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Che cosa è rimasto del futurismo?

La mostra al Maxxi ripercorre la carriera di Giacomo Balla, uno dei membri del futurismo che ha avuto un ruolo centrale sull’isola di Capri

C’è sicuramente qualcosa di misterioso sull’isola di Capri. Una fonte d’energia impenetrabile che sin dall’Ottocento ha spinto alcuni artisti, politici e visionari da tutto il mondo verso quella meta protetta dal mare. Il Novecento è invece volato via come il vento, lasciando sulla propria strada alcune tracce del suo passaggio. Secolo breve, non a caso. La storia si è messa a correre trasformando tutto ciò che incontrava. Lo aveva intuito perfettamente Filippo Tommaso Marinetti con il suo Manifesto Futurista, dove «il coraggio, l’audacia e la ribellione» erano il motore che alimentava questo nuovo movimento che aveva trovato casa proprio a Capri. Una terra conosciuta per le sue bellezze naturali e che proprio per la sua purezza era il posto perfetto per esprimere la propria libertà sotto ogni forma, cercando di sovvertire l’ordine che si era costituito e creare così un mondo lontano dal tempo e dallo spazio.

Uno dei primi ad arrivare a Capri fu Fortunato Depero che nel 1918 portò nella Sala Morgano alcune delle sue opere. È proprio qui che, grazie all’intellettuale Michail Semënov, incontrò l’artista Gilbert Clavel, con il quale strinse una lunga collaborazione che si trasformò con gli anni in una sincera amicizia. Depero lo aiutò con le illustrazioni del suo libro, Un istituto per suicidi, ambientati a Torre Fournillo, e in cambio ricevette un sostegno per il suo prossimo lavoro, Balli Plastici, uno spettacolo teatrale ambizioso che si prese persino la briga di sostituire gli attori con delle semplici marionette. Entrambi non peccavano d’immaginazione, e quel legame fu in certo senso di grande ispirazione per Depero, per i suoi disegni, per la sua esperienza teatrale, e per i suoi dipinti, come la celebre Clavel nella funicolare. L’ondata futurista non si fermò lì. Un altro artista sopraffatto dall’incanto dell’isola fu Enrico Prampolini, che in Interpretazione futurista del paesaggio di Capri rese omaggio ai suoi colori eterei, raccolti in opere come Grotta Azzurra, l’icona per eccellenza. Prampolini, com’è nella natura di un futurista, continuò a evolversi insieme a Capri, raccontando la sua visione del mondo senza mai guardarsi indietro, come si vede nei suoi 200 disegni compiuti dal 1946 al 1948. Ciò significava che in questo scoglio ogni cosa non era mai statica, ma poteva esser subito messa in discussione.

«Non v’è più bellezza, se non nella lotta», recita uno dei punti del Manifesto. Un principio che vale sia per i piccoli gesti quotidiani che per i grandi appuntamenti con la storia, come l’evento Convegno del Paesaggio organizzato dall’allora sindaco Edwin Cerio a cui partecipò anche Marinetti. Non fu il suo unico scontro avvenuto a Capri. Lo scrittore ebbe persino da ridire su uno dei piatti simbolo della cucina italiana, la pasta, che contrastava a suo dire gli ideali del suo movimento. A dimostrazione che di coraggio ne aveva davvero da vendere. Eppure in quell’atto provocatorio l’Hotel Quisisana ne ricavò un piatto simbolo della gastronomia locale, la caprese, un prodotto leggero e adatto ai grandi sognatori di quell’epoca.

Altro grande nome fu Giacomo Balla, a cui MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo ha deciso per la prima volta di aprire le porte della sua casa in occasione dei 150 anni dalla sua nascita. Casa Balla si trova in via Oslavia a Roma, un appartamento dove si percepisce la luce, il colore, e il movimento attorno a sé. Tutte le idee alla base del manifesto sulla Ricostruzione futurista dell’Universo scritto nel 1915 da Balla e Depero sono riprodotte qui, in una residenza che dal 1929 si è trasformata in una tela da riempire seguendo l’istinto creativo del suo autore. La casa era un continuo divenire di oggetti costruiti per arricchire tutta una serie di opere presenti al suo interno, dai quadri, disegni alle sculture. Di questi lavori si può davvero tratteggiare la sua carriera artistica, dal figurativismo al futurismo per poi chiudere il cerchio verso una pura ricerca del reale. Assieme ad essa il MAXXI ha preparato infine una mostra itinerante alla Galleria 5, dove arazzi, disegni e arredi di Giacomo Balla instaureranno un dialogo attivo con otto nuove creazioni da parte di architetti, artisti e designer di spicco a livello internazionale.

Riccardo Lo Re