sterzano nei vari tornanti e gli imprevisti che capovolgono i pronostici prima della partenza. Chi segue la Formula 1, la MotoGp o altre grandi competizioni sportive attende con trepidazione l’inizio della gara, il momento della verità per un pilota che il giorno prima, durante le prove, ci ha messo tutto se stesso per arrivare in griglia al meglio delle proprie condizioni, fisiche e mentali. Concentrazione e poi via, verso il traguardo. Capri per un anno è diventata un circuito cittadino. Una pista che non aveva nulla da invidiare all’asfalto dei Gran Premi di quell’epoca.

I dettagli della corsa

A organizzare il tutto fu uno a cui le sfide piacevano parecchio. Francesco Caravita, in quel periodo presidente dell’Azienda di Cura Soggiorno e Turismo, pensò bene di trasformare l’isola in una grande arena a quattro ruote, sostenuto dall’Automobile Club Napoli di Tommaso Astarita e Franz Amalfitano, che si erano occupati della parte strettamente tecnica. Le domande incombono: chi partecipò alla gara? E chi vinse il Capri Grand Prix, l’unico della sua storia? Purtroppo nessun highlight riuscirà a raccontare i momenti salienti di quella scalata, ma dobbiamo al giornalista Sergio Troise una descrizione minuziosa di quella gara, raccolta in un volume di 48 pagine edito da Paparo Editore. Sappiamo, ad esempio, che quella gara si svolse con la formula classica della cronoscalata. Il circuito era davvero impegnativo per chi doveva correre: 3,8 chilometri di pura emozione, con partenza fissata a Marina Piccola, nei pressi del beach club La Canzone del Mare. Il traguardo si trovava, invece, sulla strada provinciale che collega i due comuni isolani, all’altezza della Grotta della Madonna di Lourdes.

Capri Grand Prix
Capri Grand Prix

Come andò a finire

L’emozione di percorrere l’isola a bordo di questi bolidi non ha davvero prezzo. Il Capri Grand Prix aveva, infatti, tutte le caratteristiche di una vera competizione su strada, compresi gli imprevisti e gli aneddoti raccontati dall’autore nel suo libro. Una gara così adrenalinica non poteva che concludersi con un colpo di scena degno del grande cinema. La vittoria inaspettata di un giovane ragazzo, Raffaele Leonetti, che, tra l’altro, non doveva nemmeno correre, visto che non aveva la licenza. Il nipote di Pupetto riuscì comunque a tagliare il traguardo con il miglior tempo grazie a un’Alfa Romeo 1900. Al secondo gradino del podio, un campione come Luigi Bellucci con la sua Fiat 1103, seguito da Giuseppe De Filippis con l’Alfa Romeo 2500 SS Touring superleggera. C’è stato, inoltre, chi decise di correre scalzo: Alberto Staiano, con una Lancia Artena appartenuta un tempo a Edwin Cerio, era certo di vincere il Gran Premio se non ci fosse stato quel cavallo a rovinargli la gara. 

Da segnalare, infine, una piacevole sorpresa per il mondo dei motori. Maria Teresa de Filippis, prima di debuttare in Formula 1, decise di gareggiare proprio al Capri Grand Prix, aggiudicandosi un quinto posto con una Fiat 1400 Cabriolet, usata inizialmente come taxi. Dopo aver danneggiato la sua auto durante le prove libere, non aveva altri mezzi per partecipare alla corsa, ma alla fine riuscì a procurarsi un auto per il grande giorno. E con un ottimo risultato. 

Riccardo Lo Re