Toni Servillo

È stata la mano di Dio, le parole di Robert De Niro

L’attore ha speso parole di elogio verso l’ultimo film di Paolo Sorrentino ambientato a Napoli e sulla splendida Isola di Capri

«Lo tieni qualcosa da raccontare? E allora dillo!» Robert De Niro non si è fatto fin troppo pregare. Ha preso carta e penna, e ha cominciato a scrivere i suoi pensieri vestendo i panni di un critico cinematografico. Il suo editoriale, uscito su Deadline, è tutto incentrato su È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino, disponibile da alcune settimane su Netflix ed entrato ufficialmente nella cinquina degli Oscar per il miglior film straniero. Dal Lido di Venezia (dove ha ottenuto il Gran Premio di Giuria), non ha più smesso di raccogliere consensi. Lo confermano le due candidature ottenute ai BAFTA per il miglior film non in lingua inglese e per il casting, marcando di fatto i riconoscimenti ricevuti nella scorsa edizione di Capri Hollywood. E le parole di apprezzamento dell’attore americano conosciuto per Taxi Driver, Quei bravi ragazzi, Il Padrino, The Irishman e Toro Scatenato.

Le parole di De Niro

Il film lo ha toccato nel profondo per diverse ragioni. È stata la mano di Dio è un racconto autobiografico seppur all’interno di un’opera di finzione. Sorrentino, afferma Robert De Niro, è riuscito a creare il personaggio di Fabietto partendo «dal proprio DNA e dalle sue esperienze, ambientandolo nella sua nativa Napoli». All’attore non è sfuggita l’importanza della location nel racconto. Diventa subito «la co-protagonista più importante di Fabietto», afferma l’attore, che, come il pubblico ha condiviso «l’amore di Sorrentino per Napoli nella bellissima inquadratura aerea dal Golfo di Napoli alla città». Un affetto che si vede e si sente grazie alla «varietà dei personaggi: eccentrici, spesso molto divertente, appassionati, pieni di gioia e speranza». L’interprete, essendo stato a Napoli alcune volte, ha percepito quegli elementi che sono riconducibili al mondo napoletano. Uno studio approfondito e metodico che grandi registi (come Martin Scorsese o Woody Allen) hanno compiuto quando si trattava di portare in scena un pezzo di New York. 

«Nonostante la tragedia sia al centro del film», – continua De Niro – «È stata la mano di Dio trabocca di divertimento. Scene come il pranzo all’aperto della famiglia allargata e la successiva gita in barca sono così affascinanti e divertenti. E mentre la storia centrale riprende le vicende di un giovane strappato dalla sua precaria adolescenza e trascinato verso un’età adulta prematura e scadente, le storie lungo la strada sono davvero preziose». L’attore fa riferimento ad Armà, visto per la prima volta inseguito dalla polizia in mare aperto. Ma anche ad Antonio Capuano, in una delle scene più importanti del film che, è bene ricordarlo, è ambientato sull’isola di Capri carica di mistero, dalla Piazzetta semivuota a una delle grotte illuminate di azzurro. Un incanto che solo il cinema è in grado di restituire al suo pubblico. E De Niro lo sa bene: «Mille Grazie, Paolo!»

Riccardo Lo Re