L’italiana Agrati dedicò all’isola campana una moto che fu prodotta fino alla fine degli anni Sessanta
Come un marchio. Un certificato di garanzia e di qualità. Sono diverse le aziende che, nel corso dei decenni, hanno deciso di dare il nome di Capri ai loro prodotti di punta. Dalle auto ai succhi di frutta. Così come l’americana Ford aveva omaggiato l’isola campana con una lunga serie di modelli di auto, anche l’italiana Agrati aveva fatto altrettanto con il suo scooter, oggi amatissimo dai collezionisti.
Agrati Capri, moto dal passato
La Agrati non esiste più da un pezzo. Fondata nel lontano 1870 in Brianza da Antonio Agrati come società che forgiava metalli e attrezzi agricoli, nel dopoguerra, dopo aver già prodotto motori e biciclette, l’azienda decise di realizzare finalmente uno scooter tutto suo, per alcuni versi simile alla leggendaria Vespa. Lanciata sul mercato nel 1958, la piccola moto della Agrati venne chiamata Capri. Subito dopo venne poi prodotto un altro scooter, chiamato Como, e infine il Capri Tourism De Lux. Nel 1961 la Agrati si fuse poi con la Garelli, ma continuò fino al termine degli anni Sessanta a far comparire il suo marchio sullo scooter dedicato all’isola del golfo napoletano.


Lo scooter Capri
Il Capri, interessato da una operazione di restyling nel 1966, fu uno scooter di particolare successo che montava un motore con 50 di cilindrata. Aveva un sellino con portapacchi e, su richiesta, poteva essere anche montata una sella a due posti. Diversi i tipi di colorazione: monocolore o bicolore a partire dagli ultimi modelli prodotti, quelli della fine degli anni Sessanta. Oggi il Capri, come un po’ tutte le moto della sua generazione, è un oggetto di culto degli appassionati di tutto il mondo. Su Facebook esistono addirittura alcune pagine che alla storia dello scooter italiano dedicano racconti, impressioni, esperienze e fotografie.
Dario Budroni