È il regista anacaprese della celebre trasmissione tv Il Castello delle Cerimonie e produttore di film documentari come The Rossellinis, candidato a importanti premi
Raffaele Brunetti: sul suo documento d’identità c’è scritto: «nato ad Anacapri.» Una sorta di marchio di fabbrica di cui pochi possono fregiarsi. «All’inizio degli anni Sessanta, mia madre è stata una delle ultime a partorire in casa, proprio in quegli ambienti dove sono cresciuto.» I luoghi sono importanti per mettere a fuoco il carattere di Raffaele Brunetti, regista e produttore di film-documentari e programmi televisivi premiati in tutto il mondo. Con la sua B&B Film ha ideato il seguitissimo docu-reality Il Boss delle Cerimonie, prima serie italiana di reality ad essere trasmessa all’estero. «Da anni vivo lontano dalla mia amata isola – dice Brunetti – ma le rocce e i panorami che mi hanno forgiato rimangono il set privilegiato per alimentare la mia vena artistica.»
È così importante sottolineare la propria identità anacaprese?
«Il dato anagrafico nasce semplicemente perché molti anacapresi vedevano la luce negli ospedali di Napoli o nel presidio di Capri e dunque quello, a differenza di me, è riportato nei loro documenti. Ma l’importanza vera sta nel fatto che in quel preciso contesto sono diventato adulto. In fondo Anacapri ha sempre difeso con orgoglio la sua specificità. In passato c’era addirittura una porta, nei pressi della Scala Fenicia, che separava le due piccole comunità.»
Tentiamo un breve itinerario della memoria.
«I luoghi del cuore ad Anacapri sono quelli della mia infanzia, concentrati essenzialmente tra l’area della Grotta Azzurra e quella del Faro. Sugli scogli di Gradola ci arrivavo da ragazzo attraverso un sentiero per vivere giornate meravigliose e incontrare personaggi ricchi di umanità come l’indimenticato Giovanni Tessitore, noto a tutti come Giovanni di Gradola, gestore di un chioschetto e valente pittore.»

Un paesaggio dell’anima, sempre in bilico tra natura e storia.
«Il passato è proprio dietro ogni angolo, come sul Fortino d’Orrico, a picco sul mare. È un sito che mi è particolarmente caro e dove mi rifugio tutt’oggi volentieri, quando torno dalle mie parti. E poi adoro il centro antico di Anacapri con le bianche case seicentesche di Boffe e le calde atmosfere di piazzetta San Nicola.»
Quando l’isola è diventata il set delle sue produzioni?
«Ho lavorato prevalentemente all’estero, dall’India al Sudamerica, ma in diverse occasioni ho girato sull’isola. Nel 2010, con il documentario L’altra rivoluzione, Gorkij e Lenin a Capri ho avuto addirittura modo di tornare nella villa Pierina, che ospitò il grande scrittore russo, ma negli anni successivi ospitò anche i miei nonni, che da ragazzo andavo a trovare spesso. Ricordo ancora nonno Alfonso, di mestiere guardia penitenziaria, costretto a tenere a bada i numerosi turisti russi che insistevano per visitare la dimora caprese di Gorkij.»
La telecamera può essere anche lo strumento adatto per valorizzare quel notevole patrimonio culturale e naturalistico che non rientra nei consueti percorsi glamour dell’isola di Capri.
«Sicuramente. Con le esplorazioni effettuate per il programma Geo & Geo abbiamo svolto un lavoro di questo tipo. E anche con in una puntata caprese de Il Boss delle Cerimonie abbiamo girato mezza isola e siamo andati in barca in luoghi straordinari. Col sorriso sulle labbra, abbiamo fatto promozione territoriale.»
Marco Molino