Si narra che sia stata scoperta da Giorgio De Chirico in una delle sue visite degli Anni Cinquanta sull’isola
Carmelina e la sua leggenda. Uno scatto sull’imprevisto, sulla complementarietà dei colori e dei sentimenti, la poetica pittorica di Carmelina Alberino parla la lingua chiarissima dell’emozione. Parla di Capri tutta e non solo delle sue confluenze artistiche o turistiche, non solo della spiaggia e della mondanità che accende le luci sull’isola, Carmelina colora un accesso democratico a quella bellezza di cui l’isola, negli anni, si è guadagnata lo scettro. «Ho trentanove anni, sono nata a Capri in una famiglia di poveri pescatori e ho sempre vissuto qui. Il mio primo viaggio l’ho fatto nel maggio scorso per andare a Roma a presenziare alla mia mostra.» Era agosto del ’59, si trattava di una personale presso la Galleria La Feluca, per caso anni prima Carmelina aveva cominciato a dipingere per un’occasione particolare: la convalescenza del figlio da una malattia grave. Così si era convinta ad acquistare dei colori, i soldi prestati dal fratello per un valore approssimativo di 3 mila lire. Inizia così a dipingere, come per caso inizia ad esporre le sue opere davanti a casa. La via Pastena diventa un’insolita galleria dove Capri appare in gioiose rappresentazioni su tela che qualcuno noterà e definirà naïf. Quel qualcuno è la principessa Marcella Borghese. I quadri se ne stanno affacciati contro il sole, in attesa di asciugare, mentre incontrano la buona sorte e il favore del critico Giancarlo Vigorelli.
In breve, Carmelina si troverà in al centro di un crescendo di attenzioni al punto che, quando nel 1964 Anatole Jakovsky la presenterà alla Galleria Benezit di Parigi, il lancio suonerà così: «Capri l’isola più famosa del mondo, vista da Carmelina di Capri, la naïf più famosa d’Italia».
La fama internazionale
Poi da via Pastena a via Reginaldo Giuliani, l’artista, che per tutti è ormai soltanto Carmelina, apre studi dei suoi lavori fino ad approdare con tutti gli onori in Piazzetta e la sua fama diventa internazionale. E che fosse stata scoperta dal famoso De Chirico, padre della pittura metafisica, è la voce che attraversa da una parte all’altra la pittoresca isola popolata di turisti. Ma la versione di Carmelina a’ pittrice, nel frattempo diventata un’istituzione nazionale, resta moderata: «Scrisse una pagina sui miei quadri sul quaderno del figlio, augurandomi una bella carriera». Vincerà premi, avrà numerosi riconoscimenti, le saranno dedicati articoli, documentari, libri sebbene oggi non si abbia un’idea precisa del numero di opere che appartengono all’intera produzione pittorica. Pare infatti che la singolare artista fosse in grado di regalare, senza troppe remore, un suo lavoro a chiunque dimostrasse di apprezzarlo.
Violetta Federico e la catalogazione delle opere
É oggi la nipote, Violetta Federico, a condurre un’opera di inventario e catalogazione rintracciando pezzi di vita della nonna approdate in destinazioni davvero insospettabili. Ne srotola la vita, ripercorre strade di una matrilinearità in un percorso intenso che, come in un’inarrestabile parte in causa, libera suggestioni che tornano dritte ai quadri di Carmelina. «Mia nonna era imponente, nel senso che sapeva imporsi» – spiega la nipote Violetta Federico – «Negli ultimi anni della sua vita si rammaricava che a Capri mancasse quello spirito di mutuo soccorso nella comunità.»
Con le grandi star di Hollywood
Carmelina nasce proprio a Capri nel 1920, morirà a Napoli a 84 anni, spontanea come lo è la pittura naïf e naturalmente legata alla storia di un luogo. La sua cifra appare netta nella locandina del film La baia di Napoli accanto ai nomi di Clark Gable, Sophia Loren e Vittorio De Sica. Devota al protettore di Capri, San Costanzo, il suo rapporto col soprannaturale si esprimeva con la cura della statua del santo oltre che con la sua partecipazione puntuale e appassionata, immancabile alla processione di ogni 14 maggio, a Marina Grande, la zona di cui era originaria. Rappresenta l’animo popolare di Capri, quello che oggi appare perdutamente irraggiungibile.
Anna Maria Turra