Le Corbusier

Le Corbusier, l’artefice del buen ritiro Villa Tragara

“Un’emanazione della roccia, una filiazione dell’isola, un fenomeno vegetale, quasi un lichene architettonico cresciuto sul fianco di Capri”

La Stracasa è nella storia dell’isola di Capri. “Un’emanazione della roccia, una filiazione dell’isola, un fenomeno vegetale, quasi un lichene architettonico cresciuto sul fianco di Capri”; è con queste parole che un giovane architetto, Charles-Édouard Jeanneret-Gris, meglio conosciuto come Le Corbusier, esprimeva in un articolo pubblicato su Domus nel 1937, la propria opinione su un gioiello dell’isola, Villa Tragara.

Fu lui, negli anni Venti, a essere scelto dal marchese Emilio Errico Vismara, ingegnere, moderno mecenate lombardo, indiscusso protagonista dello sviluppo turistico di Capri, per progettare una delle strutture più affascinanti dell’isola. 

I due uomini avevano una visione assai simile di quell’insieme di linee, piani, aperture, dettagli e ambienti che costituiscono una casa. L’architetto svizzero, naturalizzato francese, intendeva l’architettura, un rifugio, “dove si mette al riparo il corpo, il cuore, il pensiero”; l’ingegnere Emilio Vismara definiva quella dimora a picco sul mare, molto di più di una casa, più di una villa, qualcosa di unico, incantevole: la chiamerà la Stracasa. E dal loro lavoro a quattro mani avrà luce, davanti ai Faraglioni, Villa Vismara, successivamente Villa Tragara. Le Corbusier redige i disegni delle piante dei quattro livelli, con riferimenti topografici, annotazioni, schemi, percorsi interni ed esterni. A Capri fa accadere un’architettura che è combinazione di materiali naturali e tecniche moderne. Dà luogo a un pensiero che tiene conto delle asperità del terreno: giocano un ruolo fondamentale nella composizione degli spazi. Adattarsi per Le Corbusier è ispirazione tra limiti e irregolarità dell’ambiente, è immaginare un insieme di volumi e di forme legati ai punti di vista dell’osservatore.

Gli spazi interni, le terrazze affacciate sul mare con i pergolati, le finestre che inquadrano panorami unici, il corpo stesso della casa che si adagia quasi fosse lì da sempre sulla roccia, seguendone l’andamento naturale, a dar luce e spazio allo spettacolo della natura, al rumore del mare, alla vastità del cielo, al continuo mutare dello scenario marino sotto la spinta dei venti.

La Stracasa passa alla storia; il proprietario è costretto a fuggire in Francia per le persecuzioni fasciste e la villa diventa base del comando americano durante la Seconda Guerra Mondiale ospitando il generale Eisenhower, futuro presidente degli Stati Uniti, e il primo ministro inglese Winston Churcill.

La dolce vita caprese

Finita la guerra, negli anni Cinquanta, la villa accoglie feste private memorabili, organizzate dai marchesi Vismara che, tornati sull’isola, animano il tessuto della Dolce Vita caprese. Hanno un vicino, il conte Goffredo Manfredi, che nel 1952 acquista una proprietà confinante, con lui stringeranno una forte amicizia. Nel 1968 il conte, interamente occupato da una natura imprenditoriale, comprerà la Stracasa trasformandola, dopo una serie di ristrutturazioni, da intima dimora ad albergo. Struttura che oggi, vestita di contemporaneità non ha perso i volumi della straordinaria realizzazione architettonica di Le Corbusier ed è il cinque stelle lusso, Punta Tragara, gestito dai nipoti del conte Manfredi. 

“Le Corbu”, in molti lo chiamavano così perché il suono ricorda la parola francese corbeau cioe’ corvo, firmava le sue lettere abbozzando la testa di un corvo. Questo segno sovrasta l’intera isola di Capri, amata e considerata “capolavoro di architettura costruito senza architetti”. Espressione che va legata a quel modo preciso di Le Corbusier d’intendere il proprio lavoro: “L’architettura è un fatto d’arte, un fenomeno che suscita emozione al di fuori dei problemi di costruzione, al di là di essi. La Costruzione è per tener su, l’Architettura è per commuovere”.

Anna Maria Turra