casa rossa anacapri

Da night club a pinacoteca

Solo qui succede che un nightclub diventi un museo. È il caso della Casa Rossa che, secondo l’edizione del 10 agosto 1958 del quotidiano La Stampa, negli anni Cinquanta era un locale notturno. Due giovani turisti tedeschi finirono sotto processo per aver provato a trafugare alcuni cimeli di John Clay MacKowen, lo storico proprietario della torre rosso pompeiano. I fatti. Estate 1958. Due studenti, Gunter e Klaus, si ritrovano rinchiusi in una cella vista mare della prigione caprese. Secondo l’accusa qualche notte prima i due «avrebbero rubato un prezioso frammento archeologico di terracotta dell’epoca tiberiana, riproducente Cupido in arcione su di un ippocampo. Il clamoroso episodio» – scrive La Stampa – «accadde ad Anacapri, nel night club Casa Rossa, com’è chiamata la vecchia torre aragonese… acquistata alla fine del secolo scorso da un colonnello americano.» Si tratta di quel John Clay MacKowen e della sua dimora, oggi divenuta una casa-museo, all’epoca trasformato in un raffinato locale notturno dal nipote della moglie del militare, Armando Maresca. Com’è finita? Processati davanti a un folto pubblico da vari paesi e difesi dall’avvocato Ugo Reiter, i turisti tedeschi furono assolti con formula piena. Volevano semplicemente ammirare meglio l’oggetto alla luce del sole, ma alla vista del Maresca infuriato, se l’erano data a gambe.