Nella boutique misero piede vere celebrità, da Soraya a Grace Kelly, ma fu Jacqueline Kennedy a renderli immortali
Costanzo Federico, 43 anni, porta avanti l’iconica azienda nota per la produzione di sandali capresi con il fratello Fabrizio e la madre, Maria Angela che, quando la splendida Jacqueline Kennedy entrò in negozio, era una ragazzina di 13 anni. «Oggi l’azienda si avvale del contributo di mio padre, Michele Federico, di quello della zia Rita che con mia madre hanno imparato le importanti lezioni sul sandalo caprese dal padre, Amedeo Canfora, mio nonno.» L’artigianalità e l’impiego dei materiali naturali non bastano a definire il successo imprenditoriale di Canfora. Molto della leggendaria vicenda del sandalo caprese Canfora si deve ai Kennedy, i coniugi che venuti nel ‘62 da Ravello, ne avevano sentito parlare da amici americani. Jacqueline cercò il modo di mettersi in contatto con Amedeo Canfora e qualcuno dal Quisisana, probabilmente il concierge, andò immediatamente a chiamare il nonno di Costanzo Federico che, nel cuore della notte, aprì il negozio per la splendida first lady. Questo fu solo l’inizio di una preferenza che Jackie non smise mai più di accordare all’artigiano caprese. Tanto che per lei venne realizzato il prototipo esclusivo, universalmente noto come Modello K. Una volta rientrata in America continuerà a ricevere per corrispondenza le sue calzature preferite e tornerà sull’isola, per scoprire nuove collezioni, anche dopo la sua unione con Onassis, dal ‘67 in poi. Nella miriade di fotogrammi che la immortalano a Capri, Jackie O indossa esclusivamente sandali di Canfora. Nella boutique di via Camerelle di Amedeo Canfora misero letteralmente piede vere e proprie celebrità, da Soraya a Grace Kelly. Oggi la produzione, differenziata per modelli particolari e influenzata dalle mille tendenze moda, si lega a un target dalla femminilità misurata che, con un approccio sobrio e intransigente, continua a rimanere legata all’internazionalità di un gusto preciso.
Artigianalità raffinata
Dalla progettazione al taglio, il sandalo viene costituito interamente, compresa la suola; la modalità artigianale di Canfora prevede tagli e cuciture impeccabili. Nel piccolo laboratorio, annesso al negozio, il cliente può assistere alla lavorazione anche in tempo reale. Alcuni scelgono personalmente modelli o suggeriscono variazioni, la realizzazione è flessibile e su richiesta, la fantasia si scatena con modelli in cui accade che il sandalo destro sia speculare al sinistro, le fodere interne sono solo di vitello, il materiale anallergico. Uno sguardo sempre rivolto alla creatività internazionale, come se Capri non fosse la città che ha saputo ispirare i grandi temi pionieristici ancora oggi alla base dell’idea stessa della moda. «Mia madre, respirando un’aria internazionale degli anni d’oro, non potrebbe essere esperta migliore» – precisa Costanzo Federico – «quel che ha trasmesso sia a me sia a mio fratello, è che le cose, se devono essere fatte, devono essere fatte bene, non le appartiene l’arte di arrangiarsi. Mio fratello è un esperto della fase di taglio e se esiste una lieve imperfezione, questa deve essere immediatamente rimossa. Il tuo nome è sul prodotto, la politica del dettaglio paga.» E sottolinea. «Dal 1946 siamo un simbolo di un atteggiamento. Diciamo da 75 anni a questa parte ma il nonno di mio nonno era già calzolaio dal 1880, nella casa di via Fuorlovado dove è rimasto un piccolo laboratorio in cui il nonno Amedeo imparò l’arte. Restiamo umili e non fingiamo di non sapere di fare un prodotto diverso.»
Iris Apfel tra le grandi estimatrici
Iris Apfel, l’imprenditrice e designer statunitense riconosciuta dalle cronache planetarie come icona glam, ritirando l’ennesimo Icon Award, dichiarerà: «Questo premio avrei dovuto dividerlo con Amedeo Canfora per quando disegnavamo i sandali insieme.»
Non si è più vista a Capri ma la sua fama si vede esplodere dall’America come un fuoco d’artificio, disegnerà gli interni della Casa Bianca e oggi, affacciata ai suoi 100 anni, con piglio magnetico continua a totalizzare fatturati e visualizzazioni da capogiro.
Un numero straordinario anche di tentativi di imitazione per questo prodotto a firma Canfora: «Siamo gelosissimi della nostra storia e dell’esperienza che porta con sé, ciò che deriva dalla conoscenza è una risorsa preziosa» – precisa Costanzo Federico – «serve un training importante per tagliare una suola col coltello, richiede manualità, perizia: è una tecnica che si ottiene in anni di sperimentazione.»
Il magazine Wine Spectator, nel marzo dello scorso anno ha girato un trailer nello speciale punto vendita Canfora, come del resto Peroni Nastro Azzurro ha reso lo spazio di via Camerelle il suggestivo set di uno spot per un girato che è durato tre giorni.
Clienti da tutto il mondo
Vestibilità della calzatura, equilibrio di proporzioni, una storia luminosa e una clientela internazionale: Brasile Australia e Nuova Zelanda fanno sbarcare acquirenti che si fondono con la mentalità giocosa dell’isola. Il cliente russo, orientato al brand, alle grandi firme, sembra dimostrare una minor sensibilità per l’area artigianale, ma i pochi che entrano in negozio ne restano davvero colpiti. Come il russo che in passato ha varcato la soglia di Canfora, era tra i 400 uomini più ricchi del mondo e il suo nome era Tamir Sapir.
Anna Maria Turra