Questa pianta ha un significato particolare per l’isola. Simboleggia il patrono di Capri e segna l’inizio della primavera
A Capri il giallo non manca. È predominante in tutte le aree dell’isola, cambiando i suoi connotati nei suoi periodi più caldi. È il momento in cui l’isola di Capri si presenta agli occhi del mondo con la sua veste colorata, rinfrescata dall’inverno, ma decisamente preparata ai picchi del caldo estivo. Il passaggio verso la primavera sta tutta nelle mani della ginestra, una pianta che è il simbolo dell’intera isola, ma che tutti assoceranno alla poesia di Giacomo Leopardi. Il poeta l’ha marcato su carta durante la sua permanenza a Napoli, sottolineando il rapporto asimmetrico che persiste tra uomo e natura. Una natura che influisce sulla condizione umana e sul suo destino.
Ginestra, il fiore di Capri
Ma se per il poeta di Recanati tutto questo non porta nulla di buono, mostrando la sua fragilità in rapporto alla sua forza, non si considera in realtà la sua capacità rigeneratrice. Riprendendo i primi versi del poema, si parla di una pianta che si contenta dei deserti, per via dei suoi rami solitari. È una delle sue caratteristiche. Si accontenta di qualsiasi terreno, anche quello privo di vegetazione, pur di fiorire. E lo fa con una spontaneità assoluta. Le ginestre crescono rigogliose dove è possibile, e nel momento in cui ritengono più opportuno. E non è infatti un caso che questa pianta riflette ben due festività. A Capri, per esempio, viene soprannominata Il fiore di San Costanzo, il patrono della città che si tiene ogni anno il 14 maggio, nel pieno della primavera. Ma se ci si sposta giusto qualche chilometro più a ovest, si vedrà come questa pianta abbia avuto tutto un altro impatto sulla cultura della popolazione locale. La ginestra sull’altro lato dell’isola decide si mostrarsi un mese più tardi, quanto il calore dell’estate comincia a farsi davvero sentire. È bastato muoversi di un po’ e Capri è già cambiata. Lì la tradizionale ginestra ha tutt’altra identità. Il fiore di S. Antonio, simboleggia il patrono di Anacapri, il Santo che come nella città di Padova viene celebrato lungo le strade del quartiere. E in questo caso, con un tocco di colore in più.


Le caratteristiche
La pianta rientra nella famiglia delle papillonacee, e oltre all’Europa si può trovare anche nelle aree dell’Asia occidentale e nel Nord Africa. Le più diffuse erano la ginestra di Spagna (Spartium Junceum) o quella dei carbonai. Ma ad accomunare ogni singola specie è l’assenza di foglie, che, se si manifestano, lasciano subito lo spazio ai suoi fiori intensi. Questi ultimi vanno a formare una chioma che si estende a vista d’occhio, staccandosi dal panorama circostante. Possono persino raggiungere un’altezza di tre metri, segno di una compattezza che non si ferma al solo aspetto, ma che va molto più in profondità, adattandosi in qualunque situazione climatica e geografica.
L’uso della ginestra
Oltre alle sue qualità innate, la ginestra ne possiede altre. Ed è il caso di sottolineare l’invettiva dell’uomo nel saper sfruttare le sue caratteristiche particolari dal campo tessile. Da questo punto di vista, la ginestra già dall’antichità veniva utilizzata come fibra per la creazione di tessuti, dai Fenici ai Romani stessi che popolarono l’isola. Il filato veniva recuperato e ultimato dopo un processo di lavorazione che doveva tener conto della coltivazione della pianta. Una fortuna per l’isola di Capri, vista la quantità di arbusti che crescevano a dismisura lungo tutto il territorio. Venivano raccolte con molta attenzione dai contadini della zona, come dimostrano le testimonianze storiche riprodotte e conservate nei cinegiornali, quando l’Italia, durante la Seconda Guerra Mondiale, non poteva importare altri tessuti. Doveva sfruttare ciò che aveva in casa, e la ginestra era uno dei materiali più resistenti. Dopo la bollitura e il macero, le fibre venivano in seguito raffinate togliendo ogni impurità, fino alla filatura, il processo di lavorazione conclusivo.
Riccardo Lo Re