La regista scelse per alcune scene proprio l’isola di Capri, per poi spostarsi a Napoli insieme alle truppe americane e a uno straordinario Mastroianni
A Liliana Cavani, regista de La pelle, serve davvero poco per contestualizzare l’evento. Il film comincia con una lunga scia di mezzi militari, protetti ai lati dai soldati semplici che proseguono spediti verso la meta. Sono le truppe americane della V° armata giunte in Italia per liberarla dall’occupazione nazista. Le sfumature di verde circondano le pareti rocciose con un tratto vivace e sprintoso, fino a che non si arriva nel cuore di un borgo italiano. Sembra tutto tranquillo, se la colonna sonora non ci tenesse con il fiato sospeso. Chi conosce l’isola di Capri l’avrà già riconosciuta al primo vicolo, ma gli americani non si fidano. I nemici devono essere da qualche parte. Gli alleati cominciano l’assalto alla Piazzetta, chiedendo a gran voce dove sono i crucchi, il nomignolo usato per descrivere i tedeschi. «Ma davvero lì cercate a Capri? A quest’ora saranno a Roma», afferma un cameriere. E allora i fascisti? «Qui sono tutti antifascisti». Come la principessa che lì a poco darà inizio alla festa a suon di musica.
La pelle, il film
Già questa scena da sola contiene tutta una serie di contrasti che di lì a poco si presenteranno lungo La pelle, tratto dall’omonimo romanzo di Malaparte con protagonisti Marcello Mastroianni e Claudia Cardinale. Forse bisogna dire contraddizioni, ma in questo caso il discorso rimane al momento in superficie mostrando una situazione all’apparenza distaccata dalla realtà. Sull’isola di Capri non sembra di essere in guerra. I tavolini della Piazzetta trasmettono già una sensazione che tutto sia finito. Un ottimo pretesto per godersi un meritato relax prima di tornare a casa. L’imbarazzo iniziale delle truppe è comprensibile vista la tensione tipica di un conflitto, come si vede dal gesto goffo di uno dei superiori quando si trova a dover stingere la mano a una donna nobile. Ma in fondo il racconto descritto Liliana Cavani sarà un continuo stravolgimento narrativo e di linguaggi, dove nulla è mai così chiaro come sembra. Lo stesso Curzio Malaparte, interpretato da un grande Mastroianni, era all’inizio un sostenitore del fascismo, per poi cambiare idea diventando capitano dell’esercito. Il personaggio, al contrario degli altri, non ha mai cercato di nascondere la verità sotto l’immagine che intende rappresentare al pubblico. La sua vita l’accettava così com’è, con tutte le sue striature dettate dai suoi errori. La sua villa, non a caso, era la diretta espressione di questo suo conflitto. Una costruzione avanguardista sorretta dalla forza della natura, su quel promontorio che è un quadro vivente.
Compromessi
L’unica soluzione è trovare un compromesso che porti a un equilibrio. Arrivando a Napoli, gli americani dovranno faticare parecchio per cercare di raggiungere il perno, secondo la classica consuetudine che anche i soldati conosceranno durante la permanenza. Non ci sono leggi che tengano di fronte al disordine che la guerra ha portato. Ma un modo per arrangiarsi c’è sempre nonostante tutto, come esprime Liliana Cavani ne La pelle, perché bisogna avere presente la condizione critica dei vinti, la popolazione alle prese con un conflitto socio-economico insostenibile. La morale, tanto difesa dall’aviatrice americana Deborah Wyatt, verrà piano piano minata da una realtà decadente e brutale. Una fotografia di una sconfitta di una Nazione che non troverà pace fino alla fine del film.
Riccardo Lo Re