Piazzetta

Il Salotto del Mondo: la Piazzetta di Capri

Il nome ufficiale è piazza Umberto I ma nel dialetto caprese è detta chiazza. È il cuore pulsante di Capri: impossibile non passarci, difficile non fermarsi, almeno per un caffè

Anticamente era la piazza del mercato e, nel corso dei secoli, cambiò volto più volte. Nell’Ottocento fu costruita la prima strada carrozzabile nell’isola e fu aperta la prima farmacia pubblica. Nel Novecento, invece, la nascita del Gran Caffè Vuotto e l’inaugurazione della moderna funicolare trasformò lentamente la piazza in un «salotto del mondo».

Ma facciamo un passo indietro. L’isola fino all’Ottocento era estremamente arretrata; con l’unità d’Italia grazie ai fondi stanziati dallo Stato e destinati ai poveri ci fu un vero e proprio processo di rinnovamento che coinvolse anche la Piazzetta. Innanzitutto, fu costruita la strada Nuova, ufficialmente via Roma in onore della neo-capitale italiana, che collega Capri con Anacapri. Per far innestare la via nella piazza fu demolito nel 1873 il fabbricato a nord, nell’area oggi compresa tra il bar Caso il palazzo Arcucci.

Nel 1877-78, inoltre, fu ultimata la strada per Marina Grande e realizzata una pensilina alberata per la sosta delle carrozze.

Qualche dettaglio in più

Sempre in piazza fu costruita la farmacia privata dell’isola. Gli interventi modificarono profondamente il volto della piazza e dell’isola stessa, che inizia a diventare meta privilegiata del turismo. Alle soglie del XX secolo la piazza diventa così il cuore della Capri turistica. Nel 1900 la piazza, fino ad allora anonima, fu intitolata in onore a Umberto I d’Italia, il re appena scomparsoNel 1907, invece, fu inaugurata la funicolare di Capri, l’impianto a fune che connette la piazza al borgo di Marina Grande. La piazza assunse un carattere più mondano quando il caprese Raffaele Vuotto, fra il 1934 e il 1938, aprì il suo bar, il Gran Caffè Vuotto.

Dopo l’apertura di quest’ultimo altri capresi lo seguirono aprendo le proprie imprese e da quel momento la Piazzetta è diventata il cuore della vita sociale dell’isola.

Storia antica

In età greca la piazza era arroccata lungo il perimetro delle mura difensive, in opera quadrata e poligonale che proteggevano Capri; queste partivano dalle pendici del colle San Michele (in località Tiberio) e costeggiavano l’attuale via Castello fino ad arrivare all’altura del Castiglione. Oggi il muro è quasi totalmente distrutto; gli unici blocchi rimanenti sono visibili dalla terrazza della piazza, dall’adiacente via Longano e da via Castiglione, la strada che conduceva al termine del muro.

Durante l’età romana, dove si prospettava un lungo periodo di pace in seguito alla Pax Romana, la fortificazione fu parzialmente distrutta, in quanto era diventata inutile e dannosa per il tessuto urbano, allora in fase di espansione.

Del muro si salvarono solamente i tratti che avevano un’utilità strutturale, per la costruzione di edifici o infrastrutture: grazie alle rovine del muro di cinta caprese, infatti, furono sopraelevate le mura angioine.

Il medioevo

Sul finire del XIV secolo Capri conobbe una vera e propria rivoluzione urbanistica, che vide l’affermazione di un nuovo nucleo abitato, che si affiancò quindi alla già esistente contrada di Cesina.

Il conte Giacomo Arcucci, consigliere della regina napoletana Giovanna I d’Angiò, iniziò in questo periodo la costruzione della sua elegante dimora, scegliendo un luogo sopraelevato rispetto all’insediamento medievale. Fece quindi erigere il suo palazzo nell’area posta frontalmente a via Longano, in un luogo precedentemente occupato da due strutture religiose: si tratta della chiesa di Santo Stefano, che diverrà poi cattedrale, e della chiesetta di Santa Sofia, che verrà abbattuta.

L’imponente costruzione dell’Arcucci tuttavia sconvolse il disegno urbano della cittadella, prima composta quasi esclusivamente da abitazioni che non superavano i due piani. La casa del conte napoletano, e tutti gli edifici che la seguirono (di uguali dimensioni), si guadagnarono quindi la denominazione di Case Grandi.
Anche la costruzione delle varie porte fortificate (che costituirono per lungo tempo l’unico accesso all’isola) va ricondotto a questo periodo, quando con l’intensificarsi del fenomeno della pirateria diventò necessario il potenziamento del sistema difensivo isolano.

Solo partire dal XVI secolo piazza Umberto I assume la sua caratteristica forma quadrangolare.

Durante il XVII secolo, in ogni caso, ha inizio un lento processo di sopraelevazione dell’edificazione del palazzo vescovile, che si avvicinò molto alla ex cattedrale di Santo Stefano.

Fu quindi creato anche un passaggio, inizialmente scoperto, per saldare la cappella dell’edificio religioso con la dimora del vescovo, che corrispondeva all’attuale Municipio.

Lo spazio delimitato dalle nuove costruzioni, quindi, diventa lentamente una vera e propria piazza. Questa verrà inizialmente impiegata per esercitarsi nelle operazioni di difesa, essendo questi secoli (Cinquecento e Seicento) quelli delle scorrerie dei pirati saraceni, che distrussero perfino il castello Barbarossa, che si erge sulla cima più alta dell’isola, il monte Solaro.

Feste popolari e il mercato

Nel 1656 l’isola conobbe anche un’epidemia di peste: proprio nella piazza furono bruciati gli indumenti di coloro contagiati dalla malattia. Venne anche eretta, nella porta di Capri (ubicata nelle immediate vicinanze), una cappella votiva a san Sebastiano.

La piazza fu per lungo tempo la sede del mercato locale, dove si vendevano prodotti ortofrutticoli e pesce.
Passata l’epidemia, nella piazza si svolsero in giorni prefissati feste popolari, processioni e riti religiosi. Lo slargo, inoltre, diventò sede periodica del mercatino caprese, e quindi anche luogo di scambio e spazio riservato alla comunicazione tra i vari componenti della comunità.

Nella piazza giungevano principalmente contadini, che lì vendevano (o compravano) i prodotti ortofrutticoli: quindi legumi, frutta, ortaggi, vino, olio. Allo stesso modo, i pescatori vendevano «sulla pietra» il loro pescato.

Sibilla Panfili