La Parisienne, da oltre cent’anni nella piazzetta di Capri, iconico e definitivo, è il pozzo dei desideri di uno shopping tutto italiano eppure così internazionale
«È una moda che nasce negli anni Cinquanta da un bisogno di togliere, di spogliare, di sottrarre orpelli a una tendenza più cittadina e formale» – dice Francesca Settanni, la titolare – «Nascono così, dal pantalone alla pescatora, i Capri pant, su t-shirt con le maniche tre quarti e i sandali rasoterra, infradito che celebrano un bisogno di libertà.»
Dal 1906, unico atelier sull’isola, La Parisienne era riferimento dell’aristocrazia dell’epoca. Col tempo diventa il centro d’interesse di Jaqueline Kennedy: per lei furono creati i Jackie’ O pants, che, ancora oggi, nel mondo si associano alle intramontabili fascinazioni dell’isola di Capri.
«L’imprenditrice con la ‘I’ maiuscola è stata mia madre, Adriana, che fondò un atelier con un profondo concetto di modernità. Ha incrementato la produzione con macchine industriali e avviato a una professione le ragazze dell’isola» – spiega Settanni – «E con tanto di direttore di laboratorio, ha sempre insistito perché le donne potessero continuare a lavorare e di solito ci riusciva, almeno fino al loro matrimonio, alcune fino al primo figlio. Molte delle sue lavoranti si sono, poi, realizzate nel tailor-made e messe in proprio».
Francesca Settanni, le basi di una formazione classica, frequenta l’accademia moda e affronta la specializzazione in America. Con la sorella Luciana – che, come il padre, ha una laurea in architettura – continua a condurre un’impresa che si è fatta largo con prodotti dal marchio Adrian’s Capri esportati in tutto il mondo. Più che sorelle sembrano un sistema: due regine su di un’unica scacchiera che sanno esattamente come spostarsi. Dimostrando l’identica passione della madre per la complessità e come lei un certo sospetto per le semplificazioni.
«Con il ritorno del sartoriale viviamo oggi il nostro nuovo valore aggiunto,» – precisa Francesca – «anche se la globalizzazione ha portato a una standardizzazione, Capri ne è rimasta a suo modo sempre un po’ distante».
E nella piazzetta dell’isola si bisbiglia da almeno un secolo sul fatto che La Parisienne abbia la capacità rara per uno shop, più caratteristica delle canzoni, di riportarti a un mondo e a un’età o di fartela desiderare. Perché è di desideri che si tratta: col suo piccolo laboratorio in-house, La Parisienne ancora produce i famosi pantaloni affusolati su misura e lo fa in tempo reale, continuando a attualizzare quel costume-made in una serie di abbinati in georgette di seta pura o lino; outfit desiderabili quanto accessibili si realizzano come sogni in fibra naturale, si toccano con mano e si avverano una volta indossati.
La nonna Mariuccia apre nel 1906, la mamma Adriana, che ha sempre prodotto esclusivamente sull’isola, dissemina boutique nel mondo. Ha il talento di un’imprenditoria che colonizza sempre nuovi posti nello spazio di mercato che sta tra la Svizzera e Washington, passando da Pitti e, addestrando legioni di ragazzine, collaborerà nel ’67 con la sartoria d’alta moda di Roma Ognibene-Zendnman.
La Parisienne è oggi un must che su Capri propone una moda vacanze colorata e allegra: coordinati con borse, scarpe, pullover in cachemire, per una selezionatissima gamma di aziende di prestigio come Gentry Portofino; l’etichetta Adrian’s Capri, prêt-à-porter di lusso dal 1969, punta di diamante che ha travalicato la notorietà nazionale, si attualizza nel corso degli anni fino ai giorni nostri, diventando semplicemente La Parisienne Couture.
Nel luogo che sa davvero spiazzare per la storia che racconta, si possono scegliere i capi in tessuti stampati a mano di Livio de Simone, l’arrembante stilista che ha trattato i tessuti come opere d’arte, la cui ispirazione ha trovato realizzazione nel talento di Lady Adriana, la donna che sull’isola in molti, tra personaggi più o meno famosi, hanno idolatrato come riferimento di glamour. Sarà anche per il fatto che a 13 anni andava a consegnare i vestiti confezionati dalla madre sarta alle signore dell’aristocrazia caprese o sarà che accontentava clienti come Mona Williams, cui Salvador Dalì consacrò un ritratto e Coco Chanel definì «la donna meglio vestita nel mondo.»
La Parisienne ancora oggi, in una sospensione che è un preciso modo di intendere l’abito e la sua creazione, guidata dalla terza generazione, molto deve ad Adriana Di Fiore, nostra signora dell’industria moda in grado di siglare un made in isola che anticipa la sfida del marchio Made in Italy.
Anna Maria Turra