In un film del 1949, oggi quasi dimenticato, la storia di un gruppo di uomini che agì durante la rivolta di Napoli del 1799
Prima dei pirati dei Caraibi c’erano quelli dell’isola di Capri. Stavolta i protagonisti del film sono loro. Si muovono in una pellicola in bianco e nero e, sulle musiche di Nino Rota, invece di andare a caccia del tesoro prendono in qualche modo parte alla rivolta di Napoli del 1799, sull’onda della Rivoluzione francese e dell’arrivo dell’esercito napoleonico. Il film, che si intitola appunto I pirati di Capri, oggi è stato quasi dimenticato. Ai tempi, però, fu un successo. Uscito nel 1949, nell’immediato dopoguerra, vide la partecipazione di un cast di livello internazionale.
I pirati di Capri
La locandina è d’effetto. Ritrae un pirata, con il volto mascherato, mentre brandisce una spada, alle sue spalle una bandiera nera con il teschio. La storia è comunque ambientata a Napoli, dove agisce un gruppo di rivoltosi che si fanno chiamare Pirati di Capri. A guidarli è proprio l’uomo mascherato, detto Capitan Scirocco, ma che in realtà è il conte di Amalfi, della stessa corte dei Borboni. La pellicola fu firmata dal regista austriaco Edgar G. Ulmer insieme all’italiano Giuseppe Maria Scotese. Come protagonista venne scelto il britannico Louis Charles Hayward, mentre a interpretare la regina Carolina fu Binnie Barnes, inglese e naturalizzata statunitense. Parteciparono anche gli italiani Massimo Serato, Mariella Lotti e Eleonora Rossi Drago, che nel corso della sua carriera fu diretta anche da Antonioni, Rossellini, Germi e Comencini. Per le musiche, piuttosto apprezzate, venne invece scelto Nino Rota, uno dei compositori di colonne sonore più importanti al mondo. Fu lui, per esempio, a comporre le musiche de Il Padrino, con le quali vinse un Oscar.
Successo e pellicola
Ambientato e girato a Napoli, e alcune scene anche a Taranto, il film I pirati di Capri ottenne un buon successo di pubblico sia in Italia che negli Stati Uniti. In più fu distribuito anche in Germania Ovest, Portogallo, Francia, Danimarca, Finlandia e Giappone. Ormai quasi finito nel dimenticatoio, è stato trasmesso qualche volta dalla Rai, magari a tarda notte. Esistono pochissime copie delle pellicole dell’epoca, che duravano 95 minuti. La versione originale in italiano, per esempio, non esisterebbe neanche più. Si dice che sia conservata all’interno di un magazzino privato, ma di questo non c’è nessuna certezza.
Dario Budroni