Francesco Caravita, l’ultimo imperatore di Capri

La storia di una delle figure simbolo dell’isola di Capri, a tal punto da ispirare uno dei personaggi iconici del cinema di Totò

Dietro a ogni grande personaggio di finzione c’è sempre una figura reale a cui ci si è in qualche modo ispirati. I lineamenti, i comportamenti, gli sguardi, nel cinema vengono resi immortali grazie a dei film che sono destinati a lasciare il segno. E nel caso specifico di Totò l’Imperatore di Capri, diretto da Luigi Comencini, parte di quelle scene sono state attinte dalla vita di un uomo, una figura che l’isola di Capri conosce molto bene: il grande Francesco Caravita. La sceneggiatura era praticamente già scritta. Con una storia del genere, si potrebbe ricavarne un’intera trilogia se avessero deciso di girarlo oggi. Ma all’epoca bastò un film per illuminare le sue gesta, i suoi aneddoti, e le leggende che gli ruotavano intorno.

La figura di Pupetto

Il film di Comencini non è del tutto frutto del suo acume. Certo, la sequenza di Totò che sfreccia dentro i Faraglioni con la sua barca senza averne il minimo controllo non sarà presente nella lunga lista di racconti del buon Pupetto. Eppure, quella forza della natura qual era Totò era la diretta emanazione di un personaggio che quelle scene le aveva davvero vissute. L’ultimo imperatore di Capri lo riconoscevi subito. Era lì, seduto davanti al tavolo nella Piazzetta, circondato da delle splendide donne che attendevano la sua prossima mossa. Dove andrà? Resterà nel suo castello (la sua villa storica dell’isola)? Perché se c’è una cosa che ha reso Francesco Caravita unico è la sua imprevedibilità, unita a una spensieratezza e a una fantasia che, guarda caso, sono presenti in questo splendido film. 

L’uomo dei record

Qualcuno ci ha provato a spianargli la strada, dicendogli di intraprenderla per il suo bene e per il suo futuro. Essendo un figlio nobile, di una casata, aveva tutti gli strumenti per seguire le orme del padre, principe di Sirignano, con una lunga carriera alla Banca d’Italia e nella politica come senatore. Ma niente. Neanche la prospettiva diplomatica gli interessava. A Francesco Caravita piacevano le sfide, quelle complesse, adrenaliniche, che solo pochi potevano affrontare. Oltre alla fortuna di girare il mondo quando era adolescente, col tempo ha cominciato a racimolare record su record. Il primo su quattro ruote, partecipando a diverse corse automobilistiche dove detiene dei record mai registrati all’epoca (come quello di velocità al Gran Premio di Tripoli con una Maserati 1500), e istituendo addirittura il Capri Grand Prix, un gran premio che si tenne proprio sulle strade dell’isola. Il secondo, sempre per velocità, riguarda il suo matrimonio con una ragazza conosciuta in un viaggio verso gli Stati Uniti. Due dati: 24, le ore in cui riuscì a ottenere cittadinanza americana e a sposarla; 4, i giorni che passarono fino alla richiesta del divorzio. 

La vita a Capri

Il secondo matrimonio andò meglio. Con Anna Grazioni Pupetto condivideva l’amore verso l’isola di Capri. Una passione che non li ha più abbandonati, e che li ha permesso loro di frequentare alcune grandi nomi del jet set internazionale ospitati in questa terra durante l’estate. Ogni giorno era come una grande avventura, passata tra il Circolo del Tennis di via Camerelle e i night club dell’isola dove andavano in scena delle serate indimenticabili. La Città di Capri ha avuto modo di ringraziarlo nominandolo presidente dell’Azienda di Cura, Soggiorno e Turismo di Capri. Eppure, amava sempre definirsi un «uomo inutile». Le memorie lasciate ai posteri dimostrano, invece, l’esatto contrario. Si è semplicemente divertito. 

Riccardo Lo Re