Il fotografo ha raccolto i suoi scatti in bianco e nero in un libro stampato su carta fine art: niente esseri umani, solo paesaggi e residenze storiche
La sua fotografia è musica, bellezza e poesia. Giancarmine Arena non si limita a immortalare i paesaggi. Lui li vuole prima vivere, vuole sentirseli addosso, ama interpretare tutte le loro sfaccettature. Uno dei suoi ultimi lavori, dedicato all’isola di Capri, è un libro fotografico. Un volume che si intitola Capri Light in Black and White e che raccoglie 64 scatti stampati su carta fine art di altissima qualità, per assicurare il miglior contrasto e le migliori sfumature. Soltanto paesaggi e residenze che hanno fatto la storia, senza che nelle sue foto compaia mai un essere umano.
Capri in bianco e nero
Giancarmine Arena, innamorato della fotografia quanto della musica del suo pianoforte, è uno che gira il mondo armato di obbiettivo. A Capri, il fotografo si è concentrato sulla grandiosità dei paesaggi. E proprio come i tanti scrittori, artisti, musicisti, poeti e sognatori che, nei secoli, sono rimasti stregati da Capri, Giancarmine Arena ha esplorato l’isola in lungo e in largo, cercando la sua ispirazione tra giardini, ville signorili, stradine e case. Ha così fotografato anche le residenze di personaggi famosi come Axel Munthe, Curzio Malaparte, Maksim Gor’kij, Marguerite Yourcenar e Jacques d’Adelsward-Fersen. «Ho cercato di rivelarne l’essenza, focalizzando il mio obiettivo sulla grandiosità della sua natura» – racconta Arena nel video di presentazione del suo libro – «ogni immagine porta con sé un segreto. A volte si rivela diversa da ciò che mi aspetto. Ma il vero dono di essere fotografo è scoprire e capire il suo segreto. È stato un privilegio, per me, aver visto tanta bellezza.»
La poesia della fotografia
Il libro di Giancarmine Arena è il frutto di un approccio ben preciso alla fotografia. «Per molto tempo ho composto musica e suonato il pianoforte e lo faccio ancora» – racconta ancora il fotografo – «Con la musica fai dei bellissimi viaggi pur rimanendo seduto. La musica ti fa immaginare il mondo, mentre la fotografia ti impone di andarlo a vedere. E dato che volevo vedere il mondo, ho preso la mia macchina fotografia e sono uscito. Ho visitato molte città, che per me sono diventate bellissime modelle. Nelle città trovi tutto, architettura, colori, mercati, cibi, chiese e soprattutto persone, facce, vita. Viaggiare è vedere attraverso un occhio differente. È stato per me un motivo di crescita spirituale. Essere un viaggiatore mi ha insegnato a non giudicare, a relativizzare, a spogliarmi dei pregiudizi e distaccarmi dalla realtà da cui provenivo, per accogliere quella verso cui stavo andando.»
Dario Budroni
Credit: foto dal sito del libro di Arena