Capri bianco Ernest Hemingway

Il Capri bianco in «Addio alle armi» di Ernest Hemingway

Il vino bianco dell’isola di Capri assume un significato particolare nel celebre romanzo dello scrittore americano 

Ernest Hemingway deve aver sentito molto parlare delle qualità innate dell’isola di Capri. Il mare, le scogliere, e i miti che circondano questa terra avranno certamente solleticato la sua curiosità di autore. Eppure, è stato probabilmente un calice di vino a convincerlo della sua grande ricchezza. Il Capri bianco, ancora oggi uno dei prodotti più apprezzati del territorio, compare infatti in uno dei grandi romanzi di Hemingway, Addio alle armi, una delle testimonianze più vive e originali sulla Prima Guerra Mondiale. È un libro che non solo racconta gli effetti e la crudeltà della guerra sull’uomo, ma li esprime con un linguaggio moderno e profondamente attuale, ispirando generazioni di scrittori.  

La storia

Uscito nel 1929 negli Stati Uniti, l’Italia dovette aspettare il 1946 per poter finalmente leggere una storia basata proprio sulla esperienza personale di Hemingway, qui incarnato nella figura di Fréderick Henry. Anche lui si è trovato sul fronte orientale in Friuli, offrendo il suo supporto come conducente per la Croce Rossa Americana. E non ci mise poco per scoprire la dura realtà della guerra, lontana dalla visione propositiva e propagandistica degli stati nazionali. Una guerra dove a combattere sono «le persone migliori, o diciamo pure semplicemente le persone; […] ma a provocare, iniziare a far scoppiare le guerre sono le solite rivalità economiche e i porci che ne traggono profitto.» 

La guerra in Italia

Le parole hanno un peso per Ernest Hemingway e i vertici dello stato fascista si guardarono bene dal far trapelare un racconto con una simile introduzione, svelando quella che di fatto è una rottura contro un pensiero romantico nello stare al fronte. Nessun condottiero al cavallo, nessuna spada da sguainare contro il nemico; in Addio alle armi c’è solo l’attesa straziante di un momento che può rivelarsi fatale e che arriva quando meno te lo aspetti. La guerra è imprevedibile e brutale, colpisce secondo il suo istinto e, di conseguenza, rende impossibile a Hemingway idealizzarla con toni trionfalistici come «gloria, onore, coraggio o dedizione», definiti astratti o addirittura «osceni» dall’autore di fronte alla realtà degli eventi, come la disfatta di Caporetto. Fréderick non si sente per niente un eroe, nonostante abbia rischiato la pelle sul confine con l’Austria. E questo perché la natura casuale di questa guerra toglie significato a qualunque gesto e a ogni medaglia guadagnata sul fronte. In mezzo a questo tumulto, Hemingway trova la sola saggezza nel mondo contadino, l’unico consapevole di ciò che comporta essere in guerra: «sono stati battuti quando li hanno presi dalle loro campagne e li hanno messi nell’esercito. Per questo il contadino è saggio, perché è sconfitto fin dal principio. Mettilo al potere e vedrai com’è saggio.»

L’amore e il vino

In Addio alle armi l’amore gioca tuttavia un ruolo fondamentale, divenendo il contrappeso rispetto alle atrocità di un conflitto che non sa più distinguere l’alleato dal nemico. L’incontro stesso con la giovane infermiera inglese Catherine Barkley rappresenta l’unica nota sentimentale di questo racconto, nonostante comunque Fréderick affermi di non essersi innamorato subito di lei. Ma il pensiero di averla con sé cominciò a insinuarsi nella sua testa in una delle tante postazioni della Croce Rossa Americana. L’uomo comincia a viaggiare con la mente lontano dal fronte, attraversando prima i Navigli e dirigendosi, poi, in una stanza d’albergo milanese, in compagnia di Catherine e «una bottiglia di Capri bianco in un secchiello d’argento pieno di ghiaccio.» Da questa notte di passione, seppur illusoria, il vino bianco dell’isola di Capri assume un valore simbolico molto forte, con il suo profumo soffice e il suo sapore delicato che renderà il loro legame ancora più solido. Anche quando effettivamente i due si troveranno alla Galleria del Corso di Milano o nelle valli svizzere, il vino caprese sarà la vera costante del loro amore, insieme ad altri prodotti come il Fresia e il Barbera. «Il vino è una cosa straordinaria. Fa dimenticare tutti i mali» afferma Fréderick, che di lì a poco lascerà il dolore della guerra alle sue spalle, affrontandone altri.   

Riccardo Lo Re

Credits: thomas schaefer unsplash