Tra le opere dell’autore inglese, Terra delle Sirene edito da La Conchiglia, un viaggio che ti trascina attorno al mito e alla storia dell’isola di Capri
Parte della fama dell’isola di Capri si deve a moltissimi artisti. Alcuni sono stati di passaggio; altri si sono invece fermati diventando testimoni di quel tempo. Norman Douglas, scrittore britannico, è uno di questi. Un personaggio che con la sua penna ha descritto per filo e per segno quelle che erano le sue emozioni una volta giunto verso la Terra delle Sirene. O meglio, the Siren Land, usando il titolo originale del suo quaderno di viaggio. Un diario appassionante, dettagliato, con una sua precisa identità. Sono questi racconti originali che hanno permesso all’isola di raccontarsi al di fuori dei suoi confini naturali, trasferendosi sulle pagine dei libri o sui colori delle opere esposte nelle gallerie d’arte mondiali.
Douglas e Capri
George Norman Douglas nacque in Austria da parte di padre scozzese e madre tedesca. E già qui la dice lunga sull’impronta culturale di questo autore. Una figura che non intravedeva limiti alla sua curiosità. Qualunque paese gli sarebbe stato stretto per sognare a occhi aperti. Per questo l’autore di Vento del Sud, dopo l’adolescenza passata a Tilquhillie e una piccola parentesi come diplomatico verso la fine dell’Ottocento, cominciò a guardare oltre, verso le acque del Mediterraneo. Sarà stato il richiamo delle sirene? Di certo la storia di Capri ebbe un certo tipo di influenza su di lui, a giudicare dal tempo che lo scrittore trascorse sull’isola perfettamente inserito nella comunità di eclettici intellettuali che la elesse buen retiro. La prima volta fu proprio verso la prima metà del Novecento, quando la sua vita si divideva tra il calore del Golfo di Napoli e le temperature miti dell’Inghilterra.
La recensione del Times
Sull’isola di Capri Douglas cominciò a scrivere The Forestal Conditions of Capri e, in seguito, Terra delle Sirene. Uno dei primi libri in cui lo scrittore descriveva i suoi soggiorni nel suo lungo giro d’Italia. Uscito nel 1911, fu, però, scoperto qualche anno più tardi negli Stati Uniti, come riportato in uno degli articoli del New York Times. Nel Dopoguerra, infatti, questi pensieri trovarono sponda oltreoceano grazie a una ristampa, ricevendo elogi in merito allo stile narrativo scelto per raccontare le sue esperienze estive. Il giornalista americano fu colpito innanzitutto dalla «prosa forbita», accompagnata da «un ingegno mescolato con delicatezza e una saggezza» che ha trasformato questo volume in una piacevole scoperta. Nel descrivere Terra delle Sirene, il reporter cercò di rapportarlo con altri libri di viaggio che, secondo il suo parere, sembravano scritti «sulla base di appunti, in un’atmosfera claustrale e poco stimolante». Non è il caso di Norman Douglas. Il suo è un testo didascalico, puntuale, curato nel descrivere i momenti del presente e del passato. «Il sole mediterraneo» – continua l’articolo – «ha tinto le pagine scritte a matita, la tramontana o lo scirocco le ha lasciate fluttuare a destra e a sinistra. E alcuni timidi esemplari di piante, di cui l’autore è un assiduo collettore, sono state impresse tra questi fogli.» Sono parole che hanno un peso per un testo che deve restituire ogni sensazione al lettore. Non è facile tradurla a parole, ma avendoci vissuto per molto tempo Norman Douglas riuscì a cogliere una parte essenziale di quel mondo caprese che lo sorprese più di ogni altra cosa. Terra delle Sirene è realtà, finzione, eleganza ed euforia. Tutti elementi necessari per restituire a tutti noi il folklore dell’isola di Capri che ancora oggi resiste nel quotidiano.
Riccardo Lo Re