Gli studi di Felice Senatore sulla storia e l’origine di Masgaba, considerato il fondatore dell’isola dallo stesso imperatore Augusto
L’isola di Capri è un continuo gioco di chiari e scuri e di contrasti. Un insieme perfetto che unisce le meraviglie del passato con i racconti del presente. Eppure, ancora oggi non si riesce a trovare il giusto incastro tra i vari elementi, soprattutto se si parla della storia antica di Capri. Qualche passo in avanti c’è stato, è vero. Ma i segreti sono talmente nascosti nel buio da impedire alla luce di filtrare. Come quelli che circondano la figura di Masgaba, il fondatore di Capri secondo le parole di Augusto, riportate da Svetonio nella Vita di Augusto.
Felice Senatore cerca quantomeno di mettere in ordine tra le varie teorie che circondano una delle figure più affascinanti (e misteriose) che abbiano calcato la terra delle sirene. L’imperatore, racconta Svetonio, nel 14 d.C aveva scelto l’isola di Capri per il suo breve ritiro di quattro giorni, in attesa di riprendere la sua attività di governo a Roma. E parlando di Augusto sottolinea di come era solito definirla una città dedita all’ozio, usando un termine ben preciso: Apragopolis. Una parola che anche ancora oggi non ha trovato la sua identità nel Golfo di Napoli.

Masgaba, il suo ruolo a Capri
In uno di questi passaggi si parla inoltre di Masgaba, un personaggio che, dalla Numidia, era divenuto centrale per Augusto. Masgaba veniva chiamato non a caso il fondatore (ktistes), con un ruolo di fondamentale importanza qui a Capri. Era il procurator, colui che amministrava l’isola per l’imperatore, una funzione di grande responsabilità essendo stata una delle proprietà di maggior rilievo ottenuta da Augusto. Questa sua capacità di gestione e di governo lo portò a distinguersi dagli altri membri della cerchia augustea (comitatus), troppo impegnati forse a vivere con leggerezza nell’Apragopolis. E questo certamente incise quando, a seguito della sua morte avvenuta un anno prima, ci fu un rito in suo onore, con «una grande folla munita di fiaccole che si recava ad onorare proprio la tomba di Masgaba». Da quei frammenti scritti da Svetonio nacquero diverse interpretazioni. Il primo dubbio fu sull’origine dell’Apragopolis, una ricerca che tuttora non ha dato alcuna risposta precisa. L’altro riguardò, di conseguenza, la posizione della tomba di Masgaba, che cambiava a seconda delle varie teorie messe in campo dagli storici.

Dov’è l’Apragopolis
Come ogni ricerca, bisogna sempre partire dall’inizio. E quell’inizio ha una parola precisa, la declinazione latina della parola Capreae. Da qui si sono aperte due strade. Il dativo Capreis spingeva a cercare altrove: un’isola che non c’è o che si trovava nei suoi dintorni. L’accusativo Capreas riconduceva tutto dentro i suoi confini, concentrando la ricerca nelle aree interne capresi.
Il bello della verità è che non è mai semplice. È piena di sfumature, contrasti, che nel caso di questi studi incrementano quel chiaro scuro citato all’inizio. C’è chi ha pensato, come Giacomo Martorelli, che questo luogo altro non fosse che «un’isola scomparsa a causa di un terremoto». Oppure chi, come Carlo Gastone Della Torre di Rezzonico o Paolino Mingazzini, ritenne che quella città si trovasse nel Gallo Lungo, la più grande delle tre isole de Li Galli. L’ultima delle ipotesi riguardò, infine, lo scoglio del Monacone, appena dietro i Faraglioni e ben visibile come afferma Rosario Mangoni dalla «soprastante villa di Tragara».
Ogni ipotesi aveva le sue contraddizioni. Imprecisioni più volte marcate dagli altri studiosi intenti a smontarle sin dalle radici. Per questo si è cercato di andare oltre il significato letterale di Svetonio, cominciando a cercare una soluzione dentro i suoi confini. Si partì dalla «conformazione geologica dell’isola di Capri» che dava l’impressione dell’esistenza di due anime ben distinte. Karl Julius Beloch riteneva che Anacapri avesse le caratteristiche giuste per rientrare nella definizione di Apragopolis. Un’idea che non nasconde il suo fascino, ma che parte dal presupposto che Svetonio abbia in realtà commesso un errore grammaticale o pensato che fossero davvero due isole separate. Difficile, giudicando il nome dell’autore. E lo stesso si può dire con il termine insula come di un isolato, un aggregato di case vicino alla villa di Augusto. In questo caso la tomba di Masgaba sarebbe stato «visibile sia dalla villa del Castiglione che dalla villa di S. Michele», ma l’ipotesi di Matteo Della Corte fu subito smontata sul nascere, al pari di quella Bacchisio Raimondo Motzo sulla penisola di Punta Tragara.

La Tomba di Masgaba a Capri
È un labirinto, se questo non si è capito. E come tale, si rischia sempre di perdersi e di trovarsi al punto di partenza. Di fatto questo è avvenuto, ma con un’unica certezza che sembra mettere d’accordo la maggioranza degli storici: l’Apragopolis non era altro che l’isola di Capri. L’interpretazione che resta al momento la più accreditata è di Lieven van der Beken e Jacques Philippe D’Orville, che cercarono di cambiare prospettiva per avvalorare la loro tesi. Augusto, secondo gli storici, non si trovava a Capri quando parlava del dolce far niente, bensì a Sorrento. D’Orville, in particolare, sostenne che l’imperatore ebbe l’occasione di osservare la tomba di Masgaba «sul litorale di Capri», dato che «i sepolcri potevano essere collocati non lontano dal mare». Questo, però, non si traduce in una collocazione geografica ben definita, ma Felice Senatore vuole quantomeno provarci, grazie a un’ultima tesi: lo studio di Luca Di Franco su Villa di Palazzo a Mare. Che sia proprio qui, a Marina Grande, il luogo dove è avvenuto il rito? E se sì, dove si trova la la Tomba di Masgaba? Al tempo l’ardua sentenza.
Riccardo Lo Re
Fonte e citazioni: Oebalus, studi sulla Campania nell’antichità, Felice Senatore, Masgaba «il fondatore»: questioni topografiche capresi
Credits Costantino Esposito
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