salto tiberio capri

Giù nemici e amanti!

Tiberio soggiornò sull’isola di Capri dal 27 al 37 d.C. circondandosi delle più grandi bellezze naturali dell’isola e governando l’impero dalla sommità del monte che porta il suo nome. 

La leggenda narra che l’imperatore era solito far gettare dalle guardie nemici, schiavi, amanti e anche condannati a morte in uno strapiombo situato nei pressi di Villa Jovis. Ad attendere le sue vittime, una flotta di navi con soldati pronti a dar loro il colpo di grazia. 

«Da qui secondo Svetonio e Tacito, l’imperatore avrebbe fatto precipitare le sue vittime dopo averle fatte seviziare mentre nel sottostante mare erano ad attenderle dei soldati in barca per infliggere loro il colpo mortale», scrive Salvatore Borà nel suo libro dedicato agli itinerari storici dell’isola di Capri. Così, il precipizio a picco sul mare, posizionato sul versante nord-orientale dell’isola azzurra e alto all’incirca 297 metri, prese il nome di Salto di Tiberio. A difesa del governatore romano, però, c’è da dire che alcuni hanno contestato questa tesi, sottolineando che un corpo lanciato da un’altezza di quasi trecento metri non arriverebbe mai in mare, ma si schianterebbe sulle rocce durante il volo. 

Augusto Cattaneo

Credit: Costantino Esposito