Renoir

Il Grand Tour di Renoir con tappa a Capri

Il viaggio in Italia dell’artista francese verso la fine degli anni Settanta del XIX secolo

Uno dei protagonisti dell’impressionismo fa tappa in Italia. Un ritorno gradito per gli amanti dell’arte che dal 25 febbraio al 25 giugno 2023 potranno osservare da vicino alcune delle sue opere più rappresentativa a Rovigo, nella splendida cornice di Palazzo Roverella. “Renoir e l’Italia”, curata da Paolo Bolpagni e promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, con il Comune di Rovigo e l’Accademia dei Concordi, è la mostra che ripercorre un lungo pellegrinaggio tutto italiano dell’artista francese esplorando il suo stile e mostrando le conseguenze di quel viaggio. Il suo desiderio di nuove scoperte cresceva mentre l’impressionismo cominciava a non convincerlo più. A quel punto Pierre Auguste Renoir decide che per guardarsi avanti è necessario voltarsi indietro, verso le tradizioni dell’arte italiana. Nel 1881 sceglie dunque di spingersi verso lo Stivale in un Grand Tour per conoscere nel dettaglio  i maestri del Rinascimento. 

Dalla fine degli anni Settanta del XIX secolo s’immette in un percorso che lo porterà a scoprire le bellezze presenti in Italia. Venezia fu la prima tappa a rivelare alcune specificato che non conosceva, da Carpaccio e Tiepolo (conosceva bene Tiziano, Veronese, ammirati e studiati al Louvre), e dopo Padova e a Firenze si è diretto a Roma, avvicinandosi a quel clima tipicamente mediterraneo, e accogliendo nello scrigno dei suoi ricordi Raffaello, di cui apprezzò gli affreschi della Villa Farnesina per la loro mirabile «semplicità e grandezza». «Fondendo la lezione di Raffaello e quella di Jean-Auguste Dominique Ingres, il pittore recupera un disegno nitido e un’attenzione alle volumetrie e alla monumentalità delle figure, nel segno di una sintesi che, come si anticipava, enucleò una personale forma di classicismo, mentre le tendenze dominanti viravano verso il Postimpressionismo da una parte e il Simbolismo dall’altra».

Proseguendo Renoir è rimasto incantato dallo splendore dell’Isola di Capri entrando nella lunga lista di autori stregati dalla magia di questa terra. Mettendo insieme l’identità di questi luoghi (compresa l’isola azzurra), ha creato un filo rosso sottile tra il suo tratto originale e la formazione di un primo esempio di “moderna classicità” che sarebbe poi stata la base di altri pittori del Novecento.

«Dipingendo in un possente stile neo-rinascimentale, dove i toni caldi e scintillanti mutuati dal tardo Tiziano e da Rubens, così come dai settecenteschi Fragonard e Watteau, si coniugavano con i riferimenti a un’iconografia mitica e classicheggiante, Renoir – sottolinea Paolo Bolpagni – anticipava il “ritorno all’ordine”: un aspetto della sua produzione che non è stato sufficientemente messo a fuoco in tale prospettiva, giacché quella che superficialmente è apparsa a molti un’involuzione era, in realtà, una premonizione di molta della pittura che si sarebbe sviluppata tra le due guerre».

Riccardo Lo Re