Hangout Capri

Hangout, a Capri il rivoluzionario pub & cocktail bar  

Marco Soverini e Simone Aversa ci raccontano le ultime novità dell’estate sull’isola di Capri: «La nostra filosofia? È tutta racchiusa nel nostro nome» 

Grandi novità in arrivo sull’isola di Capri, che come ogni stagione sa sempre come rivoluzionare l’esperienza del turista a tutto tondo, a cominciare da quella gastronomica. Hangout pub & cocktail bar di passi in avanti ne ha fatti in questo ultimo periodo, cercando di bilanciare l’inclinazione sempre più accentuata verso i clienti stagionali con la necessità di stabilire una relazione solida e duratura con i residenti dell’isola di Capri per tutto l’anno. Su questo punto Hangout ha investito molto durante l’inverno, con una forza di volontà che ha sin da subito generato un legame profondo e indissolubile con il cliente. 

Marco e Simone, i fondatori di Hangout pub & cocktail bar, non si sono solo fermati alle apparenze. Grazie alla loro inventiva sono riusciti a fare la differenza soprattutto nel servizio di cucina gourmet di alta qualità, che in poco tempo ha trovato la sua dimensione all’interno della vita sociale caprese, come ci hanno raccontato nel dettaglio i fondatori.   

Che cosa vi ha spinti ad aprire un pub sull’isola di Capri?

L’idea di Hangout nasce dalla passione per la ristorazione che condividiamo già dopo le nostre prime esperienze in cucina. Sentivamo però il bisogno di creare un posto alternativo a Capri; un pub gourmet che potesse avvicinarsi anche a una steakhouse di qualità, con una selezione di tagli di carne di prima scelta messi a completa disposizione del cliente.  Il primo passo è stato quello di sviluppare una filosofia che fosse ben definita nel nome, cosicché il pubblico potesse identificare il nostro stile gastronomico. Hangout ha sempre aspirato a diventare uno dei punti di ritrovo per i capresi, che possono trovare il locale aperto anche durante il periodo invernale. Per i turisti si può invece trasformare in una valida alternativa, soprattutto per chi rimane a Capri per parecchi giorni e decide di provare un’esperienza diversa rispetto agli altri ristoranti, scegliendo tra i nostri panini più gettonati. 

Hangout è stato anche un punto di riferimento sull’isola durante l’inverno scorso, essendo stati i primi ad attivare il servizio delivery.

Non è stato semplice, a dire la verità. Le zone pedonali e quelle in salita potevano essere un problema, ma non ci hanno fermato. Ci siamo dovuti reinventare per sostenere la nostra nuova attività, e l’unico modo era quello di rimboccarci le maniche avviando subito il servizio di consegna a domicilio. Essendo stati tra i primi, siamo riusciti a trovare il metodo più efficace per consegnare i nostri piatti in tutta l’isola di Capri. E questo certamente ci ha premiato nel lungo periodo. 

Quanto il vostro stile si rispecchia sull’arredamento del vostro locale?

È stato fondamentale. Per creare un locale alternativo bisognava trovare un carattere che lo rendesse unico a Capri. L’architetto ci ha consigliato lo stile industry, con un look moderno che guardasse anche alle tradizioni come la nostra cucina. L’accoglienza è un elemento centrale di Hangout, e grazie a questo design avveniristico diventa una parte integrante dell’esperienza gastronomica. Quando il cliente si siede a tavola, si deve sentire a casa.

E deve mangiare bene. Il menu è del resto un vostro punto di forza. Ma come selezionate gli ingredienti?

Hangout punta sempre su prodotti freschi e in prevalenza locali. Gli hamburger sono lavorati con molta attenzione dai nostri cuochi, e la stessa cura viene adottata per gli elementi di contorno come i friarielli e pomodori, scelti in base alla loro qualità. Solo così possiamo sperimentare al meglio delle nostre possibilità, dagli arancini, le crocché di patate, fino alla Frittatina alla Nerano. Tutto rigorosamente fatto da noi. 

Il problema sarà trovare la formula giusta ai vostri piatti. Qual è l’approccio creativo di Hangout?

Per trovare gli spunti giusti si cerca sempre di studiare gli ingredienti e le sue possibili combinazioni. Un prodotto dolce si può associare a uno più amaro così da bilanciarne i sapori. Ma alla base ci deve essere una conoscenza approfondita degli ingredienti, che vale sia per i nostri panini che per gli altri piatti presenti nel menu. Come per esempio il pulled chicken, la genovese alla napoletana o la polpetta di chianina al forno con un filo di lardo di colonnata, una ricetta che si può trovare magari in altri locali, ma che non era mai stato pensato di proporlo in un pub.

Hangout non si ferma mai. Quali saranno le novità di quest’anno?

È vero. Ogni stagione rappresenta per noi un banco di prova per migliorare alcune parti del nostro menu. Ci sarà ad esempio un ampio spazio al panino o ad altre prelibatezze della settimana, mentre il menu classico conterà invece 18 panini, lasciando al cliente la possibilità di scegliere tra i nostri prodotti migliori in tutta comodità. Rispetto all’estate scorsa abbiamo capito che possiamo spingerci oltre anche con la carne, avvicinandoci molto di più all’idea di steakhouse. Prenderemo per esempio tagli di carne diversa e un menu di birre che tenga conto delle qualità intrinseche della produzione artigianale italiana ed estera. Il grosso del rinnovamento sarà nella carta dei vini. Quando un cliente sceglie un tipo di carne particolare, deve essere in grado anche di abbinarlo a un certo tipo di vino in modo da valorizzarne il sapore. Un altro aspetto da incentivare sarà la flessibilità stessa del menu, che cambierà a seconda del pranzo o della cena, con la selezione davvero invitante dei nostri migliori panini.

A proposito di panini, quali consiglieresti al pubblico?

Consiglio O’Barbon e A Pret. Il primo è con l’hamburger di Maialino Casertano IGP, e l’altro è con l’hamburger di Scottona, che in questo primo anno sono diventati un must per i nostri clienti. Nel nuovo menu che abbiamo realizzato sarei curioso di vedere come risponde la gente al panino con l’hamburger di Wagyu, che, oltre a essere la carne più pregiata tra i bovini, sarà la vera novità per l’isola. 

Riccardo Lo Re