Fortunato Depero

Fortunato Depero e il suo amore per l’isola di Capri

Il giovane artista sbarca per la prima volta nel 1917 invitato dall’amico poeta Gilbert Clavel. Rimasto affascinato, la elesse sua meta ideale

Pittore, scultore e scenografo Fortunato Depero subito rimane estasiato dall’isola di Capri: «Il rosso dei gerani è sulle pareti delle case; il blu del cielo è intarsiato nei pavimenti; le piante delle margherite sono grosse come gelsi; i cactus hanno cento facce: guardarle e non toccarle. Dalla mattina alla sera sono ebbrezze di incantesimo e si sogna ad occhi aperti». 

Il giovane stabilisce con l’isola un rapporto duraturo e continuativo nel tempo, arrivando a identificarla come luogo ideale per la creazione artistica e come una vera e propria seconda casa, in cui trascorrere lunghi periodi di vacanza. 

Ma come era giunto sull’isola? Grazie a un incontro che cambiò la vita artistica di Depero.

«Un giorno – scrive Depero – Michele Semenov conduce nel mio studio un suo amico: un signore piccolo, gobbo, con naso rettilineo come uno squadretto, con denti d’oro e scarpette femminili, dalle risate vitree e nasali. Un uomo di nervi e di volontà, dotato di una cultura superiore. Professore di storia egizia, indagatore e osservatore con sensibilità d’artista, scrittore, amante del popolo, del verso e della metafisica… Compositore di liriche, era anche un gaudente ed un sofferente. Il suo nome è Gilbert Clavel. Entra nel mio studio e rimane sorpreso. Si trova inaspettatamente nel mondo dei suoi sogni. Mi dice che sta scrivendo una novella che si svolge in un’isola coperta da una flora irreale di cristallo, dai colori incantevoli e cangianti, di uno stile meccanizzato, sulla quale si svolge una vita chimerica. Appena vede il bozzetto dello scenario plastico che creai per i Balletti Russi rimane colpito e pensoso. È l’isola fiorita del suo sogno che ritrova costruita e a portata di mano. Così ci conosciamo e diventiamo amici. Dopo pochi giorni la nostra comprensione diventa fraterna e profonda, e mi invita suo ospite a Capri».

Il poeta svizzero Clavel soffriva di malattie polmonari e perciò passava gran parte dell’anno in Italia, sia sulla costiera amalfitana sia a Capri, a villa La Saida, sulle alture di Anacapri. Invitato dunque con la moglie Rosetta, Depero resta sull’isola, in una casa affittata da Clavel, dalla primavera all’autunno del 1917. Intanto infuria la guerra, ma altrove. In settembre Depero allestisce una personale in una sala del Caffé Morgano, presentando numerosi lavori di ispirazione caprese, diversi ritratti di Clavel e alcuni studi che preludono ai Balli Plastici. Sempre durante questi mesi estivi, Depero si cimenta nella grafica, illustrando la novella di Clavel intitolata Un istituto per suicidi, una prova che si rivelerà importante quando in futuro si dedicherà alla grafica pubblicitaria. 

Dall’immaginario da cartolina, Capri si trasforma quindi nella scena di una grande rivoluzione artistica e culturale che la scosse profondamente nel suo cuore languido, fervente di bellezza e mitologia. Per chi era abituato a considerare di Capri solo le meraviglie paesaggistiche, i comfort degli hotel di lusso e degli stabilimenti di cura, l’avvento del Futurismo con le sue stravaganze e visioni sovversive fu come un pugno in un occhio, ma anche un nuovo modo per conoscerne i misteri e i segreti più remoti, per cercarne l’autenticità, l’asprezza e quell’anima selvaggia che era e è la sua vera potenza. Il soggiorno caprese rappresenta dunque un’esperienza fondamentale per tutta la successiva attività di Depero.

Ballerina

Come detto, nel 1917 Fortunato Depero si trova sull’isola di Capri, ospite del poeta svizzero Gilbert Clavel. È l’inizio di un periodo di sperimentazione che vede l’artista indagare nuove sintetiche, dinamiche e coloratissime invenzioni di Ballerine. Affascinante e tra le più belle del periodo caprese è “Ballerina”, un olio su cartone. L’opera combina insieme le forti vibrazioni cromatiche che l’artista ha tratto dal clima, dai tramonti e dalla luce diffusa di Capri e la sua idea di una entità scenica che sia giocosamente ludica ma anche freddamente meccanica. Il risultato è un’opera dinamica e dalla tavolozza solare.

Sibilla Panfili