Giovanni Colavecchia analizza la stagione estiva di un’azienda che conserva le tradizioni da generazioni e li trasmette ai clienti di tutto il mondo
La sera porta sempre ottimi consigli. È il momento in cui si stacca dalla routine e si comincia a mettere nuove idee sul tavolo. Giovanni Colavecchia, uno dei proprietari di Capri Pasta, ci ha, infatti, concesso uno di quei rari momenti in cui non si trova nel suo laboratorio artigianale, per raccontarci le impressioni di questa stagione e qualcuno dei sogni nel cassetto che condivide con la famiglia. «Il mio motto» – afferma – «è sempre lo stesso: ogni festa deve finire con un abbraccio. Mi piace creare questo rapporto cordiale con gli ospiti. Un aspetto che si ritrova anche nei nostri piatti, semplici e avvolgenti.»
Ieri
Il paragone con lo scorso anno è inevitabile, anche per capire in che modo l’attività di Capri Pasta sia ripresa. Ma per Giovanni Colavecchia il confronto non può proprio reggere. Avendo lavorato da metà luglio fino agli ultimi giorni di agosto, è davvero difficile compararlo a questo graduale, e decisivo, ritorno alla normalità. La clientela affezionata c’è sempre stata, ma i turisti e gli stranieri sono tornati a bussare alle loro porte nei primi mesi estivi, anche se con una modalità diversa dal passato. Nel 2019, sottolinea Giovanni, Capri Pasta riusciva a gestire eventi di grossa portata. Un dato che, oggigiorno, non era possibile eguagliare.
Oggi
Il suo servizio di catering, tuttavia, è riuscito a superarsi, restringendo il campo verso cene per pochi intimi e matrimoni sempre nel rispetto delle norme. Per crescere Capri Pasta si è dovuto reinventare, costruendosi attorno un servizio contenuto nei numeri, ma non nella fantasia. La professionalità, la cura e l’inventiva non sono mutate. A cambiare sono state l’esigenze del cliente con una forte «necessità di tornare a vivere e a riunirsi», come sottolinea Giovanni Colavecchia. Una delle ultime collaborazioni di Capri Pasta è stata, infatti, con la taverna Anema e Core, un simbolo per la sua storia e per la presenza dei grandi volti del bel mondo. «Quando organizzavano le loro cene-spettacolo si percepiva la voglia della gente di scendere in taverna e divertirsi», racconta Giovanni. Come a voler ritrovare l’equilibrio lasciato in sospeso. Una formula che non vale solo nella vita, ma anche in laboratorio, dove si deve sempre cercare il giusto bilanciamento tra le varie portate.
«Non c’è un menu o una proposta standard» – continua Giovanni Colavecchia – «a noi piace costruirli, in base alle richieste e ai gusti degli ospiti. La nostra cucina si basa su piatti semplici e prelibati. L’identità del nostro prodotto passa dalla ricerca delle materie prime, il nostro vero biglietto da visita, alla lavorazione, dove cerchiamo di mantenere i sapori di un tempo e soddisfare, così, il palato del cliente. Il risultato di un piatto deve tenere sempre conto delle sue origini. Tant’è vero che il nostro raviolo caprese segue per filo e per segno la ricetta dei nonni realizzata un centinaio di anni fa». E non è il solo a venire apprezzato dai clienti. Gli abbinamenti di Capri Pasta sono tra i più esclusivi, aggiungendo il sapore delle grandi tradizioni del mare e della terra.
Domani
Ma il futuro attende. Giovanni Colavecchia non lo nasconde. Pensa in continuazione ai suoi progetti e al suo desiderio di creare un sistema circolare efficiente e completo. «Abbiamo una tenuta che spero, un giorno, di mettere a regime per coltivare sulla mia terra i prodotti da vendere. Inoltre, insieme a mia moglie, pensavamo di realizzare eventi direttamente a casa, avendo a disposizione gli spazi per i grandi ricevimenti, il terrazzo, il prato, la limonaia per il rito civile e una cucina da attrezzare. Un pensiero che stiamo costruendo passo per passo, un sogno nel cassetto che mi auguro di realizzarlo tra qualche qualche anno».
Riccardo Lo Re