limoni di Sorrento

Limone di Sorrento, una delle prelibatezze dell’isola

L’isola di Capri è una delle zone produttrici di questo frutto. La storia e l’uso di uno dei prodotti tipici della costiera sorrentina

Probabilmente li avrete già notati. È un prodotto vistoso, prelibato, usato come condimento per la cucina o come ingrediente di un liquore che ricalca il suo colore. Ma è soprattutto un simbolo, viste le sue origini antiche. Il limone di Sorrento è tutto questo. Un frutto unico, come il terreno che lo ospita; e originale, per via del suo metodo di coltivazione che rispecchia le qualità e le tradizioni regionali. Tanto da aver ottenuto nel 2001 il riconoscimento dell’indicazione geografica protetta. (I.G.P.). Chi vuole assaggiare questi limoni, sa che deve passare per i comuni di Massa Lubrense, Sorrento, Meta, Piano di Sorrento, Sant’Agnello e Vico Equense. E in questa lista non poteva mancare di certo l’isola di Capri, che rientra tra le zone produttrici di questo frutto italiano. Il paesaggio ha così accolto un nuovo colore dentro la sua tavolozza, costellando le zone di Capri e Anacapri di una luce naturale, e ricoprendo il territorio di un profumo di grande impatto.

Le proprietà del limone di Sorrento

Che cos’è che rende unico il limone di Sorrento? Prima di tutto le sue origini. L’Ovale di Sorrento (o Limone di Massa) non si trova in altre zone della Campania. Il nome prende spunto dalla forma particolare del frutto, simile a un’ellisse. Ma al di là della geometria, conta la sostanza. E questo frutto ne ha da vendere. Il giallo vivo della buccia, spessa e ricca di aromi, corrisponde a una polpa della stessa tinta. Il succo è particolarmente acido, ma non bisogna fermarsi a questo. Il limone, oltre ai sali minerali, ha in sé la vitamina C, con benefici per l’intero sistema immunitario grazie al suo potere antiossidante. Oltre a essere un frutto invitante, garantisce protezione al nostro organismo, prevenendo rischi di malattie croniche (tumori) e rinforzando i vasi sanguigni.

La storia

I primi frammenti storici che certificano la presenza di questo frutto risalgono al 1500. Anche se ci sono ormai diverse testimonianze che portano a pensare che l’uso del limone, o meglio dell’antenato di quello di Sorrento, fosse una consuetudine anche in epoca romana. Le prove sono riemerse infatti a seguito di numerosi scavi nelle aree di Pompei ed Ercolano, dopo che furono ritrovati mosaici e dipinti che raffigurano dei frutti molto simili al limone di Massa. Ma le prime testimonianze scritte dell’Ovale di Sorrento sono invece riconducibili al Medioevo, nel pieno del Rinascimento quando erano i Padri Gesuiti a coltivare questi preziosi frutti.

La tecnica di produzione

Il limone di Sorrento spicca infatti per un aspetto che non riguarda la natura del frutto in sé, bensì per la tecnica. Un elemento che si è rivelato decisivo per ottenere il marchio I.G.P. Perché se è vero che il frutto è merito della pianta, lo è altrettanto per il metodo di coltivazione portato avanti dalla popolazione del posto. Le pagliatelle sono un esempio degli strumenti utilizzati per la produzione del limone. Un manufatto pregiato realizzato in paglia e sostenuto da dei pali in legno che lo circondando in tutto il perimetro. Tutto questo serve per due motivi: proteggerli dalle intemperie e dal freddo, e per la maturazione, che in questo caso rallenta.

Gli usi

Si possono usare in vari modi. Il Limone di Sorrento può essere utilizzato per dare un tocco in più al vostro piatto, che siano gli antipasti, o i primi e secondi piatti a base di pesce. Per non parlare dei dolci, di cui questo frutto diventa uno dei principali ingredienti. Ma questo tipo di limone è fondamentale per chi volesse cimentarsi nella preparazione del limoncello, un liquore speciale, fresco e dal sapore delicato, che sfrutta la scorza del frutto che va poi intinta e macerata poi nell’alcool con acqua e zucchero. D’estate, non esiste toccasana migliore.

Riccardo Lo Re