L’isola di Capri come set di un grande film. Solo che in questo caso è la musica a dettare legge grazie allo stile unico dell’artista napoletano
È difficile spiegare a parole ciò che Liberato, insieme al regista Francesco Lettieri, ha realizzato nel lontano 2019 con Capri Rendez-Vous. Tre anni fa, infatti, veniva compiuta un’operazione che non si può solo definire commerciale. Attorno alla presentazione dell’album, infatti, l’artista insieme ai produttori ha scelto di promuovere alcune sue parti usando la forza espressiva dell’immagine. Una mossa che risulta ancora oggi innovativa soprattutto per come si è concepito il legame con la musica di Liberato. In effetti è una sorta di ibrido che alimenta la passione per il cinema del passato (un omaggio al movimento della Novelle Vague), ma con una tecnica che si avvicina al linguaggio della serialità televisiva. E se si scava ancora a fondo, può essere scomposto in cinque videoclip interamente autonomi, ognuno con la propria storia che è sviluppata in maniera ciclica.
Capri Rendez-Vous, le clip
Le azioni sono centrali in Capri Rendez-Vous, così come la costruzione dell’insieme che non è secondario. Nel primo episodio ci si trova immersi in un’isola romantica, quella della Dolce Vita del 1966. Un’eleganza che viene accentuata con il bianco e nero, che al contrario di quello che si pensi, riesce a rinvigorire i contrasti attorno a sé. Questo scontro si legge tra le sequenze di questo video che utilizza tutto ciò che si è imparato dal cinema di Godard: tagliare l’essenziale per mostrare le pause del nostro quotidiano. Nei film classici è importante ridurre il più possibile i vuoti, mentre qui si concede più spazio a quel dialogo straordinario avvenuto tra il regista Dino e l’attrice francese Marie, sulle contraddizioni e le potenzialità della settima arte.
Dopodiché, si passa agli episodi successivi in cui la storia di Marie comincia a legarsi a quella di Carmine. Doveva portarla in albergo dopo le riprese, ma il richiamo dei Faraglioni è stato più forte di lei. I colori, sostituiti dalle gradazioni di grigio, si percepiscono grazie ai sentimenti provati dai due amanti. Un colpo di fulmine che nel terzo episodio (ambientato nel ’75) torna ad assillare il ragazzo, ma non è corrisposto non perché non ci sia più l’amore, ma perché non si guardano. Cercandola con gli occhi, si trova solo di fronte a un muro costruito dalla sua fama. Distrutto solo con il quarto episodio, quando nel ’93 si ritrovano quando sono cresciuti. Lui è un vigile sposato, lei in crisi tanto da essere immortalata in un bar in balia dell’alcool. Eppure in quell’occasione la passione è riemersa, con la stessa intensità del primo video, ma a colori. L’ultimo episodio è infine un costellarsi di fotogrammi che riportano il tempo al presente, quando Marie tornerà di nuovo sull’isola di Capri a rivivere quei momenti importanti della sua vita.
La carriera del regista
Francesco Lettieri dopo questa collaborazione prenderà alla lettera quanto raccontato in questa mini serie. Il suo legame con il cinema lo porterà a dirigere Ultras (è su Netflix) e Lovely Boy, presentato alle Giornate degli Autori a Venezia. E anche il rapporto con la musica non si interrompe. Nel primo caso proprio con la colonna sonora di Liberato; nel secondo mostrando la vita di un rapper con una carriera da scrivere, nonostante i problemi che si presenteranno lungo la sua strada.
Riccardo Lo Re