Maria Antonietta

Leggere la storia tra le righe

Le corrispondenze tra Hans Axel von Fersen e Maria Antonietta in uno dei periodi di svolta della storia moderna

Quando si pensa alla storia, spesso si commette lo stesso errore: a cosa serve guardare indietro se tutto è già scritto nero su bianco. In realtà non è così. Le cause, le date e gli esiti di un conflitto sono più o meno riconducibili a qualcosa di oggettivo. Ma sono certi fatti, visibili solo con la lente (o nel caso di questa scoperta, con i raggi x), a rendere la storia in costante movimento, anche se quel piccolo passo in avanti risulta impercettibile. Basta prendere il caso di Hans Axel von Fersen, il parente più illustre del Barone Fersen, legato indissolubilmente alla storia dell’isola di Capri, e Maria Antonietta, la regina di Francia. Due figure divise per varie ragioni (non solo geografiche), ma molto legate a giudicare dagli scambi epistolari che sono sin qui emersi, analizzati da diversi studiosi per cercare di riportare alla luce quelle parole che erano state ricoperte d’inchiostro.

I fatti

Come riporta il The New York Times, le lettere risalgono al periodo tra il 1791 e il 1792. La sovrana francese non godeva di grande popolarità all’epoca. La rivoluzione francese era appena scoppiata e, in quegli anni, fu posta sotto stretta sorveglianza a seguito di un tentativo di fuga fallito. Isolata da tutti, l’unico modo per mantenersi in contatto con qualcuno era l’inchiostro. Così cominciò a scrivere delle lettere a Hans Axel von Fersen, conosciuto in occasione di un ballo in maschera e che era solito frequentare Versailles. Il conte svedese, presunto amante di Maria Antonietta, fu antenato, dal lato paterno di Jacques d’Adelswärd Fersen, l’eclettico dandy che scelse Capri e vi costruì la sua dimora consacrata all’amore e al dolore. Della storia tra Fersen e la regina non tutto andò perduto e il merito fu tutto del conte, che ricopiò quelle pagine, ora custodite in un archivio in Francia. In alcune di queste lettere si possono vedere dei segni seri di censura, per cancellare quei passaggi che avrebbero potuto compromettere, in qualche modo, sia una che l’altra parte. 

Hans Axel von Fersen

Chi è stato?

Dietro a quelle linee si sono costruite molte teorie, tra cui quella della possibile relazione tra questi due personaggi. Proprio per questo, molti sospettarono che fu il Barone R.M. de Klinckowström a manomettere alcune di queste pagine, tenute ben strette dalla famiglia fino al 1877. Dopodiché, una volta rese pubbliche, alcuni storici ritennero possibile che fosse lui l’artefice della censura. Un modo per mantenere l’integrità della famiglia. Come ogni ipotesi va dimostrata. Vale sia per l’identità del censore, che per quella che per molti fu una vera e propria relazione clandestina. Per questo dal 2014 l’Archivio Nazionale ha deciso di offrire a Anne Michelin, assistente del Muséum National d’Histoire Naturelle, la possibilità di trovare una risposta a questi due quesiti. 

La ricerca

Gli studiosi hanno utilizzato due diversi strumenti – la tomografia computerizzata e i raggi x – per recuperare quella parte del testo coperto dall’inchiostro. Il giusto compromesso per non manomettere il reperto e, allo stesso tempo, riportare a galla un pezzo importante della storia moderna. Va detto che all’inizio non fu affatto semplice dal momento che il censore aveva usato lo stesso tipo di inchiostro nella fase di scrittura. Non essendoci il giusto contrasto per separare i due elementi, i ricercatori hanno trovato un’alternativa che ha restituito i risultati sperati. Con la spettroscopia a raggi X sono riusciti a fare passi da giganti trovando anche le più piccole differenze utili a isolare i due tipi di inchiostro. 

villa lysis

Il risultato 

Una delle scoperte che di fatto ribaltano le ipotesi iniziali è che potrebbe essere stato lo stesso Hans Axel von Fersen a rimuovere alcuni passaggi delle lettere. La ragione è dovuta proprio al tipo d’inchiostro usato a partire dal 1791, lo stesso per la stesura e per la correzione finale. In una, si legge nella ricerca, si può vedere come abbia aggiunto un testo sopra la linea per garantire che fosse ancora comprensibile e che venisse compromessa da altri per ragioni politiche. Da «la lettera del 28 mi ha reso felice» si passa a un più freddo «la lettera del 28 mi è arrivata». Un piccolo cambiamento che cerca di tutelare se stesso, la propria famiglia e le persone più care. 

E qui si arriva all’altro altra grande questione: la storia d’amore tra i due. In questo caso, sono poche le certezze. Perché se è vero che sono state trovate parole di affetto come «amato, tenero amico o perdutamente», non è sufficiente a stabilire se in effetti una relazione c’è stata tra i due. Lo spiegano direttamente gli studiosi alla fine della ricerca, sottolineando come sia difficile, anche leggendo sotto le righe, stabilire una verità storica accertata. «Ma per lo storico» – citando il testo – «questa corrispondenza rimane una preziosa testimonianza di un tempo travagliato e del modo in cui i tragici eventi politici (la rivoluzione francese) possono incidere sulla il trasformazione delle emozioni, visibili in questi scritti e sulle correzioni.» Di fronte al crollo del «vecchio mondo», esprimersi resta l’unica cosa che conta.

Riccardo Lo Re

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