Capri

Capri, un’isola fuori dal comune

Dalla leggenda delle sirene alla bellezza dei borghi di Anacapri e Capri. L’isola è stata e continua a essere la meta dei grandi artisti 

L’isola di Capri si trova in un equilibro costante tra sogno e realtà, una linea non troppo sottile su cui però hanno camminato generazioni di artisti sin dall’Ottocento. Deve esserci per forza un trucco, un incantesimo che continua ancora oggi ad attrarre turisti da tutto il mondo. La risposta, in realtà, non è poi semplice da trovare. Nemmeno gli studi sulle origini storiche dell’isola di Capri riescono a capire quale sia l’origine di questo desiderio. C’è chi, per esempio, ha cercato di forzare l’etimologia del lessico per trovare una soluzione nei confronti di questa lunga migrazione di sovrani, archeologi e pittori verso l’isola di Capri. Fitzhugh L. Minnigerode ritiene, per esempio, che esista una relazione tra l’isola azzurra e il termine capriccioso. Un’espressione spesso associata in modo negativo, come se fosse un gesto istintivo, irrazionale che porta a volte a delle conseguenze irreparabili. Ma in termini artistici il capriccio è qualcosa di unico, originale. Insomma, libero da qualunque canone. 

I capricci della natura

L’isola sotto questo aspetto è il foglio bianco di qualunque autore, che si è diretto proprio su questi scogli con lo scopo di creare o terminare la propria opera d’arte, che sia un dipinto o un romanzo d’avventure. Spesso l’ultimo tocco è quello che restituisce colore al proprio lavoro, ispirato proprio dall’energia del posto in cui risiedono, dal calore del sole alle temperature rigide trasportate dal vento. Il senso di equilibrio sull’isola di Capri si nota soprattutto nei momenti più delicati quando il tempo cerca di prendere il completo controllo della situazione. Ma con l’isola non ha vita facile, perché anche se sfoggia tutta la sua carica (i suoi capricci, per l’appunto) lei sa sempre come proteggere i suoi residenti con gli scudi lasciati in eredità dalla natura. Le rocce attutiscono il colpo, ma non l’emozione di vedere questo spettacolo inedito manifestarsi davanti agli occhi dei turisti, consci di essere nel posto giusto. 

I canti delle sirene

C’è stato chi invece ha trovato la sua risposta nel canto delle sirene che un tempo abitavano sull’isola. Ulisse fu uno dei primi a essere ammaliato dalla loro voce nel suo lungo viaggio di ritorno a Itaca, come ben descritto dal poema omerico. Ma da lì a trovare un riscontro storico ci vuole studio, e, bisogna dirlo, molta inventiva. Il capriccio in questo caso viene dalla mente dello scrittore e ingegnere Edwin Cerio, che ha voluto vederci chiaro su questa leggenda che ancora oggi ha saputo come lasciare il segno. 

Lo Scoglio delle Sirene è l’unico segno rimasto della loro presenza, che come racconta il mito erano solite incantare i marinai durante il loro passaggio in nave, per poi attirarli nelle caverne. Una di queste fu proprio presa in carico da Cerio per condurre delle ricerche sulla loro effettiva esistenza. Delle sirene, bisogna dirlo, non fu trovata traccia, ma qualcosa di altrettanto interessante emerse durante gli scavi. Dentro quella caverna sarebbero state ritrovate delle prove che dimostrano una presenza femminile in quel luogo. L’incanto non era merito della voce, bensì di alcuni trucchi estetici usati in quell’epoca per rendersi più graziose agli occhi del marinaio, che veniva così colpito dalla loro straordinaria bellezza. 

Vero o falso che sia, le figure femminili hanno sempre affascinato i viaggiatori che giungevano sull’isola. Le testimonianze sono davvero infinite, perché infinito era il loro desiderio di tornare dopo averla visitata per la prima volta. Il pensiero non va più via e in questo caso non è frutto di un’illusione. È tutto reale.

Riccardo Lo Re 

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