Una collezione che racconta un pezzo di storia dell’isola
Sono più di duemila le immagini d’epoca che vanno dal 1895 al 1970 raccolte da Luciano Garofano, giornalista e scrittore, caprese doc. Tutto ha inizio a Milano, quarant’anni fa. Luciano lascia la sua isola per svolgere il servizio militare nel capoluogo lombardo e per caso si ritrova in piazza Cordusio, a pochi passi dal Duomo.
A caccia di storie
«C’era un interessante mercatino settimanale per collezionisti» – racconta Garofano – «nel rovistare tra quelle esposte mi capitarono sott’occhio alcune cartoline d’epoca di Capri. Fu un segno del destino. Provai una grande emozione nel toccare quelle piccole gioie di carta che raccontavano, ognuna, una sua storia che mi riportava all’isola lontana. Iniziarono così una serie di domande: chi le aveva scritte? Cosa avevano provato quegli anonimi viaggiatori nel visitare Capri?», Comincia così il lavoro di ricerca del giornalista isolano che ogni domenica tornava ai banchetti per scovare altri pezzi di storia. Riesce a recuperare un bel po’ di materiale, lascia Milano ma la sua attività continua. «Iniziai a frequentare tutti i mercatini di Napoli, spingendomi anche oltre, a Roma, in Toscana, spesso di nuovo a Milano» spiega Luciano Garofano. «L’avvento di Internet fece il resto, aprendomi più di una finestra su un mondo fantastico, del tutto sconosciuto, fatto di continue ricerche e di appassionanti aste on line, alcune di notte all’altro capo del mondo vinte all’ultimo secondo. Frequentavo siti specializzati che, man mano, hanno affinato la mia conoscenza di quel particolare settore del collezionismo cartaceo. Senza accorgermene, pezzo dopo pezzo, per quella che era diventata un’autentica passione, stavo mettendo su un’invidiabile collezione che, oggi, è arrivata a contare più di duemila cartoline, che amo condividere in mostre, discorrendone in conferenze, anche al di fuori dei confini isolani, in una sorta di promozione culturale di Capri. La bellezza va sempre condivisa, non va tenuta reclusa in un buio cassetto».
La corrispondenza
Ma cosa scrivevano i viaggiatori dell’epoca? «Dalla seconda metà dell’Ottocento la cartolina postale, sorella povera della lettera, avviò un nuovo modo di comunicare, senz’altro più pratico ed economico. Ridusse le distanze e contribuì a far conoscere luoghi lontani» sottolinea il collezionista caprese. «A scrivere non erano più soltanto i membri dell’alta borghesia, ora era il ceto medio a farlo con i pochi convenevoli consentiti sulla cartolina». Messaggi, saluti ma anche rivelazioni di sentimenti e stati d’animo, proiettando in quelle immagini tutte le aspirazioni per una migliore aspettativa di vita. «Mi sono imbattuto in alcuni scritti che sono vere e proprie poesie, molte, in lingua straniera. Ne cito una a cui sono particolarmente affezionato» – ricorda Luciano Garofano – «riportata su una veduta da Tiberio, il 20 maggio del 1898: ‘tutte le cose, che tratto tratto infiorano la nostra esistenza, sono gelosamente conservate nell’ampolla del ricordo…’, indirizzata a una gentilissima signorina di Trieste, probabilmente dal suo innamorato che si firma con un monogramma. Una poesia».
A Capri sono stato…
L’isola di Capri, meta esclusiva e ambita dai viaggiatori di fine Ottocento e di buona parte del Novecento, ispirò una notevole produzione di cartoline, che, a distanza di decenni, ci restituiscono l’immagine di un luogo aristocratico e popolare insieme. Negli anni Cinquanta e Sessanta, divenuta un inesauribile serbatoio per i giornali scandalistici, come contraltare della Dolce Vita romana, Capri finì per assecondare la curiosità di quei lettori. «Una sovraesposizione mediatica» – sottolinea il giornalista – «che alimentava il desiderio degli italiani medi, usciti dalla guerra, di farsi vedere, seppur per il tempo di una semplice gita, su quel palcoscenico di effimera notorietà, a volte giusto per imbucare un’economica cartolina: A Capri sono stato e a Voi ho pensato…».
Etichette & Pubblicità
Non solo cartoline, però. Tra i frammenti di vita contenuti nel baule dei ricordi di Garofano trovano posto anche le etichette da valigia: piccoli, raffinati capolavori d’arte grafica, coloratissimi e bizzarri, che da soli bastavano a raccontare degli avventurosi viaggi verso l’isola e dei lunghi soggiorni nei più esclusivi alberghi dell’epoca, come quella dell’Hotel Pagano, del Grand Hotel Quisisana o dell’albergo Gatto Bianco, regalata dalla famiglia Mondadori ai fratelli Esposito in occasione dell’apertura dell’albergo, tra le preferite dello scritto caprese.
«Queste etichette erano diventate sinonimo di lusso e di distinzione, uno status symbol da esibire, con vanità, sulle valigie» – afferma il giornalista caprese – «per gli albergatori diventarono uno straordinario veicolo di promozione turistica: attraverso il movimento della clientela diffondevano l’immagine del loro albergo nel mondo, conquistando nuovi, spesso insperati, bacini d’utenza. Tutti, dalle piccole pensioni ai grandi alberghi, offrivano questa ultima forma di cortesia nei confronti dei propri ospiti.» É attraverso le etichette che si è riusciti a tracciare anche lo sviluppo dell’attività alberghiera sull’isola di Capri e l’arte di ospitare, da sempre vanto degli isolani. Ma anche per le etichette, come per le cartoline, venne il momento dell’oblio. Come nella seconda metà dell’Ottocento, era stato il treno a fare la differenza, ora ci pensava l’aereo a trasformare nuovamente l’industria turistica. L’era dei jet, infatti, andò a modificare pesantemente la dinamica del viaggio e anche il design del bagaglio che diventerà sempre più raffinato e griffato.
I personaggi
La passione di Garofano – addetto stampa della Città di Capri, autore di diverse pubblicazioni e vincitore nel 2020 del Premio Capri San Michele – Sezione Turismo per il suo libro Capri in Etichetta – non si limita però solo a questo.
«Sono sempre stato affascinato dalle millenarie vicende storiche di Capri. Dedico gran parte del mio tempo libero allo studio, soprattutto all’indagine e all’analisi dei fatti più curiosi ed intriganti di cui è piena zeppa la nostra storia» – confida il giornalista isolano – «quando mi imbatto in una vicenda insolita che mi affascina particolarmente, cerco di approfondirla. O quando sbatto frontalmente in un personaggio che mi intriga più degli altri, non lo mollo facilmente. Rivolto come un calzino tutto ciò che riesco a trovare, perdendomi tra libri d’epoca, documenti, registri storici, immagini, tra emeroteche e biblioteche, ma anche tra il mare magnum del materiale che esiste sul web, non sempre attendibile, ma che può offrire preziose tracce per arrivare ad altro. Ecco come sono usciti fuori dalla mia penna storie originali e ritratti di personaggi davvero unici nel loro genere, come la Marchesa Luisa Casati Stampa, eccentrica ed estrema, vissuta per dieci anni a Villa San Michele, la Principessa Mananà Pignatelli, che dormiva in una bara a Marina Piccola, il Feldmaresciallo Hermann Goering, alla ricerca dell’ingresso delle Terra Cava tra le grotte dell’isola, il pittore cavernicolo Hans Paule e il giornalista Lamberti Sorrentino, il cui nome è legato alla misteriosa Villa Noa Noa in fondo al Pizzolungo e tanti altri».
Il nuovo progetto
«Mi sto dedicando a un nuovo lavoro che mi porterà ad offrire un’ulteriore ed inedita chiave di lettura della storia di Capri, come è stato per le cartoline, le etichette da valigia e per l’ultimo libro che ho scritto Un’Altra Capri, dove mi sono occupato di personaggi estremi e fatti curiosi. Attraverso un’accurata, spesso non sempre facile, ricerca che è alla base di ogni mio progetto, come in un puzzle, ora sto ricostruendo la storia di nuovi fatti e persone che hanno lasciato il loro segno sull’isola. Spero presto di poter mettere tutto insieme ed arrivare alla pubblicazione».
Claudia Catuogno