Herb Ritts

Herb Ritts, il creatore di bellezza

Dall’amicizia con Richard Gere agli scatti alle piú grandi star del mondo, passando per Vogue e il Calendario Pirelli col sole di Capri nel cuore 

Creatore di luce. Fotografo, nato a Los Angeles nel 1952, Herb Ritts ha un’innata capacità di cogliere le categorie più intime dei suoi soggetti, il privilegio di vivere da ragazzo in una villa in puro stile hollywoodiano di fianco a quella di Steve McQueen e di discendere direttamente da una famiglia della ricca industria del mobile. Richard Gere non è ancora famoso quando gode dell’amicizia di Ritts e della sua decapottabile sullo sfondo di foto che consegneranno entrambi alla notorietà. La Buick del giovane americano di buona famiglia fora una gomma e costringe i due amici a un’area di servizio. Ne nasce per un reportage che esalta ispirazione e talento, il fotografo di fronte al performer e la casualità accanto all’incanto, Ritts e Gere, srotolati e onesti, a distanza di due anni, utilizzeranno questo servizio per il lancio del film American Gigolò. La notorietà sembra scegliersi i suoi interpreti.

Dagli esordi alle grandi star

Laurea a New York, Ritts scopre che la luce ha una possibilità d’espressione in grado di cambiare la sua vita. Da un’adolescenza passata a studiare arte, economia e a cercare di farsi notare nel mondo del rock, diventa un collezionista di opere d’arte acquistando numerosi lavori originali di fotografi da lui venerati come Edward WestonMan Ray e Robert Mapplethorpe. Prende lezioni di fotografia, segue corsi serali al Arts Centre College of Design a Pasadena.
Ma poche cose come il suo talento risulteranno il contribuito a costruire e consolidare come mito l’identità del soggetto di una sua fotografia. Da Brook Shield a Madonna e da David Bowie a Ben Affleck.  Poi Mick Jagger e un’incredibile galassia di pop star: Michael Jackson, Mariah Carey, Jennifer Lopez, Britney Spears, Justin Timberlake, o di attori che spaziano tra Tom Cruise, George Clooney, Brad Pitt, Nicole Kidman fino a Sylvester Stallone, Isabella Rossellini, Jack Nicholson. La lista potrebbe continuare per una fotografia caratterizzata da linee pulite e forme dettagliate. La sua macchina fotografica d’elezione è una Reflex medio formato molto usata dai fotografi di moda tra gli anni Ottanta e Novanta, una fotocamera robusta dalla grande versatilità e con un’ottima disponibilità di ottiche: la Mamiya RZ67. Herb Ritts predilige il 100 e il 150 millimetri.

Dalla moda al cinema

Siamo nel 1974 quando, dopo la laurea e la decisione di fare il rappresentante nell’avviatissima azienda di famiglia, un coming out cambia la traiettoria di vita e carriera. Allo scoperto di un’omosessualità dichiarata, il cambio di passo lo fa accedere agli anni Ottanta come riferimento di riviste come Vogue, lavora con Andy Warhol e Franco Zeffirelli. Se c’è una cosa il suo orientamento di genere conferma, nonostante i tentativi di giudizio e quelli di emulazione, è quanto sia ancora difficile, nell’intero Paese, uscire da certi rigidi schemi di rappresentazione. Lui sembra avere il potere di superare con una Reflex la sistemica incapacità di smarcarsi dal mediocre. 

Franca Sozzani, direttrice di Vogue Italia, ha certamente individuato in Herb Ritts quel suo potenziale: stare al passo con i tempi e insieme rivoluzionarli dal di dentro. Lo farà lavorare per la sua rivista tallonato da una nuova leva di talenti come Steven Meisel, Bruce Weber e Peter Lindbergh.  

Sarà grazie a Herb Ritts se l’estetica maschile si libera dai canoni degli anni precedenti, per siglare nuove virilità che, tra edonismo ed erotismo, informano di una più attuale o solo più classica, sensuale ambiguità dell’essere. Bruce Weber e Herb Ritts, quando hanno scelto l’isola di Capri come location per i loro scatti, realizzano immagini omoerotiche e altre in cui l’omosessualità è un gioco di allusioni, codici e allegorie. 

Di fatto, sono molti gli artisti che devono la loro celebrità alle immagini scattate da Ritts, all’uso di luci e ombre strategico che esalta curve e plasticità del corpo. Una grafica quasi surrealista seduce il colosso Pirelli che gli commissiona, nel 1993 e nel 1998, il prestigioso calendario. 

Al culmine della carriera, Ritts muore il 26 dicembre 2012 a cinquant’anni presso l’UCLA Medical Center a Los Angeles: le cause della morte sono complicazioni dovute a una polmonite. Nel suo ultimo set fotografico in California scoppia una violenta tempesta di sabbia che vede ammalarsi molti membri della troupe. I media speculano sul fatto che la malattia sia una conseguenza dell’Aids, circostanza smentita dai familiari; in seguito, si scopre che Ritts ha contratto il virus dell’HIV nel 1989. 

I suoi scatti oggi riportano, nella luce di ribalta che flirta con l’ombra della pandemia, inequivocabile e intatto quel suo parere: «Sto registrando persone.»

Anna Maria Turra