Il fotografo tedesco tra Capri e la Sicilia i cui scatti hanno fatto storia
Von Gloeden, detto il barone, è il fotografo tedesco che viene descritto come il primo interprete della fotografia omoerotica: trasforma l’immagine del nudo in una poetica che insegue l’idea di divinità. I suoi scatti, profondi e rivoluzionari, cruciali come scavi d’archeologia, ricercano canoni di un mondo ellenico che si infrange su barriere e costiere dell’Italia del sud. E anche se i suoi lavori nascono nella Taormina di inizio secolo sarà certamente Capri a registrare quella sorta di fascinazione che il fotografo Wilhelm von Gloeden sancisce e per certi versi promuove. Come nella memorabile mostra della Fondazione Capri – nel progetto del 2009 in una selezione di Italo Zannier, a Villa Lysis – svela quanto nei rimandi di dettagli come anfore o drappeggi, tipici delle statue greche, il corpo maschile venga reso come essenzialmente divino, asessuato, quasi al di sopra e oltre le caratterizzazioni di genere. La trasgressione si azzera in una sessualità semplicemente consegnata.
Con una serie di elementi costitutivi tipici del paesaggio arcaico e classicheggiante, in uno spazio come il sud di un’Italia che si sta spopolando in cerca d’America, von Gloeden suggerisce quasi una realtà in evoluzione in una forma che Capri, coi suoi tumulti intellettuali, riesce da sempre a restituire intatta. Quasi come se nella fisicità tra giovani uomini, che indagini antropologiche descrivono come una dimensione certamente diffusa, la foto fosse espediente di scanzonata, quasi distratta, testimonianza di costume. Niente di più o di meno della bolla del tempo in cui ci ritroviamo immersi tutti. Sempre.
Sulla celebre isola napoletana nudi, paesaggi e scene di genere di von Gloeden vengono spostati dall’allestimento di Milano in una possente retrospettiva di opere che sembrano dare parola a degli dei, più che a superare antichi tabù, cogliendo l’atmosfera trascorsa e tuttavia impigliata in un intero secolo. Nel sacro gesto della fotografia gli shoot della Villa Lysis inserire link nostro pezzo consegnano un candore che ha escluso lo sguardo di quella falange che, dal di fuori, ricercava un esotismo e commetteva l’errore, tra gli altri, di scambiare l’ambiguità dei giovani nella direzione di un loro orientamento sessuale.
Dalla Sicilia all’isola di Capri si coglie, nel lavoro del barone, come una presa di distanza da tutte quelle classificazioni sommarie che per lo più arrivarono da fuori, da una generazione di intellettuali e turisti stranieri, introducendo proiezioni, paradigmi o conclusioni imprecise. Come Taormina anche Capri, per trasformarsi in una località turistica internazionale, da borgo abitato da pescatori, pastori e contadini ha dovuto forzarsi, interrogarsi, scoprirsi e scendere a patti con la coscienza molto forte della propria storia. La realtà si è via via plasmata per compiacere una forma di turismo straniero aderendo solo strumentalmente a un’esigenza di mercato che sposta alla ricerca dell’elemento tipico, del dato pittoresco; il folklore ha accostato i mezzi ai fini, le trasformazioni si giustificano tra modelli ideali e reali, desiderio e immaginazione compenetrano una spirale dai virtuosismi infiniti. Lo scarto tra la Taormina immortalata e immaginata da von Gloeden e quella reale, è abissale.
In uno scenario segnato da emigrazione e povertà la fotografia diventa il mezzo veloce di fabbricazione di «immagini per il turismo». I ritratti dei personaggi locali posano come divinità ma gli abiti e gli ornamenti tipici parlano, nei giovani delle due isole vicine, dello stesso talento di von Gloeden poggiato con garbo sul destino in una svolta necessaria. Coincidono precisamente col periodo buio della vita del fotografo. È il 1895, il padre perde tutto e il Wilhem-ragazzo si vede costretto a far diventare la sua passione per la fotografia un mestiere vero e proprio per guadagnarsi da vivere. Lo stato sognante dei suoi modelli sovrascrive la traiettoria della vita dell’uomo che dietro l’obiettivo sta ancora crescendo. Il modo rarefatto nelle scene da lui stesso composte, la scelta di luci e filtri esaltano l’istante di una pubertà più che quello di una matura sessualità maschile. Mario Bolognari, autore de I ragazzi di Von Gloeden, dettaglia la gamma di sfumature antropologiche di questa postura artistica che accanto alla luce imprime l’intera idea di un’epoca.
C’è chi ha etichettato von Gloeden come moralmente esecrabile, nello stigma che colpì Oscar Wilde e le sue affezioni, una biografia in cui appare Francesco Raja, uno dei suoi modelli, e Pancrazio Buciunì, il suo maggiordomo. In elargizioni generose dei propri beni il barone paga i collaboratori e dà lavoro agli operai della sua meravigliosa villa. Resta lo spessore di opere e frequentazioni: il pittore Francesco Paolo Michetti con il fotografo taorminese Giovanni Crupi, impressero ai suoi esordi la spinta di un’entusiastica approvazione. Accolto con ospitalità partenopea è tra le affinità elettive di Gabriele D’Annunzio, Matilde Serao, Costantino Barbella che ha disinnescato l’oscenità con l’ambivalenza nel meglio dei suoi scatti.
Anna Maria Turra