Gio Ponti

Il progetto di Gio Ponti per un albergo nel bosco di San Michele  

Il progetto per un “albergo spontaneo” sull’isola di Capri, studiato da Ponti assieme a Bernardo Rudofsky nel 1937, rappresenta un’idea affascinante che purtroppo non è mai stata realizzata. Ripercorriamone i dettagli

«Il Mediterraneo insegnò a Rudofsky, Rudofsky a me»: così Gio Ponti definì la sua collaborazione con Bernard Rudofsky negli anni Quaranta. Rudofsky aveva appena progettato, con Luigi Cosenza, la più bella architettura mediterranea d’Italia (prima della casa di Malaparte a Capri, di Libera): la villa Oro a Posillipo, del ’86. Idee pontiane e rudofskiane confluiscono nell’invenzione dell’albergo San Michele sull’isola di Capri: un albergo spontaneo, fatto di case-stanze separate, sparse in un bosco, ognuna con un patio, ognuna con un nome; e dalle case tanti sentieri-corridoi convergono a un minuscolo paese, cuore dell’albergo, ove risiede il direttore (anzi, il gentiluomo che governa il luogo). Ponti e Rudofsky hanno molto progettato ma nulla costruito insieme. Li legava l’idea dell’architettura senza architetto. 

Il progetto mai realizzato

Il progetto per un albergo nel bosco a San Michele sull’isola di Capri, progettato da Gio Ponti, rappresenta un’idea affascinante che purtroppo non è mai stata realizzata. Gio Ponti, uno dei più rinomati architetti italiani del XX secolo, ha lasciato un’impronta significativa nel campo dell’architettura e del design, ma questo particolare progetto ha suscitato grande interesse e curiosità nel corso degli anni.

Connubio tra architettura e natura

L’isola di Capri è rinomata per la sua bellezza naturale e il suo paesaggio mozzafiato. Il progetto di Ponti per un albergo nel bosco a San Michele aveva l’obiettivo di fondere l’architettura con l’ambiente circostante in modo armonioso, offrendo ai visitatori un’esperienza unica e immersiva nella natura.

Il progetto immaginava un albergo che si integrasse perfettamente nel bosco lussureggiante di San Michele. Ponti si ispirò alla topografia del sito, cercando di preservare gli alberi esistenti e minimizzare l’impatto ambientale. L’idea era quella di creare una struttura organica e fluida che si adattasse alle forme naturali del terreno e si mimetizzasse tra gli alberi, offrendo agli ospiti una sensazione di tranquillità e connessione con la natura circostante.

La scelta attenta dei materiali

Il design dell’albergo avrebbe caratterizzato un mix di materiali naturali, come legno e pietra, per enfatizzare l’armonia con l’ambiente circostante. Gli spazi interni sarebbero stati progettati per offrire una vista panoramica sulla bellezza del paesaggio circostante, incorporando grandi vetrate e terrazze panoramiche.

Nonostante l’entusiasmo e l’eleganza del progetto, l’albergo nel bosco a San Michele non è mai stato realizzato. Tuttavia, il suo impatto e l’influenza di Gio Ponti nell’architettura moderna rimangono evidenti. Il suo approccio all’architettura, che coniugava estetica, funzionalità e un profondo rispetto per l’ambiente circostante, continua a ispirare generazioni di architetti e designer.

Bianco e colori, stanze con un nome

Il Mediterraneo di Rudofsky è bianco, quello di Gio Ponti colorato. I nomi delle stanze (stanza degli angeli, stanza dei cavallini, stanza delle sirene) sono di Ponti. L’idea della vasca da bagno a conca nel pavimento, fra muri, fresca acquea grotta nella casa, è di Rudofsky; e così l’idea delle scale di muro con le alzate in decorata ceramica, e l’idea che gli ospiti, arrivando, lascino in un ripostiglio tutti i loro indumenti, e ne trovino altri – sandali, cappelli, ombrelli – disegnati dagli architetti (Rudofsky scoprì il Giappone ancora puro, prima dei giapponesi contemporanei). Rudofsky la svilupperà poi nei suoi famosi libri-viaggi. 

Il “mediterraneo” pontiano

Il paesaggio è uno spazio prodotto tanto dell’esperienza quanto della capacità di leggere il luogo come sistema di segni. È un racconto, una forma di scrittura, un deposito dell’immaginario. 

E, in questo immaginario, Capri è un’esemplare costruzione testuale e visiva. È il luogo di una consolante “utopia” mediterranea, un idilliaco ambiente paesaggistico, dove le preesistenze architettoniche interagiscono con le arti visive e la cultura letteraria. E l’interpretazione lirica della cultura autoctona si associa a una rinnovata semantica del popolare e della tradizione. 

Nei disegni per l’Albergo nel bosco all’isola di Capri, studiato in collaborazione con Bernardo Rudofsky nel 1937, e nei progetti di case al mare ideati da Ponti negli anni Trenta e nel primo lustro del decennio seguente, emerge il nesso imprescindibile tra processo creativo e racconto.

Il progetto “mediterraneo” pontiano è l’espressione di un’architettura dell’altra modernità che evidenzia «una più ampia, meno funzionalistica e deterministica razionalità, capace di accogliere l’elaborazione di temi simbolici e di produrre riferimenti solidi per l’immaginario collettivo» (Crippa 2007, p. 20). 

Sibilla Panfili

Fonti

Le principali mostre e i relativi cataloghi degli ultimi tre anni, alle quali si rimanda per una esauriente disamina dell’opera di Ponti e della bibliografia più aggiornata sono: Gio Ponti: L’infinito Blu, a cura di Aldo Colonnetti, Patrizia Famiglietti con Salvatore Licitra, la Triennale di Milano, febbraio/marzo 2017; Tutto Ponti, Gio Ponti Archi-Designer, a cura di Sophie Bouillet-Doumos, Dominique Forest, Salvatore Licitra, Musée Des Art Décoratifs, Parigi, Ottobre 2018/Febbraio 2019; Gio Ponti. Amare l’architettura, a cura di Maristella Casciato e Fulvio Irace, MAXXI, Roma, Novembre 2019-Settembre 2020.