Sull’isola di Capri Oscar Wilde e Lord Alfred Douglas cercarono un’oasi di tranquillità ma il pregiudizio li emarginò
Oscar Wilde e Lord Alfred Douglas erano arrivati sull’isola di Capri, dopo un breve soggiorno a Napoli, nella speranza di allontanarsi dagli scandali e di riuscire a ritrovare una reciprocità di sentimenti persa da tempo. Non fu così. Capri al contrario segnò l’ultimo atto della relazione fra i due uomini che tanto avevano fatto parlare e discutere la società anglosassone di quegli anni. Alla fine dell’Ottocento, il Quisisana non era più la clinica sanatorio che il medico inglese George Sidney Clark aveva creato alla metà del secolo, convinto che il clima dell’isola fosse salutare per i malati, bensì un rinomato grand hotel gestito da Federico Serena – un self-made-man locale – e frequentato da una clientela internazionale e aristocratica.
Nobildonne, aristocratici, banchieri e principi al Quisisana
Lo contraddistingueva un servizio impeccabile e una sala da pranzo divisa in due da un’arcata sulla quale si incontrano due cortei di grifoni, metà aquile dal becco adunco, metà leoni con le zampe artigliate. E poi soffitti affrescati e decorati, stucchi, scintillio di sete e tavolate elegantemente apparecchiate alle quali sedevano clienti importanti, principi, dame dell’aristocrazia, banchieri, notabili, molti dei quali stranieri, in grande maggioranza anglosassoni.

Il Criminal Law Amendment Act e il carcere per Oscar Wilde
Era questa la situazione, fra bicchieri tintinnanti e chiacchiericcio dei commensali, nella quale fecero l’ingresso in quella sala, il 15 ottobre del 1897, Oscar Wilde e il suo amante lord Alfred Douglas, il giovane Bosie, tanto amato dallo scrittore. Avevano trovato rifugio sull’isola di Capri, perseguitati dal Criminal Law Amendment Act, la legge che puniva con la reclusione fino a due anni gli uomini che praticavano atti sessuali fra di loro. Wilde era stato protagonista di due processi intentati dal Marchese John Sholto Douglas, padre di Alfred, il quale sentiva la sua reputazione danneggiata dal comportamento del figlio, in un’Inghilterra vittoriana dai severi costumi. Il poeta aveva già scritto Il ritratto di Dorian Gray, il cui testo venne portato in aula in quanto, secondo l’accusa, testimonianza ricca di riferimenti sessuali e omosessuali. Al termine del secondo processo Oscar Wilde fu condannato per sodomia nel maggio del 1895 e, rinchiuso nel carcere di Reading, scontò due anni di lavori forzati.
La “cacciata” di Wilde e Bosie dal Quisisana
Era dunque da pochi mesi uscito dal carcere quella sera in cui entrò nella sala da pranzo del Quisisana. All’ingresso dei due uomini, alcuni commensali, dopo averli riconosciuti, si erano lamentati e, scandalizzandosi, avevano chiesto a Federico Serena di invitarli a uscire. In un vocìo trasformatosi in un silenzio imbarazzato, i due si lasciarono la sontuosità di quei locali alle spalle. «Mi hanno negato il pane» dirà Oscar Wilde allo scrittore svedese Axel Munthe, incontrato passeggiando per le vie dell’isola dopo la cacciata dal locale. Munthe, medico apprezzato e famoso, amico e chirurgo personale della regina Vittoria di Svezia, invitò i due uomini a soggiornare presso di lui, nella meravigliosa Villa San Michele di Anacapri. Passeranno lì giorni memorabili conversando di antichità greche – di cui il medico svedese era grande cultore – immersi in un’aura di infelicità. Quella loro storia, provata dalla detenzione di Wilde, dai libertinaggi di Alfred e dalla consapevolezza del poeta di non essere contraccambiato nella profondità del suo sentimento, stava volgendo al termine. Wilde partì dall’isola di Capri lasciando Alfred ospite da Mrs. Snow, una ricca americana che abitava all’ultimo piano di Villa San Michele.
Da uomo sarcastico e persona fragile e tormentata
Oscar Wilde partì per la Francia – dove morì povero e in solitudine nello squallore di un albergo a Parigi: era il 30 novembre del 1900. Aveva deciso di non rivedere mai più Alfred che descrisse come «la più amara esperienza di un’amara vita», un uomo che aveva sperperato le sue fortune, giocato con il suo cuore e che lo aveva fatto rinchiudere in carcere. Fu proprio da quel carcere che Wilde scrisse, sotto forma di lettera, il De Profundis, la cui pubblicazione in forma integrale risale al 1905. È in quest’opera che il dandy, l’uomo sarcastico e sicuro di sé che spesso traspare negli scritti, lascia il posto all’esule tormentato, fragile, disperato da un amore ricambiato in modo intermittente. Inadeguato. Quel loro viaggio sull’isola di Capri era stato alimentato dalla speranza di ritrovare con Bosie l’armonia e l’intensità reciproca raggiunta in rari momenti della loro relazione. Ma non fu così perché sull’isola si infransero le speranze che sembravano essere più di Wilde che di Alfred, fortemente provate anche pubblicamente, quella sera nella sala da pranzo del Quisisana. Per Wilde Capri rappresenterà ostracismo, sottrazione e tutto quello che non trovava posto dentro l’amore per l’indisciplinato Lord Alfred.
Anna Maria Turra
